Con Dario Flaccovio Editore, Giacinta Caruso ha pubblicato i thriller Il giardino delle delizie e Il triangolo di Rembrandt.
Il primo romanzo, ispirato alla vita misteriosa di Bosch, è stato tradotto in Serbia dall'editore Monomanana e sarà proposto in Russia da AST Publisher e nella Repubblica Ceca dalle edizioni Metaphora. Metaphora darà alle stampe anche Il triangolo di Rembrant, opzionato dal Gruppo Ilhsa per l'Argentina e i paesi di lingua spagnola.
Abbiamo sentito l'autrice laziale che presto pubblicherà, questa volta in Italia e sempre con la casa editrice di Palermo, altri due romanzi, uno che proseguirà la serie delle vite segrete dei maestri della pittura e un giallo incentrato sul furto di un manoscritto.
Le traduzioni all’estero sono un bel traguardo. Fortemente cercate, capitate per volere del fato o per il lavoro di supporto della casa editrice italiana?
Se devo essere sincera, le traduzioni all’estero erano fra i miei sogni nel cassetto. Se sono diventate realtà, è stato grazie all’ottimo lavoro della Dario Flaccovio Editore.
Pensi che i tuoi romanzi siano difficili da tradurre? Più banalmente, hai paura che le manine di altri possano "fare danni" sul tuo testo?
Prima di rispondere, voglio raccontare la mia esperienza con le traduzioni. Il mio primo romanzo, scritto ormai più di dieci anni fa, aveva per protagonista un commissario alla corte di Luigi XVI. L’idea era di farne una serie (e così è stato perché ho scritto due episodi, mai pubblicati però). Dunque, scrivo il primo e lo spedisco a quasi tutti gli editori italiani. Mi torna indietro una valanga di lettere di rifiuto. Non mi do per vinta. Che faccio? Nella mia ingenuità (o megalomania), mando il romanzo agli editori francesi e inglesi. E qui incomincia l’odissea, perché un editore inglese crede nel progetto (in cui credo ancora tantissimo anch’io) e mi dice che se ci fosse una traduzione forse, chissà… E’ ovvio che mi precipito a far tradurre il romanzo. La prima traduzione però viene bocciata. Testardamente, mi imbarco in una seconda traduzione, scegliendo questa volta il traduttore a Londra. E’ inutile dire che l’editore respinge anche questa e quella successiva, la terza, con traduttore sempre inglese. Beninteso, i traduttori non erano presi dalla strada, ma lo facevano di mestiere. Questa storia mi ha insegnato che una buona traduzione, più che riprodurre fedelmente il testo, è quella che sa ricrearne l’atmosfera, cogliendone in pieno i significati emozionali.
Bosch, Rembrandt… e poi? La butto lì: Goya, o forse Munch?
No, il protagonista del mio prossimo romanzo sarà Dürer.
Per ultima la domanda madre, anzi, per renderla meno scontata giriamola così: perché i pittori e non gli elettricisti?
Con tutto il rispetto per la professione, gli elettricisti di solito non sono personaggi indimenticabili. Che dire invece di un pittore come Bosch, che ha realizzato opere quali il "Trittico delle delizie"?
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