Bello questo saggio sull'horror cinematografico americano dalle origini a oggi. I tre autori de Il buio si avvicina riescono infatti a tracciare un'efficace mappa cognitiva delle pellicole "de paura" che l'industria dei sogni di celluloide ha sfornato nell'ultimo secolo.

La tesi è semplice: l'horror cinematografico è un terreno di sperimentazione continua. Paradossalmente si tratta di uno dei generi più codificati e ricchi di topoi e cliché (dalla casa infestata al "doppio" mostruoso, dalla metamorfosi alle ombre); eppure, proprio per questo, richiede una continua innovazione del linguaggio, della grammatica visiva, degli effetti, portando spesso a sperimentazioni ardite e a innovazioni che poi vengono riprese anche dal cinema "serio".

Tutto questo viene analizzato nel corso del volume (edito nella pregevole collana di manuali della Dino Audino Editore) soffermandosi su aspetti che sono sì tecnici - trucco, effetti speciali, inquadrature, uso della luce e del sonoro - ma veicolano precisi contenuti di senso, con una ricerca spesso molto più consapevole e approfondita di quanto le presunta levità del genere horror lascerebbe suppore.

A corredo di tutto questo c'è un ricco apparato di fotogrammi tratti dalle pellicole citate nel testo, che riescono a mostrare al lettore - anche a quello che non abbia visto alcuni dei film analizzati dal saggio - l'esemplificazione pratica dell'importanza degli angoli di inquadratura, delle location, della ripresa in soggettiva e di tutte quelle situazioni cinematografiche per le quali (è il caso di dirlo) un'immagine vale più di mille parole.

Un volume insomma consigliato proprio a tutti: ai cultori del cinema dell'orrore che vogliono uno strumento completo e sintetico per l'analisi dei classici, ma anche ai neofiti, che potranno così scoprire quali siano i titoli imperdibili e perché sono giustamente passati alla storia di questo genere cinematografico.