Al Teatro Stabile di Mordano si svolgerà stasera alle ore 21,00 Corpi Estranei lettura scenica di racconti dell'inquietudine di Mauro Smocovich di e con Matteo Cotugno e Anna Rita Fiorentini. Racconti che fotografano momenti, sogni e deliri di una vita marginale con una puntualità di particolari che oscillano sempre fra una leggerezza lirica, da sintesi poetica, una pesante malinconia da noir e un po’ di ironia da bozzetto vivace.

Mani che danzano nella luce, urla perentorie e sguardi ammiccanti. Sono le presenze sceniche di Matteo e Anna Rita a catapultarci in un mondo di visioni, di favole amare, di parole scelte nelle pozzanghere.

"La giostra dei pensieri che dal silenzio centripeta alla parola e prende forma uscendo allo scoperto. La massa dei segni diventa suono e senso al nostro interno…” (da Un racconto a spirale)“

"…il bambino nello specchio non sembra lui. L’uomo della porta non sembra papà…” (da Il bambino nello specchio)

“Non ci credevo. In vita non ci credevo. Arrivo qui… davvero un bello spettacolo! C’è solo da provare. E quello che provo stavolta mi basta. Fuoco… dico una parola piena. La parola rotola, come palla di grasso, sfrigola su una piastra rovente. Odore di buono. È la mia carne che brucia.” (da Fuoco eterno)

Corpi estranei: estraneità dentro e fuori di noi, lontana e vicina, che ci spaventa, checi rende unici, che ci minaccia, ma che con uno sguardo ironico, ci può anchedivertire. Cosa è estraneo? Chi è estraneo?

la rassegna prosegue:

24 MAGGIO

“OMBRE ROSSE”

Lo spettacolo "OMBRE ROSSE" nasce da un'idea dell'attore Marco Cavicchioli e del giornalista-scrittore Andrea Schianchi, che hanno avuto il comune desiderio di portare alla luce e mettere in scena le storie tragiche e buffe, divertenti e malinconiche di un secolo di comunismo. Da Lenin a Trotzkij, da Che Guevara a Mao Tze Tung, da Gramsci a Stalin, dai gulag alle rivolte studentesche: frammenti di un mondo e di un'ideologia che sembrano essere svaniti in una bolla di sapone, ma che hanno lasciato sul campo romantici nostalgici. Sotto la supervisione artistica di Giampiero Solari, accompagnati dal dolce suono della fisarmonica di Salvatore Panu, vedremo rappresentati sul palcoscenico il dramma di Garcìa Lorca davanti al plotone di esecuzione; la struggente malinconia di un anziano compagno che vede cambiare il nome del PCI, la rabbia e la vergogna che si provano davanti all'instaurazione della dittatura di Pinochet in Cile, l'elenco di un personaggio che ha conosciuto tutti i bolscevichi e li racconta così come lui li ricorda. E' una satira sul significato di che cosa il comunismo ha lasciato nell'anima dellagente, un viaggio in un universo che sembra essersi completamente dissolto, ma che ha lasciato grandi cicatrici nel presente. E' un culto tragicomico sulle miserie e gli splendori della più grande utopia del `900 Si tratta di una rappresentazione in itinere costituita da numerosi testi, a cui hanno collaborato Michele Serra, Francesco Piccolo, Marcello Fois e Massimo Carlotto, si intrecciano e si intersecano dando origine a una appassionata e nostalgica rievocazione del grande passato del comunismo, dai toni intensi e forti, e al tempo stesso ironici e scanzonati che caratterizzano da sempre l'attore.

31 MAGGIO

“SIRENA, MEZZO PESANTE IN MOVIMENTO”

Sirena è un manuale di combattimento. Parla del coraggio di Barbara Garlaschelli, l'autrice, e di tantissime altre persone: quelle incontrate negli ospedali, nei centri diriabilitazione ma anche nelle strade; dei nostri vicini di casa e del coraggio di tutti quelli che stanno al loro fianco. A quindici anni, in vacanza al mare, tuffandosi in acqua la scrittrice si è lesionata la quinta vertebra cervicale. Sirena è la storia dei dieci mesi successivi all'incidente trascorsi passando da un intervento chirurgico a un rigoroso programma riabilitativo che non le hanno comunque permesso di recuperare l'uso delle gambe. Il libro è una denuncia contro il dolore e contro l'ingiustizia della malattia, contro l'indifferenza e la mancanza di sensibilità per chi soffre. Sirena è un racconto sincero senza inibizioni: parla con naturalezza di sofferenza, di disperazione, ma è altrettanto disinibito nel far ridere e nel mostrare la grande ironia dell'autrice.

7 GIUGNO

“PIANO DELTA”

romanzo scritto a quattro mani da Giampiero Rigosi e Guido Leotta. Tre ragazzi bolognesi rimangono coinvolti in una tragicomica rapina in una villa cheli costringe a rubare un'auto e a fuggire. Storditi, eccitati, indecisi sul da farsi, si troveranno impantanati tra la terra e il mare del delta del Po, in mezzo a geografie umane e ritmi per loro totalmente estranei. Incontreranno uno stunt-man in età pensionabile, una prostituta ironica e "tosta", gli animatori di un fallimentare Festival dell'Unità e una delle più scalcinate bande di blues "a est di Chicago". Reagiranno in tre modi inaspettati, e nuovi orizzonti si apriranno, enigmatici, di fronte ai loro sguardi, ormai non più adolescenti. Personaggi stralunati, fuori dalle righe, dialoghi serrati, ironia e malinconia, tutto questo si respira nel corso dello spettacolo portato in scena da Matteo Belli con le musiche originali del FAXTET, gruppo di bluejazz.

14 GIUGNO

“QUI CITTÀ’ DI M” di Piero Colaprico

E’ un giallo a tutti gli effetti, sanguinario, doloroso, ridicolo, allegro, ambientato in questa città di M che è Milano, dove tutti quelli che vivono, ogni giorno si domandano che ci stanno a fare in questo schifo di città e poi… ci restano incollati,alla ricerca di un sogno che forse li potrebbe salvare… o, forse, invece uccidere. Le grandi città cambiano, le dinamiche della vita metropolitana impongono all’attenzione dei mass media e dei cittadini nuovi temi, nuovi fatti e nuove contraddizioni: sono questi aspetti, spesso crudi, che lo spettatore che assiste alla rappresentazione teatrale “Qui città di M.” sente premere emotivamente sulla propria visione della contemporaneità. “Qui città di M.” è molto più di una recita teatrale: allo stesso tempo, è un’inchiesta e una vera e propria denuncia rivolta alla vita della metropoli. Tratto dall’opera noir “Trilogia della città di M.“, scritta da Piero Colaprico, lo spettacolo va in scena con un monologo che unisce teatro e letteratura, in un susseguirsi intenso di situazioni metropolitane, poliziesche, giornalistiche e, soprattutto, umane. Due efferati omicidi, un nuovo ed inquietante giallo da risolvere per la polizia. Sette personaggi, ognuno di essi coinvolto a diverso titolo nell’ennesima vicenda noir chesi snoda per le vie della grande città. Contraddizioni, debolezze, insicurezze, ma anche desiderio di andare avanti, di sopravvivere nella e alla giungla metropolitana emergono crudemente nei personaggi della storia. Arianna Scommegna dimostra una rara bravura teatrale ed un’intensa capacità comunicativa: con lei, così coinvolgente ed espressiva, lo spettatore si emoziona e, soprattutto, riflette su quanto sta cambiando nella grande città, dove incerte sfaccettature e oscuri timori colorano la vita che scorre, a Milano come in altre metropoli. La grande città ti entra dentro, ti cambia nel profondo, ti sbatte in faccia una realtà umana spesso poco decifrabile, dove le relazioni sociali, il lavoro ed i ritmi quotidiani, al di là delle grandiose luci sfavillanti, prima nascondono e poi rivelano nuove zone d’ombra capaci di spingere anche individui insospettabili in profondi abissi. In abissi da letteratura noir, certamente, ma anche densi di realtà e di vera cronaca.

21 GIUGNO

AUTOSOLE di Carlo Lucarelli

Lo scenario è l'Autostrada, una qualsiasi autostrada assolata e trafficatissima del nostro Paese, in cui stanno circolando migliaia di automobili con a bordo altrettante comparse di questo squarcio di vita. Improvvisamente, la coda, una feroce, terribile coda sull'autostrada. Tutti noi sappiamo bene cosa voglia dire rimanere fermi in questo gigantesco serpente di macchine, sotto il sole rovente o in galleria, circondati da una marea immobile di altre automobili, al cui interno, altrettanto innervositi, stanchi e ansiosi, si trovano i nostri "compagni di sventura". Lucarelli ha semplicemente immaginato le storie di alcuni di questi esseri umani intrappolati. Storie drammatiche o divertenti, storie senza via d'uscita o piccoli contrattempi che presto saranno superati. In un respiro comune, che è quello dei mille e mille motori accesi, si discostano i singoli respiri dei personaggi scelti dall'autore: un rapinatore ferito in fuga, un ragazzo convinto di "avere fatto colpo" su una bella ragazza che lo fissa dalla macchina accanto, una famigliola in viaggio con un figlio terribile che ama le pistole, un camionista che nasconde un passeggero "scomodo", un finto "duro" con un cuore d'oro, un rappresentante che deve avvisare l'amante del suo arrivo in città... Non è tanto il nome, o la personalità, che li caratterizza; a farlo sono i mezzi che stanno guidando: una Ka metallizzata, una Twingo, una 2CV azzurra, una Tipo bianca, una Fiat Barchetta, uno Scania Bianco, una Prinz verde, una Porsche metallizzata... E seguiamo le loro auto, e la loro vita, sin quando non si allontanano all'orizzonte, sin quando non abbandonano il serpentone autostradale. Dopo sarà inutile.

L’incipit dello spettacolo: Bravo azzurra. 180 km/h. Terza corsia. L'aria calda che entra dai finestrini aperti schiaccia i fogli del listino prezzi contro il lunotto posteriore ed è come avere due phon puntati contro le tempie. Lui guarda l'orologio e pensa Marangoni subito, pausa pranzo dalla Luisa e dopo Longaretti, che tanto fa orario continuato. Poi pensa: No, il pomeriggio Longaretti chiude. Allora prima lui, poi Marangoni esalta la Luisa. Poi pensa: la Luisa. Schiaccia l'accelleratore, mentre prende il cellulare. Longaretti? Mi spiace, un imprevisto...

ALLE SERATE DI READING SARANNO PRESENTI GLI AUTORI