Ci sono delle volte in cui ci si sente delle vere merde, avrebbe detto papà mio.
Saltellai dietro alle lunghe gambe di Pablo.
– È quella vestita di scuro vicino al negozio di alimentari.
A parte che erano quasi tutte vestite di scuro, ma la ragazza la vidi subito anch'io, c'era qualcosa nel modo in cui si guardava in giro e si muoveva a scatti come un uccellino nel panico, che me l'avrebbe fatta notare anche se fossi stata lì per farmi un giro turistico.
– E adesso? – chiesi.
– Adesso la seguiamo senza farci accorgere.
La ragazza si era infilata in una via stretta che, ringraziando il cielo, andava tutta in discesa, una di quelle strade che uniscono il centro storico al paese nuovo, dove case, cortiletti e orti si mescolano con i primi edifici moderni. Lessi un'insegna, macelleria mussulmana.
– Che differenza c'è? – sussurrai.
– Tra che?
– Tra una macelleria normale e una mussulmana.
– Glielo spiego dopo – Pablo mi diede un'occhiata spazientita e credo che mi avrebbe volentieri strattonata, ma soffocò l'impulso.
La ragazza camminava svelta. Arrivammo in una piazza con una fontana rifatta al centro e un brutto palazzo che immaginai pieno di uffici, la superammo per ritrovarci quasi sulla provinciale e lei si fermò. Che strano posto per un appuntamento segreto, in pieno sole e senza un riparo, ma era deserto per cui immaginai dovesse aver ragione lei.
Per la prima volta da quando la rincorrevamo, la ragazza ci guardò.
– Najat?
Fece di sì con la testa.
– Io sono Emma e Pablo lo conosci già. Dovrei chiederti delle cose di Fuad.
Le si riempirono gli occhi di lacrime, ma non disse niente.
– Fuad è morto. Per overdose, pare, ma io lo so che lui non si faceva, lo sanno tutti, lo sai anche tu, Najat. Io credo che puoi aiutarci a capire.
– È colpa mia.
Era stato come se quella consapevolezza la tormentasse da giorni e finalmente, fosse riuscita a liberarsene.
– È tutta colpa mia e glielo avevo detto che era pericoloso. Lui diceva, è niente, vedrai che si sistema, ho amici che ci aiutano, vedrai.
Le presi una mano e cercai di calmarla.
– Senti, Fuad aveva ragione, ti possiamo aiutare. Ci devi spiegare, però.
– Io voglio studiare.
Trattenni il sorriso, non era un buon momento.
– C'è una ragazza che abita vicino a casa mia – Najat si appoggiò a un muretto ricoperto di ciuffi di erba pallida. – Fa una scuola che si chiama liceo classico e ogni giorno mi racconta quello che impara. Mi piacerebbe, sarei brava. Ho provato a dirlo a mio fratello e lui mi ha chiuso in camera per dieci giorni, tanto si vergognava di me. Forse è sbagliato, ma a me piacerebbe e l'ho raccontato a Fuad.
– Come l'hai conosciuto? – chiesi. Non capivo come Fuad e quella ragazzina potessero avere qualcosa in comune.
– Un giorno Driss mi ha portato in città, dal dottore. Poi, non so, aveva un impegno e mi ha detto di restare in macchina, ma io sono scesa e ho visto un grande edificio e tanta gente che entrava e usciva, anche Fuad usciva e sembrava gentile e gli ho chiesto che posto era, lui me lo ha spiegato e siamo diventati amici.
Parlava bene, con solo qualche intoppo ogni tanto, la vedevo a frequentare un liceo classico.
– Ci incontravamo qui, o in città, se riuscivo a scappare, Driss certe volte non torna a casa per giorni e mia zia è vecchia e non sta sempre attenta. Prendevo la corriera fuori dal paese.
– E come voleva aiutarti Fuad?
Naiat sgranò i suoi grandi occhi neri da bambina.
– Mi voleva sposare.
Oddio.
– Ma quanti anni hai? – era una domanda stupida e inutile, me ne resi conto quando mi era già uscita di bocca.
– Diciotto, quasi, Fuad diceva che appena li avessi compiuti mi avrebbe sposato e poi avrei potuto studiare e fare quello che volevo.
Guardai Pablo e Pablo guardò me, lui si schiarì la voce, quasi a farmi intendere che la spiegazione era roba mia.
– Tu lo sapevi che a Fuad non piacevano le donne? – che uscita del cavolo – Insomma, era omosessuale, aveva un compagno.
– Me lo aveva detto, mi aveva spiegato tutto della sua vita. Diceva che il suo fidanzato non avrebbe avuto niente in contrario a farmi vivere con loro finché non trovavo un posto buono dove stare. Si chiama Paddy, vero?
Paddy, questa è Najat, è mia moglie e vuole studiare. Fuad aveva ragione, Paddy l'avrebbe adorata.
– Adesso spiegami quello che pensi.
– Driss. Credo sia stato Driss.
– Tuo fratello?
– Sì, lui o Nabil, o tutti e due insieme.
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