"Signorina giovane intelligente volenterosissima attiva conoscenza dattilografia miti pretese per primo impiego cercasi". A questo annuncio, apparso a Roma su Il Messaggero di domenica 14 gennaio 1951, per un unico posto di lavoro rispondono 200 ragazze. La scala della palazzina di via Savoia 31, dove dovevano presentarsi il giorno seguente, però, alle 11.00, crolla. Una di loro, Anna Maria Baraldi, muore e 77 rimangono ferite.
Il fatto che duecento candidate si fossero presentate per un solo posto mal pagato era "un dito puntato sulla piaga della disoccupazione".
Da questo fatto di cronaca prende spunto Roma ore 11, film realizzato da Giuseppe De Santis e un gruppo di cineasti, tra cui Cesare Zavattini, che uscirà nel 1952 ed è considerato un'opera chiave dell'ultimo neorealismo. L'inchiesta preparatoria, destinata a costituire lo scheletro della pellicola, è affidata a Elio Petri, allora giovanissimo giornalista dell'Unità, che indaga a ritroso in modo organico e capillare: ragazza per ragazza, rintraccia le loro storie, le loro famiglie, gli ambienti, registra le espressioni dei volti, sonda i sogni e le attese, decifra le idee di giustizia e ingiustizia, ricostruisce l'immagine di quel mondo. Più di un'inchiesta il suo lavoro diventa una denuncia delle miserie, della disperazione, delle prepotenze sessuali subite dalle ragazze, cosa che costò al film il boicottaggio e la censura.
Il testo di Petri, già edito nel 1956, viene poi ripubblicato da Sellerio nel 1994. E da questo testo prende le mosse la rappresentazione teatrale, perchè in esso, pur non essendo scritto per il teatro, si trovano tratteggiati personaggi vivi, concreti, pronti per essere recitati. Le giovani donne, le loro famiglie, i portieri dei palazzi e le varie umanità che si incontrano restituiscono una ricchezza e una diversità di psicologie, un linguaggio vivo e fiorito, per niente letterario e che non scade mai nell'oleografia. Viene raccontata a 360 gradi l'Italia del dopoguerra, quella del boom edilizio ma anche della disoccupazione e delle grandi contraddizioni. Da una sciagura dimenticata nelle pagine di cronaca locale Elio Petri riporta alla luce gli interrogativi e le inquietudini di una precarietà che ancora oggi sono drammaticamente urgenti.
Lo spettacolo, prodotto dal Teatro Eliseo in collaborazione con Artisti Riuniti, ETI e Mitipretese nasce dalla volontà di un gruppo di attrici, Manuela Mandracchia, Alvia Reale, Sandra Toffolatti, Mariangeles Torres, di mettere in scena (loro è la regia) questa cruda indagine di cronaca tra le pieghe della condizione femminile.
Lo spettacolo è in scena fino al 2 marzo al Teatro dell'Elfo a Milano, sul sito della sala tutte le informazioni a riguardo.
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