Davide non si addormenta più. Dopo quelli che crede esser cinque minuti, si alza e va in cucina, prende una sigaretta, l’accende. Alza la tapparella, si appoggia al muro e guarda fuori. Lampioni accesi, auto ferme, muri, finestre disabitate, lampione spento, poco movimento. Cartelloni sporchi pubblicità vecchie vetrine chiuse altre abbandonate, e poi: un topo che attraversa la strada l’ombra di un pipistrello attorno a un lampione, foglie morte. Porta la sigaretta alle labbra: boccate lunghe, senza voluttà.

Rimane in cucina un quarto d’ora buono. Per tutto il tempo spera che arrivi Gabriella. Per chiarire, per lasciarlo parlare. Quando vede che non arriva, e il sonno invece lo tenta, apre il frigo, beve dalla bottiglia dell’acqua un lungo sorso, rimette la bottiglia al suo posto. Con un gesto secco spegne la luce, strascicando i piedi torna in camera e senza accendere l’interruttore si distende sulla sua metà del letto.

Passa un minuto a chiedersi ancora che cosa sia scattato nella mente di sua moglie. Probabilmente gelosia. Immotivata, ma è l’unica cosa che gli viene in mente.

Sente ancora, un istante, quell’odore straniero, diverso. Gira la faccia verso di lei. Si avvicina un poco. Annusa. Odore strano.

Ritorna sul cuscino. Dopo un po’, si addormenta.