Fiorentino classe 1973, Daniele Favilli è uno degli attori italiani più attivi.
Da quando a cinque anni ha recitato per la prima volta davanti alla maestra e ai compagni di scuola, nonostante una laurea in psicologia all’Università di Bologna con una tesi sull’omicidio, ha interamente dedicato la sua vita a cinema e teatro.
Dopo aver frequentato un corso per attori diretto da Orazio Costa Giovangigli, essersi diplomato all’accademia d’Arte Drammatica Silvio D’Amico di Roma, aver lavorato con importanti registi cinematografici italiani come Ugo Gregoretti ed essere stato scritturato dalla BBC dove ha girato in inglese docu –fiction, documentari interpretati da attori, Daniele ha recitato in importanti rappresentazioni teatrali, aprendo tra l’altro la Biennale di Venezia nel 2005 con un monologo interamente in inglese intitolato “Physical Interrogation Techniques”, di C.M. Von Hausswolff.
Attore versatile che interpreta personaggi ambigui e conturbanti alla Johnny Depp, noto al grande pubblico per la sua partecipazione a film internazionali come “Oliviero Rising” con Vincent Gallo e a fiction televisive, è il Federico Reali di “Un Posto al Sole” su Rai 3. Dopo aver colpito nel segno con la sua efficace interpretazione dell’odioso seppur affascinante manager nella soap opera partenopea, Daniele sarà protagonista tra Los Angeles e Londra di una produzione cinematografica anglo–americana dal titolo “WACKED”, in preparazione in autunno.
A Marzo 2008, dopo soli 15 giorni di permanenza a Los Angeles era già stato scelto per un altro progetto al fianco di importanti attori americani come Treva Etienne (Pirati dei Caraibi, Black Hawk Down) e Lennie James (The Snatch).
In questa pellicola, stile Snatch-Pulp Fiction, dall’enigmatico titolo: “TIC” dà il volto a Sal, ancora una volta un personaggio malvagio sopra le righe e più che mai fuori di testa.
Daniele Favilli oltre ad essere attore affermato è anche autore di soggetti cinematografici e televisivi.
Ha da poco depositato il format di una nuova serie televisiva che mescola arte, mistero e giallo: si chiama “Golconda” ed è ambientata in un’Italia che non è più soltanto spaghetti, mafia e pizza margherita.
“In Italia c’è il 70% del patrimonio artistico mondiale, un patrimonio che ci invidiano in tutto il mondo, pieno di fascino e di mistero, e che andrebbe valorizzato!” sostiene giustamente lui.
Ha inoltre creato una webTV che da settembre 2008 trametterà in streaming soltanto cinema indipendente.
Per i curiosi l’indirizzo è www.filmakers.tv.
Appassionato da sempre di musica suona la chitarra e canta.
Daniele Favilli ha voluto rispondere ad alcune domande che gli ho posto.
Quindi senza indugiare oltre lascio a lui la parola.
Per i lettori che ancora non ti conoscono, pochi in verità, potresti presentarti in due parole?
Sono nato il 21 luglio 1973. Sono quindi una cuspide tra i segni del CANCRO e del LEONE. Da una parte ho la sensibilità e la dolcezza del cancro e dall’altra la determinazione e l’istrionismo del leone. Può sembrare molto affascinante e romantico, in realtà è un continuo conflitto interiore: quasi una forma di bipolarismo. A volte sono a mille, a volte mi sento veramente depresso. Bè, mi rispecchia abbastanza.
Sono innamorato della vita e delle sue mille avventure. Credo che il sentimento migliore nella vita sia l’entusiasmo. Adoro recitare perché offre la possibilità di vivere veramente mille vite.
Ho sempre ammirato i personaggi della mia famiglia, soprattutto i miei genitori che stanno insieme da una vita. Ho due fratelli: uno più grande e uno più piccolo di me. Quando ero piccolo li coinvolgevo nelle mie regie di balletti e spettacoli di burattini da fare a papà e mamma.
Amo la mia famiglia: credo che ognuno, con tutti i suoi difetti, sia un personaggio affascinante e gentile. Sono proprio forti.
Ho avuto storie d’amore con donne di vari tipi e mi innamoro sempre alla follia. Le mie storie sono sempre state piene di passione. Nei baci e nei litigi. Potessi, vorrei amare tutte le donne perché ogni donna ha qualcosa che mi stupisce e mi affascina e mi è successo tante volte di innamorarmi perché mi colpiva il taglio degli occhi o la forma di una spalla o una situazione vissuta insieme. Sono un romantico perso, lo so...
Mi sento a casa a Firenze (dove sono nato), Londra e San Francisco ma non ho visto tutte le città del mondo...per ora.
I miei attori preferiti sono Jack Nicholson e Johnny Depp. Le mie attrici Judy Dench, Sigourney Weaver in Alien, Winona Ryder e Nicole Kidman.
Mi sento un artista eclettico, se dovessi dare una definizione di me in due parole.
Una volta, per fare un provino per una importante produzione inglese, mi sono finto inglese di Canterbury e mi sono presentato con il mio nome tradotto in inglese: “Hi, I’m Daniel Sparks”.
Mi hanno preso!
Nonostante una laurea in psicologia hai deciso, con ottimi risultati, di dedicarti alla recitazione.
Perchè?
Credo di aver studiato perché in famiglia mia tutti hanno seguito una carriera accademica: mio padre è stato professore universitario e mia madre professoressa alle scuole medie, mio fratello maggiore Luca ingegnere e mio fratello minore Filippo, naturalista. Io però sono il primo dei fratelli che si è laureato. Ho fatto una tesi sull’omicidio. E credo di aver studiato psicologia per cercare di capire gli altri e me stesso. Non ci sono riuscito fino in fondo ma ci sto ancora, comunque, provando...
Mi piace molto lo studio della psicologia ma non la professione di psicologo. Mi piace lo studio della psicologia per capire il personaggio.
E poi ho lasciato la psicologia quando ho capito che come psicologo avrei agito da “spettatore delle vite altrui” mentre come attore sarei stato “protagonista non solo della mia vita mia ma anche di altre”.
E poi sono troppo vanitoso per rinunciare all’applauso o ai complimenti e mi impegno per meritarli.
Hai lavorato per grandi registi cinematografici, uno su tutti Ugo Gregoretti, e teatrali italiani e stranieri. Hai fondato una compagnia shakespeariana, sei stato scritturato dalla BBC dove hai interpretato documentari. Sei stato nel cast di fiction televisive e di grandi produzioni estere.
Che differenze hai trovato tra questi linguaggi e queste realtà così diverse?
Il teatro, soprattutto quando reciti Shakespeare con registi che ti fanno amare quello che fai, come Andrea Elodie Moretti, un regista molto sottovalutato, è una botta di adrenalina che dura due ore e quando esci per gli applausi credi di stare per avere un orgasmo. Quando ho interpretato Macbeth nell’omonima tragedia di Shakespeare con regia di Andrea Elodie Moretti, ho dato lacrime, sudore e sangue, mi sono quasi spezzato un braccio in scena colpendo violentemente il palco e avevo una specie di ferita alla testa che non si rimarginava mai perché continuavo a rifarmela ogni sera...ma quando uscivo per gli applausi la gente mi investiva con un calore e un entusiasmo che avrei potuto morire lì in quel momento e anche ora che ne parlo ho i brividi. Erano produzioni veramente molto belle e spettacolari (vedi il promo su www.youtube.com/danielefavilli, la clip si chiama “Teatro Sottratto”).
Lavorare con produzioni estere è sempre una bella esperienza perché incontri modi diversi di intendere la professione e l’arte. Quando ho lavorato con la BBC mi sono stupito della precisione mista alla semplicità con cui lavorano.
Lavorare a Hollywood è l’esperienza migliore: in qualche modo riescono sempre a stupirti e non hanno interesse a sapere chi sei ma che cosa sai fare. Quando ho fatto il provino per TIC ero arrivato a Los Angeles da due settimane e, solo per l’audizione che ho dato, mi hanno offerto un ruolo da co-protagonista cambiando il personaggio da Messicano a Italo-americano per renderlo più giusto per me.
Amo il set…forse anche più del palco.
Parli di linguaggi e mi viene in mente chi parla di “attore di cinema” e “attore di teatro”. Io credo che l’attore sia attore e basta: affascina e comunica, regala sentimenti e tocca l’empatia del pubblico. La differenza tra teatro e cinema sta solo nel mezzo a disposizione dell’attore per fare quello che deve fare. L’attore deve sapere che in Teatro deve in qualche modo “andare a raggiungere” il pubblico, mentre in Cinema è il pubblico che attraverso la telecamera “viene a raggiungere” l’attore. Poi si imparano le tecniche. Che bellezza!
È di poco tempo fa la notizia che hai girato a Los Angeles un film da coprotagonista al fianco di importanti attori americani come Treva Etienne (The Snatch) e Lennie James (Pirati dei Caraibi, Black Hawk Down) dando il volto al personaggio del malvagio Sal.
Puoi parlarci più diffusamente di questo film e raccontarci come sei stato contattato e le tue impressioni sul modo e sul mondo di fare cinema americano?
Semplicemente sono stato scelto dopo aver sostenuto un provino. Mi hanno chiamato per un piccolo ruolo (crack-dealer, spacciatore di crack) e nella mia scena mi dovevo disperare e dire solo “no, no, no! come on man, no!” perché uno dei protagonisti buttava via la droga che avevo in casa. Però devo aver colpito il regista con tutti quei “no, no” perché mi ha detto di provare a dare l’audizione per SAL (che invece è un co-protagonista: è il personaggio che nell’economia della storia determina che tutto il piano portato avanti dai protagonisti vada un po’ a farsi friggere). Ho studiato il monologo (in inglese, ovviamente) direttamente negli uffici della produzione e sono rientrato nella stanza del provino. Li ho fatti secchi! Ora, non lo dico per “spararmi le pose”, davvero, sono stato proprio bravo. Pensa che il produttore Brian Novak mi ha scritto una lettera di referenze in cui scrive che la mia interpretazione è stata una delle migliori che abbia mai visto! È stato bello. Abbiamo lavorato veramente bene insieme. Sono contento. La sceneggiatura è molto intrigante e ho potuto lavorare con attori come Lennie James e Treva Etienne che hanno partecipato a film molto importanti e sono dei grandissimi professionisti. Umili, gentili ma intensi nelle loro performance. Pensa che Treva Etienne è nato il mio stesso giorno! Quando ce ne siamo accorti non potevamo credere alla cooincidenza…
E poi, nessuno sul set creava problemi, c’era una grande attenzione verso gli attori e tutti, anche quando giravamo tutta la notte, ti sorridevano e ti ringraziavano per il contributo che avevi dato al film. Un sogno. E per di più mi hanno dato un personaggio fortissimo. SAL è un contabile di un grosso boss della malavita di Los Angeles, deve avere a che fare con l’amante del boss e accontentarla in tutti i suoi capricci. Da sei anni lavora come un matto, è stressato e si fa di cocaina per reggere il ritmo. Purtroppo la cocaina costa tanto e Sal decide quindi di rapinare il suo stesso boss proprio la notte che anche altri hanno preso la stessa decisione...
Dal perfido Federico Reali di “Un posto al sole” a Sal, di nuovo un personaggio sopra le righe e più che mai fuori di testa della pellicola americana stile Snatch-Pulp fiction dall’enigmatico titolo: “TIC”.
Perchè la scelta di interpretare ruoli di personaggi malvagi?
I personaggi malvagi sono secondo me quelli più affascinanti perché hanno una libertà che i “buoni” non possono permettersi. Per questo li adoro e quando me li offrono sono contento. Inoltre permettono di fare un po’ di turismo negli angoli oscuri della propria anima e buttare fuori un po’ di schifezze. In un certo senso, più è bastardo e schifoso il mio personaggio sullo schermo, più sono pulito io dopo.
Quanto di te c’è in questi personaggi? Sei davvero cattivo o ti disegnano così?
Per fortuna mi disegnano così! È ovvio che, come dice Gloria Gifford, la mia coach a Los Angeles, “You are stuck with the character and the character is stuck with you” cioè, se non hai almeno un po’ di quello che il personaggio richiede, non riuscirai mai ad interpretarlo e quindi forse sono un po’ carognetta, però io sono proprio una personcina carina, davvero. Anzi sono contento di sembrare così bastardo perché, evidentemente, sono bravo!
Hai scritto una nuova serie televisiva, che presto sarà sui piccoli schermi della penisola, che mescola arte, mistero e giallo: si chiama “Golconda” ed è ambientata in un’Italia che non è più soltanto spaghetti, mafia e pizza margherita.
Nei limiti di ciò che si può rivelare ce ne puoi parlare?
È top secret perché sono in trattativa con produzioni veramente grosse a Los Angeles e qua in Italia. Posso dirti che sarà una saga che ispirerà anche una serie di romanzi, “Cronache di Golconda”, e forse un gioco di ruolo. Il tutto verterà su un intreccio assai complesso che coprirà quasi 5 secoli di avventure in cui si muoveranno personaggi con un potere particolarissimo che li rende molto speciali…
Posso inoltre dirti che l’ho scritta perché avrei voluto vedere qualcosa ambientato in Italia che mi mostrasse quanto siamo e possiamo essere fighi in questo paese e volevo qualcosa di nuovo, che non fosse il solito format copiato dall’estero. Alla fine mi è venuta questa idea favolosa che è cresciuta sempre di più e alla fine sono contento di essermi accontentato. Inizialmente volevo scrivere un film ma poi c’era troppo materiale di cui parlare ed è diventata una serie…
Con tutto questo super lavoro come vivi la popolarità che ti deriva dall’essere attore a questi livelli?
Bé, oltre ai progetti citati, tanto per non farmi mancare niente, ho anche creato una web-TV per la distribuzione di cinema indipendente. Assieme a due soci, Nello Ferrara, che è l’ideatore del progetto, e Andrea Palomba, che cura la parte redazionale di Filmakers’TV (così si chiama ed è visibile al sito www.filmakers.tv ), abbiamo il desiderio di dare visibilità a tutto quel cinema che non trova mai distribuzione: cortometraggi, mediometraggi e lungometraggi che si potrebbero vedere magari solo in qualche festival. Basta registrarsi gratuitamente e inviare il proprio film…la programmazione è 24 ore su 24 costituita solo dai film inviati dagli utenti…i film vengono trasmessi in streaming oppure possono essere visionati tramite l’archivio on-demand. All’interno del sito esiste inoltre una specie di “MySpace” in cui gli utenti hanno la loro pagina professionale attraverso la quale farsi promozione ed eventualmente incontrarsi. È un sito molto semplice da usare che speriamo diventi un grande strumento per i nostri utenti.
Per quanto riguarda la popolarità, è una cosa veramente divertente e piacevole. Le persone che ti fermano per strada, ti riconoscono e ti fanno i complimenti sono un po’ come gli applausi che hai in teatro ma che in TV e sul set spesso mancano. A volte addirittura ci si affeziona all’essere riconosciuti e se non succede, ti manca…siamo strani o no?!
Comunque se potessi scegliere, per il futuro, preferirei meno popolarità e ancora di più lavoro in giro per il mondo. Adesso devo solo imparare il francese perché un mio obiettivo è quello di vivere un annetto a Parigi e magari lavorare là…
Passando dall'altra parte della barricata. Hai ancora tempo per fare lo spettatore? In caso affermativo che tipo di film, fiction o spettacoli teatrali guardi?
Per fortuna riesco ancora ad essere uno spettatore ancora molto assiduo. Mi piacciono le serie televisive americane che inventano nuovi linguaggi e si pongono obiettivi rischiosi. Heroes, Lost e anche New Amsterdam (una serie inedita in Italia su un immortale che cerca la sua amata nel corso dei secoli) sono tutti prodotti che mi affascinano. Vado un sacco al cinema quando posso. Per me il cinema è il sogno, la possibilità di andare in altri mondi e esplorare la fantasia. Quando la luce si spegne in sala, io torno bambino e mi emoziono perché può succedere qualsiasi cosa in quel grande mondo di fantasia sullo schermo Sono attore perché ero affascinato e risucchiato dalla magia del grande schermo ed è vedendo i film al cinema che ho iniziato a desiderare di farli. Ho visto l’ultimo Batman ed ho amato la performance di Heath Ledger nel ruolo del Joker: bravissimo e carismatico!
In generale mi piacciono molto i film di Christopher Nolan, anche il precedente “The Prestige” secondo me è una vera perla di sceneggiatura, regia e recitazione: appassionante! Mi piace moltissimo David Fincher, anche se i suoi Panic Room e Zodiac mi hanno un po’ annoiato…
Credo di amare quei film, spesso di genere, in cui i personaggi si spingono fino a situazioni estreme per le proprie passioni od ossessioni; oppure quei film in cui l’intreccio è talmente ben congegnato che ti sorprende e ti emoziona davvero. Tipo il magistrale ribaltamento operato ne “Il Sesto Senso” (non dirlo mai a chi non lo ha visto!!!). Mi piacciono poi i film italiani di registi come De Sica (Vittorio) e Fellini e attori meravigliosi come Mastroianni. Aveva una grande passione quando recitava…proprio come me.
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