Stare zitto e portare a casa…
Se sulla copertina di un libro sono stampate a chiare lettere le milionate di copie vendute (di fronte alle poche migliaia dei miei tre gialletti) mi viene voglia di acquistare il libro e bruciarlo nel bel mezzo della Piazza del Campo. Come nel caso di Due di troppo di Janet Evanovich, Salani 2008, che di copie pare ne abbia sfornate ben 5 (cinque) milioni. Mi sono bloccato quando ho visto che il personaggio principale è Stephanie Plum “l’investigatrice più sexy e simpatica del mondo”. Dunque il libro mi avrebbe fatto comodo sia per la recensione, sia per la mia rubrica dedicata alla “Detective lady”. Due piccioni con una fava. Non conveniva bruciarlo. Casomai dopo averlo letto. E questo è stato il mio errore.
Partiamo dalla seconda di copertina “Irresistibile, magnetica, divertente, Stephanie torna con la sua seconda avventura, in cui è alle prese con Kenny Mancuso, un ragazzo come tanti che probabilmente ha appena ammazzato il suo migliore amico. Ancora una volta finirà per scontrarsi con Joe Morelli, poliziotto di discutibile passato e dalla libido costantemente su di giri, con la cattiva abitudine di immischiarsi negli affari di Stephanie…Non è professionale, ma è molto convinta, non è bella però è sexy, più che coraggiosa è assolutamente incosciente, e ha un fiuto infallibile per i guai”.
Bene, c’è da divertirsi, mi sono detto fregandomi le mani. Il classico giallo spiritoso, magari come Whiskey Sour o Niente baci alla francese che mi avevano strappato più di un sorriso. E infatti spigliata è spigliata questa Stephanie italo-ungherese (divorziata ma, udite udite, ha ancora in buona salute i genitori) che vive da sola con Rex, un criceto che gira tutto il giorno su una ruota. Come lavoro cerca di riportare in gattabuia chi è libero e non se lo merita. Incosciente è incosciente perché entra ed esce dagli appartamenti altrui con semplice noncuranza. Naturalmente senza permesso, altrimenti che incoscienza sarebbe. Veste sportiva (all’occorrenza elegante ma è un’impresa) con Levi’s e maglietta o camicia e scarpe da tennis. Mangia e beve sportivamente di tutto: torte, sciroppi, pompelmi, popcorn, KitKat, cioccolata, caffè, marshmallows (?), panini con miele e burro di arachidi, cheeseburger, patatine, pappa d’avena, succo d’arancia e così via. Occhi azzurri, pelle chiara, capelli ricci, lunghi fino alle spalle, Smith and Wesson Chief Special calibro trentotto a portata di mano, macchina Jeep Wrangler modello Sahara, carrozzeria beige mimetico
Qui è alle prese con il ritrovamento di 24 bare. Sì avete capito bene. Di ventiquattro bare che sono improvvisamente sparite dal luogo dove erano state collocate. Possibili sospettati tre o quattro individui e c’è di mezzo anche un traffico d’armi.
E poi c’è nonna Mazur settantadue anni che ricalca pari pari (o quasi) la Cora Felton di Parnell Hall. Più spigliata e incosciente della nipote, imbranata e spavalda allo stesso tempo che cade da tutte le parti e spara da tutte le parti.
Insomma mi sarei dovuto divertire un sacco. E invece mi sono un po’ annoiato delle solite battute spiritosette, dei soliti dialoghi inutili tanto per tirare avanti una situazione che stringi stringi poteva essere benissimo completata con metà pagine. E con questo Kenny Mancuso che gira da tutte le parti a combinarne di tutti i colori senza essere preso (una rabbia!).
Mancava solo la solita scena di sesso pazzesco che ci è stata (fortunatamente) risparmiata. Ma non ci è stata risparmiata l’immancabile citazione del dottor Watson e un “Finché la barca va” che mi ha dato la mazzata finale.
Eh, sì avrei dovuto bruciarlo prima. Ma chi ha ragione è l’autrice con le sue milionate di copie vendute. E al povero recensore non resta che stare zitto e portare a casa.
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