Dal “casino” degli scacchi a quello del giallo…

Passando di brutto al giallo e trascurando un po’ (ma solo un po’) gli scacchi pensavo di cavarmela alla grande. Non più studio di aperture, varianti, sottovarianti e tutto l’armamentario cervellotico che occorre per saper maneggiare in qualche modo questo giuoco. Me la sarei cavata con letture stimolanti e qualche articolo per le riviste che mi avessero accolto. Un po’ di impegno e niente più. Tutto tranquillo, tutto liscio, fino a quando è uscito questo Elementare Wittgenstein! di Renato Giovannoli, Medusa 2007, che mi ha riportato di colpo agli anni degli studi superiori quando me la dovevo vedere con i ragionamenti assurdi (per me, ma non solo per me) dei filosofi. E con lo sguardo ora minaccioso, ora compassionevole, del professore Martufi (lo ricordo di una correttezza esemplare. Poiché era un filosofo di formazione marxista ci faceva studiare le opere di Benedetto Croce. Li mortacci…). A dir la verità qualcosa già sapevo sul rapporto indagine poliziesca-filosofia, ma di fronte al presente malloppone di 373 (trecentosettantatre) pagine, di cui ben 57 (cinquantasette) dedicate a 900 (novecento!) note e ad un corposo indice alfabetico, mi sono sentito gelare le vene e i polsi come canta il Poeta. Che il malloppone, comunque, fosse quantomeno dignitoso lo dimostrava la prefazione, come al solito accattivante, del nostro Umberto Eco.

E così mi sono ritrovato in mezzo a tutta una serie di personaggi e scrittori del giallo (inteso in senso lato) come Holmes (soprattutto), Philo Vance, Chesterton, Poe, la Regina Agatha, ecc…(e fin qui tutto bene), ed in mezzo ad una serie di filosofi come Wittgenstein, Cartesio, Leibniz, Peirce, Popper, Heidigger, ecc. (e ora tutto male). Già alla differenza di concetto fra deduzione, induzione e abduzione ho avvertito una specie di blocco allo stomaco, e istintivamente ho abbassato la testa come facevo da studente perché, scomparendo alla vista del Martufi, pensavo di evitare l’interrogazione. In seguito ho avuto un piccolo sussulto davanti al “paradosso del mentitore”. Non sopporto i paradossi. Non li ho mai sopportati. Soprattutto da quando ho scoperto che una stupida tartaruga non può essere raggiunta dal piè veloce Achille. Il che mi deve avere creato, da giovincello, qualche piccolo squilibrio psicologico che mi porto tuttora appresso.

Ho capito subito, però, la differenza fra l’indagine deduttiva indiziaria (senza fare tanto i sofistici) di Holmes e quella psicologica di Philo Vance. Per quest’ultimo gli indizi psicologici sono preferibili a quelli materiali perché prodotti “inconsciamente” dal criminale “il quale ha su di essi una capacità di controllo molto inferiore rispetto a quella che può avere sugli indizi materiali”. Preceduto, in un certo senso, da padre Brown di Chesterton. Maigret andrà oltre cercando di identificarsi non solo con il criminale ma anche immergendosi nell’atmosfera dei luoghi in cui ha vissuto. Confortato da questo piccolo successo mi sono buttato a corpo morto sulla hard boiled, su Hammett e Chandler, sullo studio dei crittogrammi, sul gotico razionalista, sul mystery psicopatologico, sullo spazio razionale e irrazionale, sulla topografia poliziesca ed altre prelibatezze filando via come un treno (non specifico il tipo di treno né il tempo in cui lo faccio procedere).

Ormai l’ho già detto e scritto mille volte. Il “fenomeno giallo” attira l’attenzione da tutte le parti. Dopo la rivista Tirature ’07 con il sottotitolo Le avventure del giallo a cura di Vittorio Spinazzola (ricordo un suo bel commento ai Promessi Sposi) e Giallo e Dintorni di Maria Immacolata Macioti, ecco questo studio filosofico di Renato Giovannoli a dimostrazione che il giallo non è solo occasione di svago e divertimento (tanto i morti sono finti), ma si presta a commenti e riflessioni di ogni genere. Da parte di semplici lettori e grossi capoccioni della cultura.

E Wittgenstein che dà corpo al titolo del libro che cosa c’entra con il giallo?, si chiederà qualcuno di voi. Be', era un appassionato lettore di pulp americani. Non chiedetemi di più. D’altra parte potrete scoprirlo da voi (solo io devo soffrire?). In bocca al lupo!