Hanno dato anche loro un bel contributo alla storia del cinema, seppure da una posizione defilata. Sono transitati a migliaia da Intolerance ad Alì Babà, da Spartacus a Braveheart.
Ormai, soppiantate dalle tecnologie digitali, le comparse (giacché è di loro che stiamo parlando…) stanno sparendo.
Qualche dato: a metà degli anni ’80 una delle più importanti agenzie di comparse inglesi, la Central Casting, poteva contare su almeno 1600 figuranti. La liberalizzazione del mercato (niente più licenze o iscrizioni ad agenzie del settore) ha prima portato il numero via via a crescere fino alla cifra di 50mila, per poi contrarsi al punto che oggi la Central Casting non ha più iscritti.
Il motivo di tale calo è in larga parte dovuto all’uso sempre più diffuso delle tecnologie digitali, grazie alle quali si riesce a ottenere lo stesso effetto senza dover muovere (e quindi sfamare e pagare) migliaia di comparse in carne e ossa.
Se volessimo segnare una data spartiacque tra umano e digitale, questa potrebbe essere fissata intorno alla metà degli anni ‘90 quando Zemeckis in Forrest Gump (1994) ricorre alla computer grafica per moltiplicare la folla assiepata davanti al Lincoln Memorial di Washington (dove Gump/Hanks, reduce decorato del Vietnam, prima finisce sul palco di una manifestazione contro la guerra, e poi incontra di nuovo Jenny/Robin Right Penn) tendenza che da allora non si è più arrestata, diventando (vedi la trilogia di Il signore degli Anelli e 300) prassi comune.
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