Le confessiamo che apprezziamo di più, forse per via di una sorta di deformazione professionale, le sue incursioni nel thriller-horror che i suoi film come La Seconda notte di nozze, La cena per farli conoscere per rimanere agli ultimi due che hanno preceduto Il nascondiglio (ferma restando l’ammirazione per I cavalieri che fecero l’impresa…). Questo perché abbiamo la netta impressione che lei riesca, pur muovendosi all’interno di un genere molto codificato come il thriller, sempre a sorprendere lo spettatore. Concorda con questa nostra impressione?
Il mio atteggiamento nei riguardi del genere thriller-horror è radicalmente diverso rispetto al mio rapporto con il cinema quando mi trovo a raccontare altre storie, più legate alla mia esperienza diretta di vita, alla mia sensibilità. Insomma quando sostituisco la terza persona (lui o lei) alla prima persona (io). Il cinema di genere (in questo caso il gotico) deve obbedire a certe regole, deve rispettare certi appuntamenti, deve rispondere a certi impegni assunti con gli spettatori. Tutto ciò non accade quando mi trovo a raccontare una storia che ha moltissimo a che fare con la mia vicenda umana come Ma quando arrivano le ragazze? piuttosto che La seconda notte di nozze.
Nello scrivere e nel realizzare un film thriller è per me come tornare all'infanzia, al gioco, al grande piacere che ti dà premeditare uno scherzo, qualcosa che stupisca e spaventi, per poi riderne assieme (io e lo spettatore). Una risata rassicurante e liberatoria, dopo aver spartito alcuni momennti di autentico terrore. C'è poco di più da dire se non la necessità di rispettare le regole e nel contempo di non spogliarsi di una propria identità. Insomma di interpretare il genere.
Si sente più libero quando gira un thriller o una “commedia”? Cioè, preferisce girare in funzione di un “mistero” o in funzione dei rapporti personali tra gli attori e tra quest’ultimi e la vicenda stessa che deve raccontare (non che il thriller escluda del tutto il fattore umano, ma pensiamo che quest’ultimo abbia nel thriller un’importanza se non minore differente rispetto alla commedia)?
Quando giro un thriller non posso ricorrere alla mia esperienza di essere umano. Debbo continuamente immaginare come sarebbe se... cosa accadrebbe se... Le indicazioni ai collaboratori o agli attori sono sempre il risultato di un'ipotesi, mai di una certezza. Riprodurre su un set di un film "noir" le atmosfere giuste affinchè gli interpreti le possano interiorizzare per poi restituircele, è impresa non semplice. Occorre una concentrazione di tutta l'equipe assoluta per simulare una situazione così distante da quella che è rappresentata da uno studio cinematografico della solare Cinecittà.
Siamo usciti da Il nascondiglio con la certezza di aver visto un film veramente “essenziale”, un film dove lei è riuscito a sfrondare tutto il superfluo lasciando solo ciò che contava veramente per creare quel clima di attesa (di chi sono le voci che Lei sente nella casa, qual è il mistero che si nasconde all’interno della Snakes Hall?) che è la condizione essenziale di ogni thriller che si rispetti. Le volevamo quindi chiedere se in fase di montaggio ha dovuto tagliare molto oppure in un certo senso ha montato il film mentre girava…
Le colonne portanti del racconto erano già totalmente definite sulla carta, anche perchè con attori americani è impossibile la navigazione a vista, mutare rotta durante il tragitto. Non te lo permetterebbero mai. In questo film ho però commesso una serie di "scorrettezze" che solo il montaggio e un minimo di esperienza ti permettono di compiere. Ho girato un finale con Laura mentre in realtà ne ho girato un secondo senza di lei riservandomi al montaggio la possibilità di scegliere. Naturalmente ho optato per il secondo sorprendendo la stessa Morante che si è trovata coinvolta in una situazione che in realtà sul set non aveva vissuto.
A un certo punto del film vediamo Burt Young portare un mazzo di fiori alla Morante. È chiaramente un tentativo di corteggiamento di un uomo non più giovane nei confronti di una giovane donna (tra l’altro molto bella…). La cosa però non ha seguito. Può spiegarci questa scelta? Le anticipiamo che abbiamo pensato che ciò fosse dovuto al fatto che lei preferisse che Laura Morante rimanesse sola lungo la storia ad affrontare i suoi fantasmi…
Nella sceneggiatura originale l'interesse di Burt Young (l'agente immobiliare Muller) nei confronti della donna senza nome, era più evidente e più esplicito il suo interesse. Esiste una sequenza girata nella quale questa situazione è più chiara. Ma era situata in un momento nel quale la storia aveva la necessità di "decollare" quanto prima. Le divagazioni sul tema avrebbero procrastinato ulteriormente l'avvio essenziale del rapporto fra LEI e la Snakes Hall, che rappresenta la parte più necessaria della vicenda.
Ancora una domanda rispetto a un ruolo maschile. Il motivo per cui il sacerdote interpretato da Treat Williams è contrario al fatto che Lei riapra la Snakes Hall non ci appare chiaro. Può spiegarci meglio il ruolo di Padre Amy?
Padre Amy è un uomo di potere, di piccolo potere locale e come tutti i maggiorenti della città, nel momento in cui LEI rischia di riportare alla luce una verità tacitata da tempo, fa di tutto per dissuaderla. Non so e non mi sono preoccupato di andare oltre. L'importante era che LEI avvertisse attorno a se il vuoto assoluto.
Ci perdonerà ma non possiamo fare a meno di rivolgerle una domanda sul finale, anzi due domande. La prima: si esce dalla sala con l’ultima immagine del film negli occhi: un’inquadratura dall’alto sulla Snakes Hall. È distinguibile Lei seduta (accasciata) sui gradini d’ingresso, mentre tutt’attorno macchine della polizia e agenti. Una voce fuori campo (di stampo giornalistico per così dire…), afferma che all’interno della casa non sono stati rinvenuti i corpi delle due adolescenti responsabili del triplice omicidio avvenuto all’inizio della storia. L’impressione è che tutto ciò che è accaduto all’interno della casa, tutto ciò che Lei/Morante ha visto e sentito in realtà è stato soltanto una proiezione della sua mente evidentemente non del tutto guarita. Ci può confermare questa interpretazione? La seconda domanda: quando in un thriller pensa a come “chiudere”, quale caratteristica si preoccupa di non far mancare mai? In altre parole, lei predilige un finale “sospeso” come ci sembra questo di Il nascondiglio, o al contrario chiuso?
Io sono certo che LEI ha vissuto oggettivamennte quella esperienza ma nel contempo sono certo che nessuno le crederà. D'altra parte la vecchia Liuba nel trascinare il suo macabro fagotto nelle profondità abissali dell'intrico di cunicoli rassicura la sorella dicendole che "tanto quella nessuno la crede". So di avere anche in questo caso messo in campo un ingrediente classico del genere dotando la mia protagonista di un tasso elevatissimo di inattendibilità, dovuto ai suoi trascorsi nel manicomio psichiatrico.
Una nostra curiosità: cosa pensa dei film di M. N. Shyamalan, l’autore di Il sesto senso, di Unbreakable e del recente Lady in the water?
Ho già più volte ammesso la mia sconfinata ignoranza in materia. Non ho visto nessuno dei film che lei cita.
La scelta di Laura Morante ci è apparsa molto coraggiosa visto che per la prima volta si misurava con un ruolo in un thriller. Com’è maturata la scelta?
A mio fratello e me piace proporre cast in qualche modo inediti o almeno spiazzanti. Se è vero che Laura Morante non aveva nel suo curricullum un thriller è altrettanto vero che poche erano le alternative fra le attrici Italiane di quell'età, capaci di recitare un ruolo da protagonista assoluta presente ogni giorno, con una padronanza inonfutabile della lingua inglese. Non era facile trovare un'alternativa, no?
Può dirci qual è stata la scena più difficile da girare? Personalmente ci è piaciuta molto la prima parte del film, quella alla base degli sviluppi futuri: la presentazione, in un certo senso della casa…
Tutte le scene dell'ascensore in quanto la costruzione a Cinecittà non disponeva di un vero ascensore. Tutto il suo salire e scendere è frutto di piccoli (grandi) trucchi di mestiere che lo rendono assolutamente verosimile. Di quelle sequenze vado particolarmente orgoglioso anche se apparirà infantile.
In fase di sceneggiatura era prevista qualche scena (in flash back evidentemente…), con Lei/Morante e il marito e qualche scena del tempo che sempre Lei ha trascorso nella clinica psichiatrica?
No nessuna. Sul passato di Laura è stata calata una saracinesca che solo nel finale viene risollevata. E' tremendo che lei sappia di aver scritto quella lettera anonima che ha prodotto il suicidio del marito. In realtà abbiano compiuto una scorrettezza, un piccolo tradimento del genere. Il\la protagonista di film di questo tipo sono per lo più positivi, qui al contrario abbiamo una protagonista che porta dentro di se una colpa.
Nei suoi progetti futuri figura ancora un thriller?
No, al momento sto lavorando a un film drammatico ambientato a Bologna durante il fascismo.
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