Fa capolino dalle acque lacustri che lambiscono la città di Omegna una nuova figura nel ricco panorama del thriller italiano, è il commissario della questura di Verbania Arturo Devecchi, accompagnato, nel suo girovagare tra casi da risolvere, dall’ispettrice Claudia Gaudenti dalle gambe “ben curate da sedute in palestra, e creme”. In Senso di colpa (di Matteo Severgnini, omegnese a sua volta e pure libraio attento al mercato della narrativa di genere) il commissario Devecchi si trova di fronte a un caso di omicidio che riuscirà a risolvere in maniera rapida, grazie alla destrezza del suo autore nel raccontare una storia attraverso pochi elementi di indagine, e grazie ad un susseguirsi di immagini incalzanti, come un corto cinematografico. In linea, ovviamente, con lo spirito della collana, I Corti Thriller, che tra i suoi autori vanta le firme di Andrea Villani, Luciano Lutring e Luca Scarpetta.
Si muovono a loro agio tra le sponde del lago d’Orta, i personaggi di Senso di colpa, con una loro malinconia da brume autunnali, tipica di un paesaggio lacustre che caratterizza ogni spiraglio di esistenza. E si muovono con il passo lento e cadenzato che a tratti si può ancora usare nei tempi nostri nei paesi di provincia. Una storia verosimile quella di Senso di colpa, come troppe nella nostra realtà quotidiana scuotono l’attenzione della cronaca nera e del dibattito televisivo: una giovane studentessa morta, prostituta allo stesso tempo, clienti, amanti e mogli gelose. Come dal mazzo di carte di un prestigiatore il commissario dovrà tirare fuori quella giusta, quella che porta le tracce della colpevolezza per i crimini commessi, ma anche con la grande responsabilità di saper inchiodare il lettore al libro e al suo finale obbligato.
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