Il Male. Esercizi di pittura crudele è il titolo dell'esposizione che presso la Palazzina di Caccia di Stupinigi, nelle immediate vicinanze di Torino. Il curatore, Vittorio Sgarbi, commenta così: "I primi dieci anni di un secolo ne contengono i germi futuri. Ogni epoca si esprime con una specie di sigla di ingresso e quella del nostro millennio è rappresentata dal crollo delle due torri, una catastrofe, una distruzione. Per questo ho deciso di dedicare una mostra al Male".
Per diverse ragioni si tratta di un evento notevole e unico: sono esposte oltre 350 opere – di cui circa 250 di pittura, da Beato Angelico a grandi nomi del Novecento come Balthus e Schiele sino ai contemporanei come Music e Kokocinski e un centinaio nelle sezioni collaterali di fotografia e fumetto - che testimoniano la presenza nell’arte europea del Male in tutte le sue diverse manifestazioni: come dolore fisico, quotidiano o straordinario qual è quello dei martirii e delle uccisioni sadiche; come mistero, nelle sue manifestazioni mostruose o legate a un destino di morte; come peccato, in una religiosa prospettiva di punizione ed espiazione. Una sezione particolare è destinata al concetto del Male come tratto fisiognomico in una galleria di ritratti di personaggi malvagi, sfigurati, deformi, condannati a morte o dalla damnatio memoriae.
La rappresentazione del male è sempre inquietante. Ne fanno prova i graffi sulle predelle scorticate dalle mani dei fedeli nelle chiese, che in epoche più oscure e istintive tentavano di cancellare la presenza del maligno e l’elemento demoniaco. È da questo sentimento che muove l’idea della mostra che attraverso i secoli cerca nella pittura il lato negativo e devastato dell’animo umano, le tracce esplicite o inconsce lasciate da crudeltà, sadismo, paura, invidia, vendetta, angoscia.
Dal Male come categoria religiosa legata al concetto del peccato e della punizione, dalle figurazioni medioevali che suggestionavano e impaurivano il devoto, fino alle angosce dell’uomo contemporaneo, la via percorsa è lunghissima e l’obiettivo di questa mostra è di darne una vasta rappresentazione. Il percorso si snoda attraverso le figure di demoni e mostri dell’immaginario carnale medioevale, percorre le strade delle contraddizioni dell’individuo e del senso della morte e della caducità della vita espressa nelle teste mozze delle Vanitas; racconta le efferatezze dei carnefici che strappano pelle, denti, occhi e seni a sante e martiri della fede, espone il tormento interiore del dolore psicologico. L'esposizione, promossa dalla Città di Torino e dalla Fondazione Torino Musei, coordinata da Gilberto Algranti, sarà visitabile fino al 26 giugno 2005, tutti i giorni dalle 9.00 alle 19.00 (giovedì sino alle 22,00 e domenica alle 20,00) con chiusura il lunedì.
Infoline: 02 33020066.
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