Una storia che sembra iniziare come La Promessa (una bambina scomparsa durante il tragitto verso casa, l’affanno dei genitori), cambia repentinamente strada per andare da tutt’altra parte, da una parte che sembra fuoriuscire da Twin Peaks, quell’incursione di Lynch nella TV che nell’affollarsi delle citazioni sorte attorno a questa La ragazza del lago, debutto cinematografico di Andrea Molaioli, nessuno ha citato, preferendo Dürrenmatt (per via dell’atmosfera sospesa della storia) e Simenon (il marcio dietro, anzi dentro, la provincia), autori letterari che ovviamente hanno la loro ragione per essere citati. Abbandonata la falsa pista, la storia ricade su di un delitto, con il ritrovamento del cadavere di una giovane donna sulle sponde di un lago (come Laura Palmer appunto…), nudo, composto nelle fattezze di una dormiente, coperto alla meno peggio (forse tutti atti di estrema pietà…) da una giacca (anziché da un telo di plastica come Laura Palmer). Ad occuparsi del caso un commissario, Sanzio (Toni Servillo) che dà inizio ad un’indagine a cerchi via via sempre più stretti come qualsiasi indagine che si rispetti. Nel suo procedere si imbatterà in genitori affranti e fidanzati, in matti di paese ed ex datori di lavoro, nel quieto vivere e in disgrazie famigliari che lasciano il segno, con la preoccupazione massima di riuscire a distinguere il grano dal loglio. Accolto da applausi in pratica a trecentosessanta gradi, La ragazza del lago sa ritagliarsi uno spazio tutto suo nel continente del thriller con un incedere felpato (molto felpato…). Questa pare essere la chiave della sua riuscita, un continuo scivolare a fianco dei fatti, senza forzature ma anche senza cedimenti all’effetto facile, al colpo di scena cercato a tutti i costi, consapevole che basterebbe un nulla per compromettere l’equilibrio raggiunto. Il finale poi, con la cinepresa che lascia il suolo per appostarsi nell’aria a scrutare con discrezione le umane faccende, lascia intendere come accanto all’attività investigativa ci sia dell’altro.
Premio Isvema 2007 assegnato dal SNGCI (Sindacato Nazionale Critici Cinematografici) e premio Francesco Pasinetti come “miglior protagonista maschile” a Toni Servillo).
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