Il numero di telecamere installate in Italia è stimabile in un milione. E chi è che può andare a controllare uno per uno che vengano cancellati un milione di nastri, tutti i giorni? Come si fa ad impedire che le riprese vengano usate non solo come deterrente per i criminali ma anche per esempio per studiare i nostri comportamenti di acquisto?

Un'inchiesta sulla morte della giornalista Ilaria Alpi e dell’operatore Miran Hrovatin avvenute in Somalia durante la missione ONU “Restore Hope”. Si ricostruisce la tormentata vicenda giudiziaria che non ha ancora accertato chi furono i mandanti del duplice omicidio.

Dopo le stragi di mafia che cosa è cambiato in Sicilia nel potere di “cosa nostra”? In Sicilia il 70% degli imprenditori paga il pizzo e la mafia risucchia il 3,5% del prodotto interno lordo del meridione, ovvero 7 miliardi di euro ogni anno. Cosa nostra oggi non spara più ma sta facendo affari a palate, con un controllo capillare della realtà economica...

Un viaggio durato un anno nei paesi che applicano la pena capitale, alla ricerca della ragione per la quale uno Stato decide di sopprimere la vita. Con la morte di Caino, si risarcisce il danno subito da Abele? I paesi che applicano la pena di morte hanno avuto una riduzione dei crimini?

4 milioni di incidenti, 8mila morti e 300mila feriti ogni anno eppure in Italia quasi mai, nessuno paga per la propria condotta. In realtà, si può correre ben oltre i limiti di velocità, telefonare durante la guida, viaggiare contro mano perché quasi mai si viene controllati. E se si é colti in flagrante non é detto che qualcuno ti imponga di pagare.

Il mondo della pubblicità ingannevole ed è frutto di un lungo lavoro di ricerca tra centinaia di spot e slogan censurati dall’antitrust. E’ ingannevole quella pubblicità che, pur di convincere all’acquisto, va oltre il confine della seduzione e inganna, adoperando tutti i mezzi a disposizione.

La pena di morte, la mafia, truffe di ogni genere... questi gli argomenti trattati da Report. Disponibili anche on line

Report nasce nel 1997 come naturale evoluzione del programma sperimentale "Professione Reporter" in onda su Rai2 dal 1994 al 1996. Era un rotocalco di informazione che proponeva un cambiamento di metodo rispetto al giornalismo tradizionale: il videogiornalismo. Milena Gabanelli (autrice del programma) dà spazio e tempo a tutti i freelance che lavorano con la propria telecamera e aspirano ad un giornalismo più impegnato. Invita nel piccolo studio i nomi più famosi del giornalismo tradizionale a dibattere su questa nuova frontiera. Il sindacato insorge: vede nel metodo un'arma per la riduzione di posti di lavoro.

Da quell’esperienza si forma un gruppo anomalo, forse unico nel panorama giornalistico, con una passione comune: l’inchiesta investigativa. Un genere di giornalismo abbandonata a causa degli alti costi, ma forse anche perchè richiede, da parte del giornalista, un grande impegno personale. La forma scelta è quella vecchio stile, abbinata al metodo di lavoro più

innovativo fra i network occidentali. Così la Gabanelli dà vita a Report, una scommessa che per durare negli anni aveva bisogno di autori che ci credessero e con il coraggio di resistere alle difficoltà. Grazie al lavoro di giornalisti come Bernardo Iovene, Sabrina Giannini, Stefania Rimini e Paolo Barnard la testata si è affermata e successivamente rafforzata con il contributo di altri professionisti che via via sono entrati nel gruppo di lavoro.

Dal 2001 Report viene programmato in prima serata e oggi è un punto di riferimento nel giornalismo d’inchiesta prodotto dalla Rete.

Il metodo organizzativo di Report non ha nessun modello di riferimento nei Network nazionali. Ecco i nomi dialcuni suoi giornalisti: Sabrina Giannini, Bernardo Iovene, Stefania Rimini, Giovanna Boursier, Giorgio Fornoni, Sigfrido Ranucci, Michele Buono, Giuliano Marrucci, Piero Riccardi.