Il principe Nuada, dopo aver ucciso suo padre artefice di una duratura alleanza con il mondo degli umani ed essersi impossessato di una magica corona, è deciso a servirsi dell'Esercito d'Oro, uno stuolo di invincibili macchine assassine a lungo sopite per sferrare l’attacco al mondo degli umani. Per scongiurare il pericolo interviene il team dell'Istituto per la Ricerca e Difesa del Paranormale (B.P.R.D.) composto da Hellboy, la sua fidanzata, la pirocinetica Elizabeth "Liz" Sherman ed l’umanoide anfibio Abraham "Abe" Sapien…
Dal fumetto del ’93 di Mike Mignola al grande schermo, dalla matita di Mignola alla visione (fedele) di Guillermo Del Toro (suo anche il primo episodio del 2004, semplicemente Hellboy). Hellboy - The Golden Army dimostra con precisione chirurgica due cose che è bene non dimenticare: la prima è che non sempre il secondo episodio di una saga è inferiore al primo. La seconda è che alcune pellicole riescono, arrampicandosi lungo strade scoscese e impraticabili ad altri, a raggiungere quel mirabile equilibrio tra parte “action”, pura e dura e approfondimento psicologico dei personaggi, approfondimento che stavolta supera in termini di scrittura e resa effettiva, quello che normalmente è riservato a casi del genere.
La suddivisione del film in due parti a ben vedere è un puro artificio, giacché il film non è afflitto da tale dicotomia: molto semplicemente scivola leggero e senza sforzo tra un prologo ambientato sul finire della seconda guerra mondiale (con Hellboy ancora fanciullo…) e i giorni nostri (più o meno…), tra lotta contro le forze del male (anche stavolta “più o meno”, a seconda dei punti di vista…) e una difficile convivenza con il mondo degli umani che nei confronti di Hellboy e dei suoi compagni d’avventura nutre sentimenti perlomeno ambivalenti. Il film, quanto a creature fantastiche “pro” e “contro” umani (che non è facciano molto per meritarsi una difesa tanto qualificata…), è una “summa” di quanto visto in Guerre Stellari, Atto di Forza, MIB -Men in Black, ma con un fascino incommensurabile vista la cura riservata tanto alle creature più minuscole, tipo le fameliche Fatine dei Denti protagoniste della prima scena “forte” del film, che a quelle gigantesche, la divinità vegetale contro la quale si batte, un po’ a malincuore, Hellboy e la cui morte, con la clorofilla che esce a fiotti, regala attimi di pura commozione. Eccezionale il lavoro di make-up compiuto su Ron Perlman/Hellboy e Doug Jones/Abe Sapien. Occulta le fattezze dei legittimi proprietari, ma al tempo stesso regala loro una personalità “altra” che li rende liberi di spaziare tra due mondi dove trovare la giusta consacrazione agli occhi di chi guarda.
Il miglior film in circolazione, quindi imperdibile…
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