– Minacce, lettere anonime, un giorno si era ritrovato le gomme della macchina tagliate e più di una volta ho visto brutta gente qua davanti. Allora magari mi facevo dare un passaggio e quelli sparivano.
– E lui se ne era accorto?
– Penso di sì. Era contento, però, che non gliene parlassi.
Osservai una farfalla bianca che si era posata sulla mia borsa e sembrava intenta a scrutarmi.
– Non posso credere che tutto questo casino sia successo perché Fuad faceva l'amore con un uomo.
– Forse c'era dell'altro.
Spostai gli occhi dalla farfalla a lui.
– Tipo?
– Tipo non lo so. Ma Fuad mi aveva raccontato che aveva conosciuto una persona che stava in una brutta situazione e che voleva aiutarla. Poi un giorno ha ricevuto una telefonata. Non so chi era, né cosa gli diceva – mi prevenne, – lui era agitato e anche chi lo aveva chiamato. Una cosa le posso dire: era una donna.
– Come fai a saperlo?
Scosse le spalle.
– Si capisce sempre.
– Ti dice niente il nome Najat?
– No.
Sospirai. Non ero delusa, non mi aspettavo di sicuro che me la portasse su di un piatto d'argento.
– Bene, mi sei stato d'aiuto. Al caso torno a cercarti.
Il ragazzo si alzò.
– Senta – esitava, spostando l'equilibrio da una gamba all'altra e tirandosi quell'orribile barba, – adesso non è il momento, lo so, ma mi piacerebbe conoscere il compagno di Fuad. Mi raccontava delle cose così belle di lui, vorrei dirgliele, ecco. Forse lo può aiutare.
Strinsi la mano che mi porgeva e mentre se ne andava considerai che non era poi così male, anche se aveva continuato a darmi del lei.
La prima impressione è quasi sempre una cavolata, diceva papà mio.
Individuare Kamal e i suoi fedelissimi fu abbastanza semplice. Stavano seduti su un muretto, compatti come un piccolo esercito, a ridere e a fumare come turchi; lo so è un luogo comune poco brillante, ma al momento non me ne venne in mente un altro.
– Chi di voi si chiama Kamal?
Se era possibile si compattarono ancora di più.
– Lo sa che è un nome abbastanza comune? – un altro cretino. E con un sorriso da schiaffi, bellissimo, ma da schiaffi.
– E tu lo sai che pestare la gente è reato?
Se non altro ero riuscita a fargli sparire il sorriso.
– So cos'è successo a Fuad – bofonchiò rabbuiato.
– Le notizie volano – mi sedetti, – soprattutto quelle cattive.
Non ho mai visto sei persone scansarsi e saltare in piedi tanto rapidamente.
– Mettetevi comodi, ragazzi, non sarà una cosa lunga, ma è meglio se stiamo tutti rilassati.
– E chi sarebbe lei? – mi chiese Kamal, sembrava che gli altri non avessero la facoltà della parola.
– Sono un investigatore privato e posso fare tutte le domande che voglio.
D'accordo, non era proprio così, ma loro non lo sapevano, no?
Si risedettero di malavoglia.
– Diciamo che so quello che avete fatto passare a Fuad, ma in questo momento sono disposta a fingere di dimenticarlo. Adesso per me e per altra gente, è molto più importante scoprire la verità sulla sua morte.
– Avrà pestato i piedi a qualcuno.
– A voi, per esempio.
– Ehi, signora, noi non c'entriamo niente – mi accorsi che stava sudando. – Avremo anche avuto qualcosa da ridire, ma niente di più.
– Solo qualche spinta, vero? – cercai di calmarmi, se volevo delle risposte non dovevo spingere troppo – E solo perché viveva come gli pareva.
– Poteva farlo, poteva scopare con chi voleva, bastava fosse un poco più discreto, le apparenze, signora, contano. Ma lui non ci credeva – mi lanciò un'occhiata storta – e non ci crede nemmeno lei, credo di capire.
Infilai gli occhiali da sole, perché la luce era diventata forte e perché non volevo che i miei occhi dicessero troppo.
– Ci sono delle regole – continuò il bamboccio, mentre gli altri mormoravano e assentivano – e le regole sono fatte per essere rispettate. Ma ucciderlo, no.
Chissà perché gli credevo, forse perché sembrava sincero nella sua idiozia.
– Che tu sappia, aveva a che fare con droga e schifezze del genere?
– Chi, Fuad? Per carità. A parte essere frocio, non aveva vizi.
Non sporcarti le mani, coccola.
Hai ragione, papà.
– Per cui l'overdose gliel'ha fatta qualcuno.
– Senta, noi ne sappiamo quanto lei, ma da qualche tempo si vedeva in giro gente poco raccomandabile e stava qui per lui.
– Sei il secondo che me lo dice.
– Vede? – sembrava soddisfatto.
– Hai idea di chi fosse questa gente poco raccomandabile?
Accese l'ultima di una lunga serie di sigarette e l'aspirò nervoso.
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