Un aggettivo per il nuovo romanzo di Nino G. D'Attis? Frammentato.
Mostri per le masse, uscito in settembre per Le Farfalle di Marsilio, è il secondo lavoro dell'autore, dalle forti tinte scure.
L'ispettore Graziano Vignola si trova a indagare su una serie di efferati delitti che insanguina Roma. Forse l'indagine è riconducibile alle sette sataniche, forse la studentessa uccisa aveva qualche legame con personaggi ambiguie e pericolosi.
Se a tutto questo si aggiungono i fantasmi di un passato inquietante e oscuro, i ricordi ambigui di un rappresentante della legge fuori dalle righe, le indagini condotte secondo canoni non proprio ortodossi, si ottiene un romanzo che avrebbe tutti gli elementi per essere un noir forte e denso.
Perchè frammentato dunque? Perchè l'autore nella costruzione della trama adotta una strategia molto forte e di difficile gestione. Lo stile è molto spezzato, franto, rapido, il fraseggio è breve e sincopato. Allo stesso modo i capitoli sono brevi e dinamici e si susseguono su piani differenti. Cosa c'è che non va in tutto questo? Che l'autore fatica a gestire il ritmo incalzante e, nella serrata successione di pensieri e capitoli, spesso mette troppa carne al fuoco, lasciando parecchi elementi sottointesi e non tirando le fila.
Il lettore si trova perciò davanti a tanti elementi non collocati, di cui non viene fornita una chiave di lettura. Troppi interrogativi restano senza soluzione, in un finale affrettato e piuttosto banale.
L'impressione generale è che manchino alcuni snodi fondamentali della storia e la sensazione è quella di alzarsi da tavola avendo ancora appetito.
Nel complesso il romanzo si basa su un'idea coraggiosa e forte, che obiettivamente, però, non ha trovato il suo compimento in questa resa e che avrebbe avuto bisogno di una gestione più solida e decisa da parte dell'autore.
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