Il primo romanzo della “camera chiusa”.
Questa vera e propria sfida al lettore, la risoluzione di delitti avvenuti in camere chiuse dall'interno, si ebbe soprattutto negli anni Venti e Trenta (ripresa naturalmente più volte anche in seguito). Con I delitti della camera chiusa di autori vari, Polillo 2007, abbiamo potuto gustare una serie di casi emblematici. Ora è stato pubblicato, sempre dalla Polillo (riconoscibile dalla copertina rossa), Il grande mistero di Bow di Israel Zangwill, praticamente il primo romanzo nel quale un omicidio viene commesso in una stanza ermeticamente chiusa a chiave dall’interno. Il primo racconto, invece, legato a questo mistero, è I delitti della Rue Morgue di Edgar Allan Poe, anche se alcuni insistono su Passage in the Secret History of an Irish Countess di Sheridan Le Fanu.
Dalla seconda di copertina “Alle sei e quarantacinque del mattino di una fredda e nebbiosa giornata di dicembre, la signora Drabdump sale le scale della sua misera casa nel povero quartiere di Bow, a Londra, e bussa forte alla porta di Arthur Constant, il suo inquilino. Quindi scende in cucina, mette il bollitore sul fuoco e aspetta. Brava persona quel Constant, un vero gentiluomo. Aveva chiesto lui di essere svegliato presto, ma ormai sono le sette e mezzo e ancora non si vede. La signora Drabdump torna di sopra e bussa di nuovo. Nessuna risposta. Forse il mal di denti della sera prima è peggiorato e Constant ha deciso di rimanere a letto ancora un po’. Ma non compare neppure alle otto e alle otto e trenta. Un orribile presentimento s’insinua nella mente della donna che decide di chiedere aiuto a George Grodman, il famoso investigatore in pensione che abita dall’altra parte della strada. I due salgono sopra e Grodman prova la maniglia della porta: chiusa. Non rimane che forzarla; un paio di spallate e l’uscio è sfondato e il chiavistello divelto. La stanza è silenziosa, dalle finestre, anch’esse sbarrate, entra un filo di luce. Constant giace nel letto, con la gola tagliata”.
Qualche accenno a George Grodman: scapolo, indipendente, di poche parole, robusto (da giovane è stato un atleta), capelli in disordine e basette spettinate, voce “solitamente burbera”. Caparbio nel volere andare in fondo a questa storia “…non potrò riposare neanche un giorno finché non avrò trovato l’autore di questo spaventoso delitto”.
E un breve accenno anche alla vittima Arthur Constant: una brava persona con il “cuore traboccante di pace e benevolenza”, un “brillante intellettuale” che si prodigava “in favore del genere umano”. Ergo non aveva nemici. A meno che non lo fosse la fidanzata Lucy Brent…
Conclusione del coroner Sandy Sanderson, dopo avere ascoltato tutti i possibili testimoni, “Appare chiaro che il defunto non si è suicidato. E appare altrettanto chiaro che non è stato ucciso”. Su pressione di coloro che si oppongono viene comunque emesso un “verdetto di morte per cause ignote”.
C’è anche un altro investigatore, Edward Wimp, in diretta concorrenza con Grodman che vuole risolvere per primo il mistero. E non manca neppure un ministro della Regina, più precisamente Gladstone, che ha una certa parte nella storia.
Stile piacevole, arguto, ironico, trama bene organizzata.
L’impresa di risolvere il mistero è ardua. Lo scrittore, subito dopo il tragico evento, fa fuori tutte le possibili soluzioni, compresa quella della scimmietta di poetiana memoria. In una sua prefazione al romanzo del 1895, scriveva “L’unico che abbia mai risolto, Il grande mistero di Bow è il sottoscritto”. Vogliamo dargliela vinta?
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