Le aule di tribunale, i formalismi procedurali, i cavilli legali, le arringhe toccanti e tutte le peculiari caratteristiche del sistema giudiziario statunitense sono da sempre state oggetto dell’interesse della fiction.
Se molti italiani sono più familiari il procedimento penale statunitense rispetto a quello del nostro Paese, è proprio a per l'abbondanza di telefilm americani che popolano i nostri palinsesti. Prima che fosse trasmesso Perry Mason, nessuno in Italia si rivolgeva a un giudice chiamandolo "Vostro Onore" (Your Honour). Anche la formula di rito: "Objection, your honour!" (Obiezione, vostro onore!), è tipicamente statunitense, così come le risposte del giudice: "sustained" (accolta) o "overruled" (respinta). Con stupore di molti, l’omicidio di primo grado non esiste come reato nell’ordinamento italiano, così come non esiste l’omicidio premeditato (esiste l’omicidio doloso, la premeditazione è un’aggravante). La lista potrebbe andare avanti ancora a lungo... Capita persino che qualcuno in Italia si "appelli al quinto emendamento" della Costituzione americana, intendendo avvalersi della facoltà di non rispondere alle domande di un giudice!
Il legal drama televisivo, a partire da Perry Mason fino alle produzioni più recenti, è un importante filone che affianca le produzioni seriali poliziesche e vi si intreccia strettamente. Ed è colmo di spunti interessanti per gli sceneggiatori, non solo per le caratteristiche sopra citate, ma anche perchè permette - forse più del poliziesco tradizionale - di stare al passo coi tempi che cambiano, di portare l’attualità sugli schermi televisivi e di offrire tematiche scottanti e spunti di riflessione al telespettatore.
A partire da Perry Mason, si è detto.
Una serie che non ha solo il merito di aver segnato l’esordio del legal drama sui teleschermi, ma ha soprattutto quello di averlo fatto in modo memorabile. Eh sì, perché il celebre avvocato del diavolo nato dalla penna di Erle Stanley Gardner, quel Perry Mason già protagonista di varie produzioni cinematografiche, fu reso ancora più celebre - tra il 1957 e il 1966 - da questa fortunatissima serie televisiva della CBS lunga 9 stagioni e 271 episodi, nei quali l’ottimo Raymond Burr veste i panni del protagonista.
Perry Mason è un abilissimo avvocato difensore di Los Angeles, e lavora soprattutto per passione, accettando i suoi clienti indipendentemente dalle loro possibilità economiche, a patto però di essere totalmente convinto della loro innocenza. E Perry Mason non sbaglia mai: in tutta la sua carriera ha perso solamente una causa (si tratta dell’episodio 185 del 1963: The Case of the Deadly Verdict, trasmesso in Italia come Verdetto di morte). In tutti gli altri casi, egli riesce a dimostrare l’innocenza del suo assistito smascherando in aula il vero colpevole.
Nella ricerca di prove per scagionare il suo cliente dall’accusa, Perry Mason é aiutato dalla devota segretaria Della Street (Barbara Hale) e dal giovane e atletico investigatore Paul Drake (William Hopper). L’eterno nemico di Mason é, invece, il procuratore distrettuale Hamilton Burger (William Talman), sul quale l’avvocato ha puntualmente la meglio.
Chi non ha mai sentito parlare di Perry Mason? E chi non riconoscerebbe il celeberrimo tema musicale della sigla, composto da Fred Steiner? Raymond Burr é diventato così popolare grazie al telefilm tanto da ricevere, nel 1960, una laurea in legge ad honorem dall’Università di Sacramento.
Anche in Italia la serie ha avuto uno straordinario successo, ma - purtroppo - solamente 82 episodi sono stati trasmessi dalla RAI.
Può essere curioso ricordare che in origine Raymond Burr non avrebbe dovuto interpretare Mason, bensì il procuratore Burger. Ma all’ultimo, per volere dello stesso Gardner, il ruolo di Burger venne affidato a William Talman, consegnando a Burr quello di Mason.
A quasi 20 anni dalla chiusura della serie, nel 1985 Raymond Burr é tornato a interpretare Mason nel tv-movie Il ritorno di Perry Mason, nel quale l’ormai anziano avvocato decide di tornare in aula per difendere la ex segretaria Della, ingiustamente accusata di un omicidio. A causa della morte prematura di William Hopper, al posto di Paul Drake compare il giovane investigatore Ken Malansky (William Katt). Dal 1986 fino alla morte di Burr, nel 1993, sono stati realizzati altri 25 tv-movie sulle vicende di Perry Mason.
Forse per timore di confrontarsi con il successo di Perry Mason, fino agli anni ottanta gli autori americani si sono dimostrati poco attratti da questo filone produttivo.
Un’eccezione degna di nota è il caso di Petrocelli, serie in 45 episodi (preceduti da un tv-movie pilota) prodotti per la NBC in due stagioni, tra il 1974 e il 1976.
Dopo essersi laureato ad Harvard e aver preso moglie, Tony Petrocelli (Barry Newmann) ha deciso di trasferirsi di esercitare la professione di avvocato in una piccola cittadina rurale del sud-est, ancora lontana dai ritmi tipici delle grandi metropoli: San Remo (si tratta di una località immaginaria).
Di origini italoamericane, Petrocelli vive in un camper e ha spesso a che fare con clienti che non possono permettersi i servigi di un avvocato. Per questo è tendenzialmente sempre in bolletta. Per la parte investigativa del suo lavoro, Petrocelli si avvale di un cowboy locale, Pete Ritter (Albert Salmi).
La moglie di Petrocelli, Maggie, è interpretata da Susan Howard. David Huddleston veste i panni del tenente John Ponce, amico di Petrocelli ma spesso suo nemico in aula di tribunale.
Interessante la tecnica narrativa a flashback spesso usata negli episodi della serie per ricostruire il momento del crimine. Ogni testimone conosce una parte della stessa verità, e ne dà una sua versione: per questo ogni flashback, in soggettiva dal punto di vista del testimone, è diverso da tutti gli altri.
La serie trae origine da un film per il cinema inedito in italia, The Lawyer (del 1970). Caso più unico che raro, già in questo film il personaggio di Petrocelli era interpretato da Barry Newmann. Va ricordato anche il tema musicale della serie, composto da Lalo Schifrin.
Arriviamo così agli anni ‘80, ed è la volta di Matlock. Questa serie é strutturata sul classico modello del legal drama e ricalca lo schema di Perry Mason (anche la casa di produzione è la stessa per i due telefilm): i clienti del protagonista sono sempre innocenti, anche se sfortunate circostanze li ponevano al primo posto della lista dei sospetti. Ma le indagini dello scaltro avvocato riescono a fare chiarezza, smascherando - quasi sempre in aula, e all’ultimo minuto - l’autore del delitto.
Il protagonista, Ben Matlock (Andy Griffith), è il più noto avvocato difensore di Atlanta, come è testimoniato dalle sue esorbitanti parcelle. Ma il meglio di sè, più che in aula di tribunale, lo da nel lavoro di indagine teso alla cattura del vero colpevole, così da dimostrare inequivocabilmente l’innocenza dei suoi assistiti.
A differenza di Perry Mason, comunque, Matlock è una serie molto più scontata, e perdipiù smorzata da vaghi toni da sit-com (come accadrà qualche anno più tardi con un’altra serie, Diagnosis: murder - Un detective in corsia, in un episodio dela quale Andy Griffith è comparso proprio nei panni di Matlock!).
194 episodi di Matlock, preceduti da un tv-movie, sono stati trasmessi tra il 1986 e il 1995, prima dalla CBS e poi dalla ABC. La serie fu ideata da Joal Steiger e Dan Hargrove, mentre la coinvolgente sigla musicale è di Richard De Benedictis.
È il 1986, contemporaneamente al debutto di Matlock, quando il geniale Steven Bochco, reduce dall’esperienza di Hill Street Blues, comincia a interessarsi al genere legal ideando una serie di ben maggiore raffinatezza: il risultato è L.A.Law (“Avvocati a Los Angeles”), sulla quale ci soffermeremo... alla prossima puntata!
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