«Ma come… Io non riesco a non vederti, ti amo, oh, ti amo, e tu mi ami, Alex. Come farai senza di me?»

Mi chiamò “piccola” e mi disse che ce l’avrebbe fatta a non vedermi. Che avrebbe sofferto, ma che ce l’avrebbe fatta. Che animo nobile, che bella figura di uomo.

«Cos’ha tua moglie?» gli chiesi. Un tumorino, magari?

Mi guardò e abbassò la testa. «Un problema serio, Monica. Devo starle vicino a tutti i costi anche se amo te. Dimenticami, vuoi?» Magari se muore poi torni da me, Alex, no? Ehi, hai detto proprio “dimenticami, vuoi?”, come Brad Pitt in ‘Il mio nome è Joe Black’.

«Pensami, però» dissi.

«Oh, piccola, grazie. Ti penserò ogni ora di ogni giorno di ogni settimana di ogni anno.» Mi amava, lo sapevo. Come sapevo che la storia della moglie non era altro che una pietosa bugia. In realtà lui si sacrificava a restare con la racchietta quarantenne e con la piccola rompiscatole solo perché avrebbe sofferto troppo a non poter stare con me ogni notte e ogni giorno.

Piansi molto, quel pomeriggio davanti al mare di Gallipoli. Piansi, ma anche se l’Alex non aveva torto il punto era che comunque non lo avrei più visto. Dovevo farmene una ragione. Mi aveva detto che mi avrebbe sposata, se avesse potuto, ma la moglie qua, l’Asia là… Magari se la strega crepa poi ne possiamo parlare, di matrimonio, basta aspettare e avere fiducia nel destino. Mica ho avuto tanto dalla vita, io.

Certo, avrei potuto pensare che lui volesse chiudere perché non gliela davo più, ma non era così. Mi amava alla follia e aveva fatto quel passo per puro altruismo, chiaro. Il fatto che avesse una moglie oppressiva e una figlia odiosa – me le descriveva sempre così, l’Alex – non era colpa sua, in fondo.

Passai qualche giorno a servire aperitivi e irish coffe, finché dopo due settimane non conobbi un avvocato sessantenne di Lodi e mi ci misi insieme. Era del nord come me, ma a guardarlo faceva proprio schifo, devo ammetterlo. Un vecchio maiale, ma con un sacco di soldi. Mi fece lasciare il Las Palmas e mi portò a vivere a Lodi. In breve tempo divenni famosa fra i maialetti che bazzicavano i bar della piazza centrale. Mostrarmi a tutti quei porcelli dopo la messa della domenica mi eccitava, mi aiutava a dimenticare il lardo dell’avvocato e il viso dell’Alex.

L’avvocato con l’uccellino semimoscio non mi avrebbe lasciato più, ne ero certa, e questo mi avrebbe garantito solidità economica per qualche anno, fin quando non fosse schiattato. Dico: a uno in quelle condizioni, tutte quelle viagrate non facevano poi tanto bene, al cuore. Schiatta, schiatta pure. Cazzo me ne frega? E lasciami i soldi.

Fare in modo che un uomo non mi lasci più è un gioco da ragazzi, l’ho detto già. Il segreto è fare a letto le cose che piacciono a lui e farle in modo formidabile.

Certo, il lombardo era mezzo impotente, si eccitava solo col pillolino blu cobalto. Certo, nella mia testa c’era sempre e solo l’Alex, la sua sessualità dura, cattiva, le sue godute nella mia bocca, le deliziose volgarità dette mentre venivo due, cinque, otto volte di seguito. Certo, pensavo a lui, ci pensavo sempre, e quando ci pensavo mi toccavo la passera ricordando quando le sue labbra umide me la leccavano, e la sua camminata, e le sue mani, poi risentivo il suo affare strusciarsi sul mio corpo…

Fra messe domenicali e qualche strip privato per gli amichetti fidati del mio avvocato, passò qualche mese.

Un giorno mi chiamò il Lory, il commercialista porco di Ancona con cui c’eravamo divertiti quella sera a casa mia davanti all’Alex. Mi disse che su internet c’erano delle mie foto. Lui seguiva tutti quei siti per amatori e ne sapeva una più del diavolo. Anche perché per farglielo venire bello duro quella sera le foto gliele avevamo fatte vedere tutte e quindi le conosceva bene. Mi diede il link e andai a vederle. Restai di stucco. C’ero, e che pose! Erano le foto che avevo fatto con l’Alex. Di dietro, davanti, di sotto, di sopra. Non il viso, per fortuna. Sotto una didascalia c’era scritto: “Ecco a voi una stronzetta di ventun anni che mi sono scopato a sangue ehehehe. Una troietta di cui non me ne è mai fottuto niente e che ho scaricato nel cesso appena ha cominciato a non voler scopare più ehehehehe. Per scaricarla ho inventato anche una malattia di mia moglie che non esisteva. Eheheheh” C’erano dei commenti di altri utenti del sito, sotto. Tutti di questo tenore: “Bravo” “Troia” “Sei un grande” e via dicendo.

Oh…