Livorno in 16 noir...
Sono attratto dai libri con la copertina plastificata. Contengono meno dermatofagoidi che fanno impazzire la mia asma. Se poi il libro è un giallo, inteso in senso generale, allora l’occhietto si fa più vigile e interessato. Se è pure di dimensioni ridotte (così lo posso leggere mentre cammino) mi viene l’acquolina in bocca. Se infine il giallo con la copertina plastificata, di dimensioni ridotte ruota attorno ad un qualsiasi località toscana visto e preso. A meno che non sia Firenze che ci ha fatto girare gli zibidei per un bel tratto di storia. Ma qui con Crepa! di autori vari, edizioni Erasmo 2008, siamo a Livorno e non ci sono problemi, che quel “Deh, bimbo!” mi fa pure sorridere. E poi un titolo così diretto dove lo trovate se non in Toscana, via! Non siamo per le mezze misure e a ben guardare “Un accidenti a te!” vale da noi come un saluto, figuriamoci “Crepa!”. E’ un abbraccio fraterno, una promessa di lunga vita.
Ora, però, incomincio ad avere una certa apprensione. Non vorrei che con la scusa di mettere a nudo le magagne di una città o di un paese si arrivi a scandagliare i quartieri e poi a ficcare il naso perfino nelle singole case. E a scoprire, magari, che anche il sottoscritto non è immune da qualche canagliata, come quella di ieri (nel momento in cui scrivo) quando ho fatto fuori con un colpo di ciabatta ben assestato un dispettoso ragnetto che penzolava sfrontato sul muro del mio studiolo.
Dunque trattasi di sedici racconti noir nei quali c’è di mezzo la CIA, sì anche la CIA e la vendicatrice che ritorna nonna, l’infanzia che riemerge cupa nel presente, disgraziati che incendiano barboni e poi se la fanno sotto, depistamento delle prove per la carriera, il tormento dell’assassino, e poi si può uccidere per un manoscritto originale di Puccini? (sì che si può), ci si può fidare di un dottore del pronto soccorso? (no, che non si può), abbiamo la politica, il sessantotto, il razzismo, l’amore sognato che non c’è e l’amore vissuto che sparisce, la malattia che consuma e porta alla disperazione, un detective privato alle prese con la sparizione di gioielli, uno strano falò, un cadavere dentro uno squalo, amore etero e amore lesbico in conflitto e insomma un bel po’ di schifezze della vita.
E poi c’è Livorno con le sue strade, le sue piazze, i suoi vicoli, il suo ambiente profondamente cambiato negli ultimi anni. E spesso è proprio da un pezzo di città che nasce un ricordo, una storia.
E ci sono di mezzo anche i gatti… E sui gatti apro una parente, come direbbe Totò. Che ultimamente li ho trovati un po’ dappertutto. Addirittura belli spaparanzati perfino nei titoli (L’impronta del gatto di Augusto De angelis e Dei gatti e degli uominidi Patricia Highsmith) a dimostrazione che il felino ancora una volta (Poe docet) se la gode di brutto nei romanzi polizieschi. Chiusa la parente.
Racconti sinceri, veri, scritti con il cuore. Alcuni scontati, via, che non si può tacere l’evidenza. Prosa equilibrata, chiara. Direi semplice e non è un difetto.
E allora lettori, leggete o crepate!
Aggiungi un commento
Fai login per commentare
Login DelosID