Quando ormai era allo stremo delle forze le avevano spiegato quale sarebbe stata la sua vita da quel momento in poi. Cosi ogni sera il suo protettore portava lei e le altre in questa zona e all’alba le veniva a riprendere.
Tornai ancora da lei. Parlavamo tanto ma facemmo sesso solo un’altra volta. Poi un giorno mi disse che si era innamorata di me. Allora capii che avevo superato il confine e non mi feci più vedere.
Mia moglie mi manca, sono solo, vago nella nebbia e mi rendo conto che io sono nebbia. Inutile, anonimo, un numero di matricola, un nome a cui fare un assegno a fine mese, qualcuno a cui spaccare le gambe per i creditori, un cliente come tanti o forse una possibilità in più per Helena.
Ma per mia moglie io ero tutto. E io ho buttato via tutto.
Helena la pagherà.
Soffrirà lentamente prima di morire, così capirà che non doveva rovinarmi la vita. Sarà mia per sempre esattamente come desiderava. Ma a modo mio. Tanto una come lei non vale nulla. Nessuno piangerà la sua morte.
Fra poco scenderà dalla macchina del suo pappone, lascerò che lui si allontani, poi la farò salire sulla mia, la porterò in qualche posto isolato e la sgozzerò come un maiale. Queste sensazioni così forti, questo volere deturpare il suo corpo sono emozioni che provo da quando l’ho conosciuta e non capisco il perché. E’ come se fosse riuscita a risvegliare una parte di me che dormiva ma che ora si dibatte come un animale in gabbia e vuole uscire. Voglio vedere i suoi occhi implorare pietà, voglio sentire il dolore esplodere dai pori della sua pelle. Voglio aprirle il petto e vedere il suo cuore, tenerlo fra le mani. Cibarmi di lui.
Accesi il motore, staccai lentamente la frizione…
…mi fa male la testa, e la mente è travolta da immagini confuse. Mi sembra di ricordare già me stesso seduto in macchina, una specie di déjà vu della scena che tra poco dovrebbe svolgersi, mentre lei scende da quell’auto.
Mi torna tutto in mente. La nebbia in testa sfuma via. Lentamente.
E incomincio a ricordare ogni cosa: ho svoltato l’auto per fare inversione dall’altro lato della carreggiata e andare da lei, quando mi sono visto all’improvviso due fari enormi squarciare la nebbia e venirmi incontro… e un rumore fortissimo, un boato che mi ha travolto… e caldo, tanto caldo… e buio, nero, nerissimo…
Poi più nulla.
Il mio corpo è chiuso tra le lamiere. Dilaniato dall’impatto.
Lo osservo dal chiuso della macchina.
Non vedo più la mia immagine riflessa nello specchietto.
Non riuscirò a compiere il mio ultimo gesto contro Helena.
Non rivedrò più mio figlio né mia moglie né la mia terra.
E’ questa è la mia condanna?
Resterò nella nebbia, per sempre…
(Un ringraziamento davvero speciale ad Angelo Marenzana, per l’aiuto e la fiducia)
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