Per il mese di maggio la nostra rubrica si concede una puntata speciale a tutti gli effetti. I nomi che ospitiamo, infatti, sono quelli di autori noti, in ambiti diversi, non certo di esordienti assoluti, ma li incontriamo questa volta in veste inedita. Giuseppe Di Bernardo, Carlo Lucarelli e Mauro Smocovich, insieme a un team di disegnatori, infatti, presentano l'esordio di Cornelio – Delitti d'Autore, (libri/6362) miniserie della Star Comics, che prevede sei uscite bimestrali, la prima delle quali è in edicola proprio in questo mese. Per questa puntata, inoltre, ci spostiamo dal nostro salotto letterario virtuale, per andare a incontrare i nostri ospiti in occasione del Salone del Libro di Torino, sabato 10 maggio, data in cui Mauro Smocovich, Carlo Lucarelli, Francesco Bonanno e Daniele Statella presentano Cornelio ai suoi lettori.
E' inutile nascondere che grande interesse risveglia la nascita del progetto e soprattutto indagare il coinvolgimento di Carlo Lucarelli nell'opera. Il rapporto tra Carlo "reale" e personaggio, infatti, incuriosisce e appassiona i lettori. Come si è sviluppata questa idea e come è stata portata avanti?
Carlo: E' stata una cosa, dal mio punto di vista, abbastanza rapida. L'idea è venuta all’inizio a Mauro e agli altri, che io chiamo proprio compagni di merende, nel senso ironico del termine. L'idea, alla quale mi sono aggiunto io, è quella di inventarci una figura di investigatore, che fosse uno scrittore, che avesse a che fare con un mondo legato all'immaginario collettivo, mescolando il mondo della letteratura, quello del cinema, e che potesse, perciò, sfociare in tante cose.
E come l'hai presa?
Carlo: Devo dire che all'inizio l'ho trovata un'idea totalmente assurda e ho detto "Se lo fate io vi querelo a tutti", perché mi sembrava assurdo ritrovarmi come personaggio dentro a un fumetto, a una storia, io che sono uno scrittore, che faccio altro. Già per gli scrittori è abbastanza, non voglio dire imbarazzante, però è abbastanza particolare trovarsi fisicamente dentro un'altra cosa. Faccio l'esempio del fare la televisione, dove la tua faccia, la tua fisicità sottolineano quello che stai facendo, per cui io faccio un programma che si chiama Blu Notte e il fatto che io abbia questa voce qui e che faccia quei quattro gesti, che sono in grado di fare (solo quelli perché altri non li so fare) influenza come parlo, il fatto che io impari tutto a memoria vuol dire che per ricordarmi tutto devo sempre fare quei gesti lì che a un certo punto diventano la scansione delle parole, quindi dico parole che possono essere scandite… insomma non è una comunicazione semplice, naturale, come quella di scrivere, senza fisicità: scrivi e le parole sono le parole. In televisione invece "scrivi", ma ci sei dentro anche tu e quindi sei parte del programma. Perciò mi sembrava assurdo rifare questa esperienza, in altra forma, così come mi sembra assurda l'idea di interpretare un film…
E poi quando ho visto le tavole che i disegnatori stavano facendo la prima cosa che ho pensato è stata: "Certo avreste potuto farlo anche più bello". Dopodiché ho incontrato un sacco di gente che mi ha detto "Ho visto le tavole che ti hanno fatto, ti hanno fatto molto più bello" e allora sono rimasto un po' male. Poi mi ha telefonato un altro collega scrittore che mi ha visto e mi ha detto "Ti hanno disegnato in un fumetto, ti hanno fatto magrissimo". "Come magrissimo? è tutto tondo!" e allora a quel punto uno prende anche le distanze da se stesso e dopo un paio di numeri penso che né io, né gli altri, né i lettori ci ricorderemo più che dietro Cornelio c'è la faccia di una persona vera.
L'idea è nata quindi indipendentemente dal coinvolgimento di Carlo. Parlando di un fumetto è interessante sapere, perciò, lo sviluppo delle storie, la parte degli sceneggiatori, la nascita del progetto, il successivo coinvolgimento di Lucarelli...
Mauro: L'idea è nata per una storia che al momento non sarà usata, una storia a se stante. Poi la caratterizzazione che aveva fatto Fabio De Luigi di Carlo, esagerando alcune sue caratteristiche e aggiungendo molto, ci ha fatto pensare che anche Cornelio avrebbe potuto prendere alcune sue caratteristiche, accentuandone la parte ironica... e dal momento in cui lui ha dato la sua disponibilità ci siamo lanciati.
Un'altra cosa che ci ha spinto è che l'Italia e il fumetto italiano usano sempre più spesso volti stranieri concedendo a questi sempre più spazio. Quando poi vediamo il volto di un attore americano non c'è poi tutta questa immedesimazione, resta il volto di una persona "lontana". Non siamo abituati a vedere i volti di persone che potremmo davvero incontrare per strada che raccontano storie di fantasia e perciò è un esperimento che abbiamo voluto fare e ci siamo divertiti.
E come è stato per il "soggetto" il primo impatto con le prime prove di disegno. Ti sei riconosciuto nelle prime tavole?
Carlo: All'inizio ti vedi in una versione strana perché qualcuno ti ha disegnato e il mio primo pensiero è stato "Sì, però non è che sia proprio così". Poi dopo un po' capisci che si sta parlando di un fumetto che incidentalmente ha il volto di una persona che esiste perchè questa persona che esiste dà degli spunti che potevano far parte anche del progetto del personaggio. Tante volte capita, anche a me capita così, quando scrivo.
Quello che veniva fuori dalle prime prove di disegno era questo, un personaggio che prendeva una sua forma al di là della base da cui era partito, c'era la riconoscibilità, certo, perché alla fine il gioco voleva essere quello, però Cornelio era ed è un altro personaggio. Perciò all'inizio ero io, poi ho trovato alcuni tratti che mi divertivano, poi per il resto sono sempre rimasto lì a guardare perché dal mio punto di vista questo personaggio poteva funzionare in quanto personaggio, in quanto Cornelio, con un suo nome, cognome e devo dire che se sono qui a parlarne è perché le cose che ho visto mi sono piaciute moltissimo.
Dall'altra parte, però, qual è stata, su questo punto, l'esperinza dei disegnatori che di sono messi in gioco nel rappresentare Cornelio. E' stato facile? Quali sono state le maggiori difficoltà?.
Francesco: Quando ci è stato proposto per la prima volta siamo rimasti o almeno io sono rimasto un po' stupito, però poi c'è stato un divertimento totale. Non nascondo che, contrariamente a quanto si potrebbe pensare, non è stato facile riprodurre un personaggio reale, in modo così somigliante, perché a quel punto doveva essere quasi uno scherzo fatto a Carlo Lucarelli e allora doveva essere uno scherzo fatto fino in fondo.
Preciso anche una cosa che diceva Mauro: è vero che il fumetto italiano alle volte prende ispirazione da volti stranieri e di attori famosi, più o meno, anzi sicuramente bellocci, qui invece c'è un volto assolutamente italiano e non il fighetto di turno e questo a me ha fatto estremamente piacere, non mi sento nemmeno io un fighetto, ma una persona normale. Non voglio dire che Carlo Lucarelli non sia una persona… a suo modo è anche un fighetto, quindi non essendo nessuno di noi un fighetto la cosa mi è piaciuta molto. Per il resto, alla fine è stato difficoltoso, ma divertente.
Si è detto fin qui che per ora la serie di Cornelio prevede sei albi a cadenza bimestrale. Come si sviluppa la serie? Si tratta di storie auto conclusive o c'è una macro struttura che le unisce tutte?.
Mauro: Senza svelare troppo le trame, c'è una storia che collega tutti gli episodi, che è costituita dalla vita di Cornelio, dal suo passato, dalle persone che lo conoscono e che poi a mano a mano ovviamente vengono svelate, prendono forma albo dopo albo.
Ci sono omicidi?
Mauro: Ogni storia si sviluppa con una particolare sequenza di eventi. Cornelio viene coinvolto, ogni volta, in qualche modo, in vicende bizzarre e quindi deve poi uscirne fuori. C'è spesso un enigma da risolvere e molto spesso è Vanessa, la sua controparte, che è una ragazza di 18 anni, molto dinamica, che lo coinvolge. Cornelio ha perso la vena della scrittura, deve affrontare la pagina bianca ed è sempre lei, che è una sua fan e ci tiene molto che lui torni a scrivere, che fa di tutto per coinvolgerlo in alcune storie, trascinandolo sul luogo del delitto nella speranza che ritrovi l'ispirazione.
Ogni storia, perciò, si conclude in modo che ogni lettore la capisca anche autonomamente, senza aver letto le altre. Inoltre c'è il filo conduttore di questo passato, di questo mistero legato al personaggio che si sviluppa un po' per volta attraverso interazioni con altri personaggi. Al di là delle storie singole c'è la macro struttura, misteri che si portano avanti nella miniserie. Da parte degli autori c'è la volontà di dare alla storia sempre un alone di mistero, senza mai rivelare tutto, lasciando spazio alla fantasia, all'immaginario del lettore, altrimenti si racconterebbe la vita.
Una curiosità: come nasce il nome Cornelio?
Carlo: Nasce da una serie di idee. Per quanto mi riguarda io avevo alcuni personaggi che avevo chiamato così, perché è un nome comune, ma allo stesso tempo misterioso. Inoltre è un nick name che ho cercato spesso di usare in una serie di occasioni, per scoprire che in internet tutto il mondo lo stava usando.
Volevo, inoltre, aggiungere un cosa a quello che diceva Mauro, riguardo le storie. Con il pretesto di uno scrittore che è in crisi di ispirazione si può fare, in un fumetto come questo, un gioco interessante, che il fumetto fa da un sacco di tempo e che è una sorta di sperimentazione trasversale: mischiare assieme i generi. Con il pretesto che abbiamo a che fare con un genere che spazia dall'horror al giallo classico, cosa che il fumetto aveva cominciato a fare quando noi scrittori di noir eravamo ancora lontani, possiamo lasciarci andare alle contaminazioni. Il fumetto questa cosa qui, contaminare i generi, mescolare le tradizioni, fregarsene di seguire una linea ben definita senza dover sconfinare, ma anzi contaminando tutto quello che vuole, l'ha sempre fatto, facendo, secondo me, un'operazione molto importante.
Un aspetto interessante, che al momento è stato appena accennato è l'italianità del fumetto di Cornelio, che unisce in sé una serie di elementi che lo rendono un fumetto italiano doc.
Francesco: Non è un discorso campanilistico, non facciamo un fumetto italiano in tutto e per tutto perché non ci piacciono gli stranieri, ma semplicemente è nato così. Volevo aggiungere che di italiano non c'è solo il volto o il personaggio, c'è anche l'ambientazione.
Carlo: Questo argomento, quello della credibilità di un'ambientazione italiana, è sempre stato un problema, che da un certo punto in poi è stato risolto dalla nostra letteratura, soprattutto di genere, e che in parte forse deve ancora essere risolto. Si diceva, credo in Bonelli, una volta, che dire "Mani in alto Frank" è molto più bello e più credibile che dire "Mani in alto Francesco". Ed era una cosa che veniva detta anche per il giallo; il giallo Mondadori agli inizi prediligeva autori stranieri e quando gli italiani scrivevano dovevano scrivere con pseudonimi stranieri e cercando di ambientare le storie all'estero perché era un luogo comune che certi delitti e certe cose potessero essere credibili e appassionanti solo se ambientati all'estero. In realtà la letteratura ha altri pregi che quello di raccontarti una storia ambientata in posti che tu non conosci, che sono quelli, per esempio di raccontarti una città, una strada… e anche qui molti autori hanno cominciato a chiedersi perché no? Perché non utilizzare una cosa che se resa credibile nel modo giusto, combattendo con un immaginario tutto diverso, e rifondando l'immaginario stesso, può essere vincente?
Nel primo numero compare il primo personaggio che è uno dei fantasmi della letteratura (Marlowe), mentre nel numero zero ne vengono anticipati diversi, tra cui Sandokan. Senza svelare le trame qual è il ragionamento che c'è dietro la scelta di un personaggio come questo. Come si collega a uno scrittore che si occupa di omicidi?
Carlo: Per quanto riguarda me rispondo in maniera molto reticente per non svelare niente. Ma ci sta anche Sandokan. Per esempio c'è Sandokan nell'immaginario mio e di altri scrittori di delitti, sia italiani che stranieri. Se voi chiedete a scrittori come, ve ne cito uno, Paco Ignacio Taibo II (con cui ho fatto questo discorso) che è uno scrittore di gialli e anche di altre cose, se gli chiedete chi sono i personaggi fondamentali del suo immaginario vi cita: Sherlock Holmes, Philip Marlowe, e poi vi cita anche Stanlio e Ollio (che sono una sua fissazione) e vi cita Sandokan. Io questo discorso l'ho sentito fare anche da Camilleri per esempio. Camilleri dà la colpa della crisi della lettura al progresso della medicina. Uno lo sente e pensa che è impazzito e invece no. Quando ero piccolo io, e Camilleri prima di me, ci beccavamo tutte le malattie infantili e stavamo settimane a letto, con gli orecchioni o con il morbillo, non c'era la tv e quindi si leggeva un sacco.
Mauro: Carlo ha risposto ampiamente, aggiungo solo che i grandi personaggi della letteratura che compaiono tra le pagine, altro non sono che l'immaginario di Cornelio, vengono dalle sue letture e dal suo immaginario e incarnano ogni volta un qualcosa, che Cornelio usa per uscire dai momenti di difficoltà: la logica di Sherlock Holmes, la durezza di Marlowe, l'avventura…
Una nota a parte merita, infine, il personaggio di Vanessa, la controparte femminile di Cornelio, ragazza giovane, dinamica, infatuata del suo autore preferito. In lei sono presenti molte caratteristiche di quelli che sono i personaggi femminili dei romanzi di Lucarelli. E' vero?.
Carlo: Sì è molto simile alle "mie" donne. L'idea che sta alla base è quella di un personaggio/spalla che è molto vicina a quello che ho sempre fatto.
Con questa chiacchierata abbiamo sondato alcuni degli aspetti di Cornelio, ma trattandosi di un periodico potremmo parlarne ogni mese, sconvandone sempre nuove sfumature. Per ora, però, mi fermerei qui, per non togliere il gusto della sorpresa e non mi resta che ringraziarvi tutti per questa intervista…
Carlo: Posso fare un piccolo appello? Se ci fosse in ascolto qualcuno che disegna cartoni animati io sono disponibile…
Aggiungi un commento
Fai login per commentare
Login DelosID