Adelmo era di nuovo sceso in paese. Aveva preso l’ombrello al posto del bastone. Le nuvole si erano incupite. Teresa prese la sedia a sdraio e la sistemò in cucina, davanti alla finestra. Chiuse gli occhi. Non riusciva a dimenticare al colloquio di qualche giorno prima.
Il medico l’aveva accolta con un sorriso un po’ imbarazzato e le aveva chiesto se era venuta da sola. “Signora Teresa, dalle analisi che ha fatto è venuto fuori che c’è un problema da affrontare subito”. Teresa aveva guardato le labbra del medico mentre parlava: labbra fini, tese.
“…mi metto in contatto con il Gaslini per la data dell’intervento …” Teresa riusciva a seguire a tratti. Si distraeva ad osservare le mani del medico. Aveva in mano la penna. Se la passava continuamente fra le dita, come in un gioco di prestigio.
“…intanto le prescrivo altri esami preparatori…” e scriveva sul ricettario. Teresa notò che non l’aveva guardata negli occhi una sola volta durante il colloquio.
“Quante possibilità ho di guarire?”
“Non lo so, davvero. Non lo può sapere nessuno.”
Era calmissima, anzi cominciava a sentire sonnolenza. Raccolse da terra il giornale che era caduto ma le girò la testa. Il cielo era diventato scuro. Si sentivano in lontananza voci concitate di persone che si chiamavano, forse per tornare a casa. Si appoggiò ben bene allo schienale della sdraio. Le gocce di pioggia portate dal vento frustravano i vetri della finestra. Sperò che la partita di Anselmo durasse abbastanza a lungo, fino alla fine del temporale. Si lasciò cullare dal rumore del mare. Acqua dal cielo e acqua del mare, fu il suo ultimo pensiero.
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