“Continuare cosa, sergente?” ringhia l'ufficiale, strappando la sigaretta di bocca a John Smith e pestandola sotto il tacco dell'anfibio.
“Ehi! Cosa cazz...” accenna Smith, facendo per slanciarsi contro l'ufficiale.
“Avvicinati e ti ammazzo, quant'è vero Iddio!” sibila il capitano Robert Harrison – questo il nome del medico - sovrastandolo. È molto più alto dei due torturatori, di corporatura massiccia quasi quanto l'uomo agonizzante sulla sedia. Ma soprattutto è armato, e superiore di grado. C'è il rischio che faccia rapporto, e magari scriva stronzate su uno di quei suoi fottuti moduli di merda, riflette il Sergente John Smith. È per questo che accenna un sorriso forzato e, accompagnando le parole con un risolino isterico, dice:
“Ehi ehi, non c'è mica bisogno di scaldarsi tanto, sa, dottore? E poi, prendersela così con chi sta solo facendo il proprio dovere, ma guarda tu!”
“Insomma, Doc” interviene il Soldato Scelto Jeremy Harsh “Il porco non ci morirà qui, vero?”
Il medico guarda in rapida sequenza il ferito e i volti arrossati dei suoi carcerieri, sicuramente strafatti di anfe, o crack, o chissà cosa. Dovrebbe fare rapporto eccome.
Ma sa già che non lo farà. Non vuole noie. In fondo il suo dovere l'ha fatto, no? Ha curato questo poveraccio, la cui unica sfortuna è stata cadere in mano a un nemico che la paura e l'ignoranza ha reso feroce e sanguinario come un mostro da B-movie. E poi la settimana prossima deve andare in licenza. Tornerà a casa, in Ohio, dove l'aspettano una moglie innamorata e un bambino di due anni.
Si avvicina all'uomo legato, gli sussurra qualcosa come: “Non mollare, passerà”, augurandosi che l'altro capisca il muto linguaggio degli occhi.
Non appena i passi del medico risuonano lungo i corridoi della galera, i due si guardano in faccia. A lungo, con strana serietà, finché prorompono in risate deliranti.
“Quel capitano è proprio un cazzone, eh, Sergente?”
“Puoi dirlo, Jeremy! Ma ora veniamo a te, bello! Non penserai mica che ci siamo dimenticati di te!” latra John Smith, alzando di scatto il mento all'iracheno.
Ti diverti, vero?
“Ah, non sai quanto mi piace giocare con te. E vuoi sapere perché? Perché so che sto facendo del bene al mio Paese, dando la giusta punizione a te, che sei un lurido assassino, un nemico dell'America, della Democrazia, e... oh, ma andiamo, tanto io e te lo sappiamo che sono tutte stronzate, vero?”
Cosa cianci, uomo occidentale? Non ti basta quello che mi stai facendo?
“Soldato Scelto Jeremy Harsh!”
“Comandi!” gracchia sorridendo Harsh.
“Soldato Scelto Jeremy Harsh, ti andrebbe di andare a prendere i cani?”
“Cos'hai in mente, boss?”
“Oh, niente. Solo un innocuo giochetto. Voglio far annusare ai nostri cani il fetore di questo stronzo.”
“Dio Santo, Sergente! Vuoi farlo sbranare?”
“Sei pazzo? Nient'affatto, voglio solo vivacizzare un po' il gioco. Non vorremo mica annoiare il nostro ospite, no?”
“Cazzo, è davvero uno sballo stare qui, sai, sergente? Vado a prendere i cani, allora.”
“Sai, Jeremy, mi chiedo cosa stia pensando...”
“Chi, questo qui? La gente come lui non pensa, non lo s...”
“Sta' zitto. E non interrompermi mai più, testa di cazzo. Dicevo: chissà che passa per la mente di uno che sa di essere senza scampo, eh?”
John Smith raccoglie con metodo la saliva e sputa con forza in faccia al recluso.
“Allora? Che dici adesso, verme?”
Iussuf solleva il petto, dischiude appena l'unico occhio ancora utilizzabile, fissa le pupille dilatate della belva di fronte a lui. Socchiude le labbra, e dice, senza realmente parlare:
Prega solo che io muoia, americano. E che di me si perdano le tracce. Perché, in caso contrario, sarà peggio per te. Prima o poi, io, o uno dei miei fratelli, avremo la nostra vendetta. E allora l'ira del mio Dio si abbatterà su te e il tuo popolo.
E vedremo allora chi prevarrà.
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