Per tutti quelli che non ne possono più della campagna elettorale nostrana e preferiscono di gran lunga le primarie americane, La guerra di Charlie Wilson non potrà non piacere. Ben prima dell’undici settembre l’Afghanistan era il luogo dove la CIA, attraverso finanziamenti occulti che raggiunsero la stratosferica cifra di cento miliardi di dollari, rifornirono d’armi e addestrarono i mujaheddin che si opponevano all’invasione sovietica (le prime truppe sovietiche entrarono a Kabul il 27 dicembre 1979 per ritirarsi il 15 febbraio di dieci anni dopo).
Nel passaggio dalla realtà (il libro di George Crile Charlie Wilson's War: The Extraordinary Story of the Largest Covert Operation in History) al grande schermo, il veterano Mike Nichols ricorre al trio delle meraviglie composto da Tom Hanks, Philip Seymour Hoffman, (candidato all’Oscar come migliore attore non protagonista), Julia Roberts, rispettivamente nei panni del Charles Wilson del titolo, membro del congresso negli anni ’80, Gust Avrakotos un agente Cia poco ortodosso (il cui nome è sistematicamente storpiato da Wilson in “Gas”…), e Joanne Herring, una miliardaria repubblicana pronta a tutto pur di sconfiggere i comunisti, trio che a suon di battute offre “quasi” in presa diretta uno spaccato della politica come “arte del possibile” nonché una puntuta rappresentazione del detto “i nemici dei mie nemici sono miei amici”, detti sui quali è ancora lontano il giorno in cui tramonterà il sole.
Il film gira che è una bellezza, tra disinvolto patriottismo e battute fulminanti, mentre dal fondo vediamo emergere una sorta di incoscienza fanciullesca nel tramare alle spalle del Congresso imbarcandosi in una vera e propria politica estera parallela in una delle zone più calde del pianeta (non che oggi l’Afghanistan sia tutto rose e fiori…).
L’unico rimprovero che si può muovere al film (che a pensarci bene non è poco…), forse è quello di aver risparmiato in vetriolo lasciando campo libero al magnifico terzetto di cui si è detto che fa e disfa sensi di colpa a tutto spiano.
Per concludere: chi sarà il 44mo Potus, Barak, Hillary o McCain?
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