Lo spiega molto bene Nicolas D'Estienne D'Orves nel romanzo Gli orfani del male (Les Orphelins du Mal – 2007) approdato recentemente sugli scaffali delle libreria pubblicato nella collana Narrativa della Sperling & Kupfer.
L'autore è nato nel 1974 e dopo cinque anni di collegio, di studi di lettere e di stage durante l’università, inizia a lavorare nel giornalismo e collabora per cinque anni al Figaro Littéraire e al Madame Figaro.
Egli è tutt'ora cronista letterario, cinematografico e di musica classica per varie riviste dedicate. A partire dal 2001 ha pubblicato molti lavori: racconti, saggi e romanzi, che hanno riscosso un notevole successo e ricevuto vari premi letterari.
Le sue passioni particolari sono: l'opera, le vecchie canzoni, l'esoterismo, la coca light, il cioccolato.
Gli orfani del male ha riscosso un notevole successo, è stato tradotto in undici lingue.
Nel romanzo seguiremo la protagonista una giornalista di nome Anais Chouday che su richiesta di un ricco collezionista inizia ad indagare sui famosi centri di fecondazione che vennero istituiti dai nazisti per creare una nuova razza. Questa indagine la porterà a scoprire che forse, anzi molto probabilmente, il nazismo opera ancora. L'autore descrive molto bene quella che era la passione nazista per le antiche tradizioni esoteriche, alchemiche e mistiche, i personaggi sono reali e credibili.
Il tutto è narrato su tre differenti tempi, con avvenimenti che riguardano il 1939, il 1985 e nella nostra epoca; tutto questo non disturba il lettore grazie alla bravura dello scrittore.
Parigi, 2005. Anais Chouday, giovane reporter, viene convocata nella casa-museo di Vidkun Venner, ricco collezionista di cimeli del Terzo Reich. L'uomo ha ricevuto una valigetta dal contenuto agghiacciante: quattro mani mummificate. Ha scelto la donna per un'inedita inchiesta storica e le fa una proposta che non può rifiutare: centocinquantamila euro in cambio del suo aiuto per capire chi gli ha recapitato l'orrendo messaggio, e perché. L'indagine di AnaYs inizia con la scoperta di una macabra coincidenza: esattamente dieci anni prima, in Germania, erano stati ritrovati i corpi di quattro anziani avvelenati da cianuro, con il braccio mutilato all'altezza del polso. Un dettaglio ancora più spaventoso li accomunava: erano tutti nati nei Lebensborn, i centri di fecondazione umana istituiti dal Reich. Come tanti altri ragazzini — tutti simili per gli occhi azzurri, i capelli biondissimi e i lineamenti ben disegnati — vi avevano trascorso un'infanzia blindata, essendo destinati, secondo il progetto nazionalsocialista, a diventare i capostipiti della razza perfetta che avrebbe dovuto dominare il mondo. A sessant'anni di distanza, Anais dovrà affrontare una ragnatela di complotti, orrori e misteri che affondano le radici in un capitolo di Storia solo in apparenza concluso. E che si riapre con inquietante attualità: il folle sogno di Hitler è davvero svanito con la sua caduta? Che fine hanno fatto i bambini concepiti dal Male? La risposta in questo thriller che non lascia scampo. E che ci svela qual è stata la menzogna più grande del nazismo: farci credere di averlo sconfitto.
Gli orfani del male di Nicolas D'estienne D'Orves (Les Orphelins du Mal, 2007, Traduzione Claudia Lionetti, Sperling & Kupfer Editori, collana Narrativa 479, pag. 573, euro 18,50)
ISBN 978-88-200-4441-1
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