30 secondi di SIGLA

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Blue Shadow / Tema di Silvia

Berto Pisano e la sua Orchestra

Terza puntata

                                   AEROPORTO. Esterno giorno

La frenesia della gente in arrivo e in partenza. 

Philippe è in attesa dell’aereo proveniente da Monaco, quello delle ore 14. Mancano pochi minuti. Philippe gira nella hall, è decisamente nervoso, preoccupato che Sylvia non torni più. La voce dell’altoparlante annuncia l’arrivo del volo da Monaco. Philippe si dirige verso il cancello di uscita. Con inquadrature rapide, a stacchi molto brevi, vediamo l’arrivo dei passeggeri, Philippe che cerca fra loro Sylvia, ma la donna non c’è. È indeciso se andare via o aspettare ancora. Gira per l’aeroporto alla sua ricerca, s’informa sul prossimo volo da Monaco. Decide do aspettare anche questo. Rapidi flash sull’attesa dell’uomo, che diviene sempre più nervoso, sicuro dell’inutilità della sua attesa.  È sulla terrazza ora e vede l’aereo scendere sulla pista.

Rientra nella hall, si dirige verso la porta di uscita: arrivano i primi passeggeri da Monaco. Anche fra questi, Sylvia non c’è. Philippe si allontana deluso, si gira ancora una volta, quasi per un gesto automatico e si ferma sorpreso: al di là della porta, Sylvia sta parlando con un uomo. Philippe non lo conosce, ma noi sì: è l’uomo elegante, dai capelli grigi, che abbiamo visto seguire Sylvia.

Philippe guarda incuriosito i due che parlano in modo concitato. Sylvia sembra turbata da questo incontro con l’uomo, di nuovo in lei è evidente la paura. Vede finalmente Philippe e lo guarda come una liberazione, una via di uscita per liberarsi dell’uomo che la spaventa. Quasi correndo, si getta incontro a Philippe.

                                              SYLVIA

Philippe…

Philippe è sorpreso da questa reazione, ma ancora di più lo diventa, quando Sylvia si avvicina, lo abbraccia, lo bacia, dolcemente, sfiorandolo sulle labbra.

Sono contenta di vederti, non credevo che saresti venuto.

Philippe sorride felice, è emozionato per quello strano ed imprevisto entusiasmo di Sylvia.

                                               PHILIPPE

Ho anche avuto la pazienza di aspettare due aerei.

Si accorgono soltanto ora che l’uomo è ancora fermo vicino a loro. Sylvia sussurra qualcosa a Philippe cercando di mascherare la sua paura.

                                               SYLVIA

Non so chi sia, mi ha avvicinato quando sono scesa dall’aereo, dice di conoscermi. Per favore, andiamo via.

Così dicendo, Sylvia si allontana e Philippe resta faccia a faccia, con lo sconosciuto. Questi sorride a Philippe con aria imbarazzata e, almeno in apparenza, intimidita.

                                               SCONOSCIUTO

Mi stavo già scusando con la signorina…una somiglianza straordinaria…l’avevo scambiata per una mia amica. Mi scusi ancora, veramente una somiglianza straordinaria.

Fa un inchino e si allontana, prima di scomparire, fra la gente, Lo vediamo voltarsi indietro ripetutamente, come a controllare i movimenti dei due giovani.

Philippe resta ancora un attimo a guardarlo ma, quando parla, l’altro ormai è troppo lontano per poterlo sentire.

                                               PHILIPPE

Già, anch’io l’avevo scambiata per un’altra.

Raggiunge Sylvia che ha cominciato a muoversi verso l’uscita.

                                               PHILIPPE

Quando non ti ho visto arrivare con il primo aereo ho pensato che non saresti tornata più.

Sylvia, da quando l’uomo si è allontanato, non ha più l’entusiasmo di prima, anche se sembra contenta di avere Philippe accanto.  Adesso i due attraversano la hall dell’aeroporto.

                                               SYLVIA

La mia vita è qui, non capisco come tu abbia avuto una simile idea.

                                               PHILIPPE

Forse perché non ho mai la sensazione precisa di afferrarti, ti vedo e scivoli via, sei diversa un attimo dopo.

                                               SYLVIA

Ho pensato a te questi giorni, soprattutto a come ti ho conosciuto…

lo fissa

credo che tu abbia provocato quell’incidente.

Philippe è sorpreso poi ride.

                                               PHILIPPE

Non credi ad una fortunata coincidenza.

                                               SYLVIA

Non molto e poi soltanto volendo farlo, potevi venirmi addosso in quel modo…

                                               PHILIPPE

Per farlo apposta, avrei dovuto avere una ragione.

                                                SYLVIA

L’unica: eri ubriaco. Ma adesso che ti conosco, sembri proprio il tipo che non si ubriaca mai. Devo ammettere che gli uomini hanno inventato molti sistemi per avvicinarmi, ma nessuno era arrivato al punto d’investirmi.

                                           PHILIPPE

Questi sistemi di solito riescono?

                                               SYLVIA

No, quasi mai. Comunque la tua è stata una ottima idea.

                                             PHILIPPE

Ti avevo già visto, ti conoscevo ma non sapevo il tuo nome. Mi sei apparsa davanti un giorno,  in un modo improvviso, quasi violento.

L’altra sera, quando ti ho vista scendere dal battello, non ho potuto fare a meno di seguirti.

I due escono dall’aeroporto e si dirigono verso l’auto di Philippe nel parcheggio.

                                               SYLVIA

Sei sempre così, quando desideri conoscere una donna?

                                             PHILIPPE

Credo di non averlo mai fatto, prima.

I due arrivano all’auto. Sylvia lo guarda, colpita dal tono dell’uomo, che le parla come se la conoscesse da anni e la desiderasse da tanto più tempo ancora.

Philippe getta la borsa sul sedile posteriore, mentre la donna si toglie la giacca del vestito. Philippe, sollevando la testa, vede la cintura che lei porta ai pantaloni: una cintura con una strana borchia a forma d’animale.

FLASH VISIVOIn dettaglio, il particolare della borchia a forma d’animale, in una delle fotografie scattate in casa di Philippe.

L’espressione di Philippe cambia improvvisamente. Di colpo ha la conferma dell’identità di Sylvia. Alla donna non sfugge questo cambiamento.

 

                                              SYLVIA

Che cosa hai?

Philippe cerca di riprendersi

                                                PHILIPPE

Stavo guardando la tua cintura, originale come disegno.

                                               SYLVIA

Sì, è piuttosto bella, ma purtroppo è un’idea che ha avuto successo.

                                               PHILIPPE

Che cosa vuoi dire?

                                               SYLVIA

Ormai la vendono nei grandi magazzini per pochi franchi, io la metto lo stesso perché mi piace.

Philippe non sembra molto convinto.                                                         

Entrano nell’auto, lui comincia a fare manovra ed a muoversi, Sylvia lo tocca con la mano.

                                               SYLVIA

Guarda, una gemella…

Philippe guarda verso il punto indicato dove si trova una donna: zoom in avanti ad inquadrare in dettaglio una cintura con la borchia a forma d’animale.

Come disegno esclusivo è piuttosto diffuso.

Philippe le sorride: tutto sta tornando come prima.

                                               PHILIPPE

Sono contento per il disegnatore se la sua idea ha avuto successo.

guardandolo incuriosita

                                               SYLVIA

Dai importanza a cose piuttosto piccole, direi…

                                               PHILIPPE

Sto cercando di conoscerti anche nelle piccole cose ed è un’esperienza molto piacevole.

L’auto si allontana dall’aeroporto, sparendo fra le altre auto incolonnate verso la città.

 

                        ESTERNO CASA SYLVIA Esterno giorno

La villa di Sylvia circondata dal parco delimitato da un alto muro di cinta. La m.d.p. panoramica intorno alla villa fino ad inquadrare l’auto di Philippe che avanza, vedendola sempre con la villa “in campo”, in modo che incomba su Philippe e su Sylvia con una presenza ostile. Soprattutto per Sylvia. L’auto si ferma al cancello.

                                               PHILIPPE

Posso salire da te?

Sylvia sembra a disagio.

                                               SYLVIA

Mia madre sta aspettandomi.

                                               PHILIPPE

D’accordo, ma non puoi presentarmi?

                                               SYLVIA

Sono due giorni che non mi vede, ed ho molte cose da dirle…poi mia madre non esce quasi mai, la tua presenza la metterebbe a disagio.

                                               PHILIPPE

Prima o poi, dovrà conoscermi o anch’io sarò uno dei tuoi segreti?

Lo guarda.

                                               SYLVIA

I miei segreti? Perché pensi che ne abbia?

                                               PHILIPPE

Non lo so, l’ho detto senza pensarci. C’è qualcosa di misterioso dietro il tuo sorriso, i tuoi occhi.

Guarda la casa che sembra incombere su di loro.

Anche la tua casa sembra accrescere questo senso di mistero

                                                SYLVIA

È soltanto molto vecchia… scusa, ma devo andare.

Apre lo sportello, esita per un attimo e poi dice:

Sono felice che tu mi abbia aspettato, possiamo vederci questa sera, se vuoi.

Sul viso dolce e bellissimo di Sylvia in questo momento

Stacco su                                                           

                                      CLUB PHILIPPE Interno notte

Lenta panoramica sull’ambiente che abbiamo già visto: il complesso suona una musica triste.

Philippe è solo, seduto al banco del bar, sta aspettando Sylvia. Vicino a lui un uomo sta raccontando una storia al barman che lo ascolta con un’infinita e professionale pazienza. L’attenzione di Philippe è rivolta soprattutto alla porta, da dove deve apparire lei.

                                                           CLIENTE

…Era proprio Louis, identico a com’era dieci anni fa. quando è uscito di casa per andare al lavoro e non è tornato mai più... mi ha invitato a casa sua per presentarmi la moglie

                                                           BARMAN

Si è sposato un’altra volta?

                                              CLIENTE

Già, con una che somiglia anche un po’ a Maria. E ha due figli, come quelli che ha lasciato qui solo che sono più piccoli…tutto come prima, la sua vita non è cambiata di una virgola

                                              BARMAN

Ma allora perchè è sparito in quel modo?

                                             BARMAN

Il bello è proprio questo.

Philippe comincia ad ascoltare anche lui, in parte perché non sa cosa fare, in parte perché la storia lo interessa in qualche modo. L’uomo parla ora anche a lui, oltre che al barman.

 Andando al lavoro quel pomeriggio di dieci anni fa, si trovò a passare sotto un edificio in costruzione. Un pezzo di trave venne giù da una altezza di nove o dieci piani e andò a cadere vicino a lui, tanto da sfiorarlo, ma senza fargli assolutamente nulla. Naturalmente si spaventò ma, subito dopo, cominciò a pensare, “quella trave mi ha aperto gli occhi, mi ha fatto capire cos’è la vita”, sono parole sue. Tu Louis te lo ricordi, era tutto casa e lavoro, non pensava ad altro... ma allora capì che lui poteva essere cancellato da un momento all’altro da una qualunque trave. Fu quest’idea ossessionante ad impedirgli di tornare a casa, di riprendere la vita normale… decise, invece, di adattarsi alla grande verità che aveva scoperto e cominciò a vivere alla giornata, godendosi la vita, girando per il mondo. Passò così un anno e due, poi tornò da queste parti, si risposò e cominciò a fare un lavoro uguale a quello di prima.

il cliente si concede una pausa e vuota di un fiato il bicchiere che ha davanti. Il barman, che ha continuato ad ascoltarlo a bocca aperta, ne approfitta per chiedere chiarimenti.

                                                     BARMAN

Allora tanto valeva non cambiare mai e continuare a vivere come sempre.

l’uomo scuote la testa sorridendo.

                                                CLIENTE

E’ questo l’aspetto curioso della storia, Louis non si è accorto di essere ripiombato nella stessa situazione da cui era fuggito. Si è solo riadattato, perciò ha ripreso a vivere nell’unico modo che conosceva, convinto invece di aver dato una grossa svolta alla sua vita, di avere avuto coraggio a buttare via il passato e ricominciare tutto da capo.

                                             BARMAN

Ma lei ha tentato di spiegargli che stava sbagliando di nuovo?

                                                CLIENTE

Non accetterebbe mai questa spiegazione… forse è meglio così, ora è felice, pur avendo le stesse cose che prima lo soffocavano e lo facevano soffrire.

Philippe ha seguito con interesse il dialogo e parla solo adesso, mentre il telefono del bancone squilla ed il barman si sposta per rispondere.

                                                PHILIPPE

Potrebbe cadergli addosso un’altra trave, allora cosa farebbe?

L’uomo lo guarda sorpreso: non sapendo rispondere. Il barman si avvicina a Philippe, indicandogli il telefono.

                                            

                                              BARMAN

La vogliono al telefono signor Dussart.

Philippe si sposta verso il telefono mentre l’altro uomo gli grida dietro qualcosa: finalmente ha trovato la risposta.

                                                CLIENTE

Non si metterebbe più a pensare, la trave non sarebbe più un pericolo per lui: quello che si conosce non fa mai paura.

Philippe si ferma per un attimo, come colpito da quelle parole poi si avvicina al telefono.

 

CASA DI SYLVIA Interno notte (ALTERNATA CON LA SCENA PRECEDEBTE)

P.P. di Sylvia al telefono.

                                                           SYLVIA

Pronto, Philippe, scusami, volevo chiamarti prima.

Per la risposta di Philippe ritorniamo nel club.

                                                           PHILIPPE

Ma io non aspettavo una tua telefonata, aspettavo te.

                                               SYLVIA

Ho tardato a telefonare sperando di poter venire.

                                                   PHILIPPE

E adesso non puoi.

Sylvia nel soggiorno della sua casa: la vediamo in C.L. in modo da cominciare a sentire l’ambiente, l’atmosfera della sua casa, il peso che ha su di lei.

                                               SYLVIA

Mia madre non sta bene, non posso lasciarla sola.

                                                           PHILIPPE

Scusami, ma non ti credo. Cambi umore, ad ogni momento, è difficile crederti.

                                               SYLVIA

Ho aspettato proprio nella speranza di poterti raggiungere, desidero anch’io vederti… non rendermi anche tu la vita così difficile… tu no, Philippe.

Philippe è colpito dal dolore dalla disperazione di Sylva.

                                            PHILIPPE

Fra dieci minuti sarò da te.

                                                           SYLVIA

No, è inutile, ci vediamo domani.

                                                           PHILIPPE

Se tu non puoi uscire sarò io a venire da te, e non potrai impedirmelo in alcun modo.

Sylvia guarda la stanza dove si trova: una lenta panoramica ad esprimere il suo stato d’animo. La panoramica finisce sulla madre che entra nella stanza. La ragazza la guarda un attimo: un breve scambio di sguardi freddi, gelidi.

                                                           SYLVIA

Va bene, ti aspetto, ceneremo qui con te.

Dice queste parole guardando fissa la madre come se le dicesse a lei più che a Philippe. Poi abbassa il ricevitore.

                                      CLUB DI PHILIPPE Interno notte

Philippe, ancora al telefono, è turbato dal cambiamento di Sylvia e poi dal suo improvviso accettare senza eccessiva resistenza. Posa il ricevitore e solo adesso si accorge che il complesso sta suonando la musica del disco che spesso trovava spostato, perché lo sentiva la donna misteriosa. Philippe rimane fermo ad ascoltare, la musica continua, non più realisticamente ma F.C. anche nella scena seguente.

                                                          

                                      CASA SYLVIA Interno notte

Con una lentissima carrellata scopriamo la casa di Sylvia, non soltanto il soggiorno già visto, ma anche l’ingresso e un‘ampia sala da cui parte la scala che porta al piano superiore; ogni cosa, dai mobili ai pesanti tendaggi, che sono un motivo quasi ossessivo con la loro aria vecchia e polverosa, soffocante, contribuisce a dare all’ambiente l’aria di un antico sfarzo dal tempo trasformato in squallida decadenza. L’atmosfera immediata è di una presenza quasi allucinante del passato, di cui sono rimasti soltanto la polvere e cadenti sogni di antico fulgore. È una casa dove non si respira molto la vita ma quasi il ricordo di questa. I movimenti della m.d.p. esprimono proprio questi sentimenti, attraverso lente carrellate nell’ambiente vasto dell’ingresso, nel corridoio fino ad arrivare nel soggiorno - sala da pranzo, dominata da un grande tavolo di stile cinquecentesco, che in quell’ambiente sembra stonato per la sua aria di forza in contrasto con l’atmosfera malata del resto. Seduti uno di fronte all’altro, con la tavola apparecchiata soltanto nella metà dove si trovano loro, scopre Philippe e SYLVIA. Lei sta cercando di comprendere le sue reazioni, mentre l’uomo è in parte colpito dall’atmosfera quasi fuori del tempo di quella casa e, nello stesso tempo, interessato a tentare di capirla, dato che è evidentemente rinchiuso lì dentro il segreto della vita e della personalità di Sylvia.

La madre entra nella stanza da una tenda che separa il salone dal resto della casa. Portando un vassoio, si avvicina al tavolo poi si siede a capotavola.

Senza parlare, Sylvia serve Philippe. È una cena fredda improvvisata, il che contribuisce a rendere il tono della serata ancora più imbarazzato e gelido. Poi Sylvia si serve anche lei, Philippe nota che la madre non mangia.

Sorridendole                                        PHILIPPE

Lei non cena con noi?

                                               MADRE SYLVIA

Ho altri orari, signor Dussart.

                                                         PHILIPPE                                     

Mi dispiace, non vorrei aver sconvolto le sue abitudini, signora.

Sylvia interviene in aiuto di Philippe.

                                               SYLVIA

Non c’è niente di cui scusarsi, Philippe, tu non puoi conoscere le abitudini della nostra famiglia.

Philippe sorride, ancora imbarazzato e comincia a mangiare in silenzio. Anche Sylvia mangia, senza parlare.

                                                            PHILIPPE

Sylvia le avrà raccontato come ci siamo incontrati, o meglio scontrati.

Philippe accompagna la sua battuta con un sorriso che vorrebbe essere accattivante, ma che è invece soltanto imbarazzato. La madre di Sylvia comunque non gli dà la possibilità di continuare.

                                               MADRE SYLVIA

So tutto del vostro incontro. Spero che i suoi danni le siano stati risarciti.

                                                   PHILIPPE

Sì, sì, certo ma io sono contento di avere avuto l’occasione per …

Interrompendolo

                                                MADRE SYLVIA

Bene, allora non credo che ci sia altro da aggiungere.

Il sorriso muore sulle labbra di Philippe e l’uomo non trova di meglio da fare che rimettersi a mangiare in silenzio. Ancora per qualche istante, un silenzio che diventa sempre più allucinante, si sente solo il tintinnio delle posate sulla porcellana dei piatti. Sopra di loro, a volte, rumori lontani, come dei passi. Sylvia si ferma a sentire, guarda in alto, poi la madre. Cerca di sorridere ma nei suoi occhi c’è tanta paura.

                                                SYLVIA

Al piano di sopra ci sono delle stanze chiuse da anni, non ricordo più neppure cosa vi sia dentro.

Siamo due donne sole in una casa troppo grande…

                                                            PHILIPPE

Ma avrete qualcuno che vi aiuti …

                                               MADRE SYLVIA

Non amo avere estranei in casa, non l’ho mai sopportato.

Philippe comprende che la battuta lo riguarda: una rabbia fredda sale in lui, contro quella donna. Sylvia se ne rende conto ed è allarmata, i suoi sguardi chiedono comprensione ma quando Philippe rompe il silenzio la sua voce è dura e tagliente.

                                                            PHILIPPE

Lei non è svizzera, vero, signora?

La domanda di Philippe, assolutamente inaspettata, viene dopo un lungo e pesante silenzio e fa sobbalzare la madre di Sylvia che si volta di scatto verso di lui, guardandolo come se lo vedesse per la prima volta. La voce della donna ha una nota stridula.

                                               MADRE SYLVIA

Cosa vuol dire, signor Dussart?

                                                   PHILIPPE

Niente di più di quello che ho detto.

                                               MADRE SYLVIA

La mia famiglia è d’origine tedesca.

                                                            PHILIPPE

Di Monaco?

La madre di Sylvia ha un leggero trasalimento e per un attimo resta a guardare Philippe a bocca aperta, senza sapere cosa dire. Poi volta lo sguardo in direzione della figlia. Uno sguardo preoccupato ed accusatore al tempo stesso. Sylvia tenta di alleggerire la tensione con un sorriso smagliante quanto forzato.

                                                SYLVIA

Philippe è stato così gentile di venirmi a prendere. All’aeroporto, non ha impiegato molto a collegare il mio viaggio a Monaco con le tue origini.

Il volto della vecchia signora s’irrigidisce ora in una smorfia sprezzante.

                                               MADRE SYLVIA

Con le nostre origini… o forse ti vergogni di far sapere che anche tu sei tedesca?

Sylvia abbassa gli occhi senza rispondere.

Sono molti anni che viviamo a Ginevra ma io sono vecchia, signor Dussart, e come tutti i vecchi soffro molto di nostalgia.

                                                PHILIPPE

Perché non ritorna in Germania, allora?

                                               MADRE SYLVIA

La nostra vita è qui, ormai.

Di nuovo, nel silenzio, i rumori che provengono dal piano di sopra. In C.L. il salone pieno d’ombre: la madre solleva gli occhi verso i rumori soffocati e lontani, si alza di scatto.

Mi scusi, forse è meglio che voi restiate soli. Buonanotte, signor Dussart…

Esce rapidamente dalla stanza, senza che Philippe possa dire niente. Sylvia lo guarda addolorata.

                                             PHILIPPE

Mi dispiace, non pensavo di dire cose spiacevoli.

                                               SYLVIA

Non è colpa tua, mia madre ha i nervi troppo deboli, anche le cose più piccole la sconvolgono.

Si alza

Vado da lei un attimo, torno subito.

Philippe si alza, mentre Sylvia quasi correndo esce dalla stanza. Si sente il rumore dei suoi passi mentre una porta, lontana, viene sbattuta con violenza. Philippe, rimasto solo, si guarda intorno ancora più interessato: i quadri alle pareti, i tanti soprammobili simboli di un tempo antico, accumulati sui ripiani di tavolini e di consolle in numero eccessivo, le fotografie chiuse in pesanti cornici. Una soprattutto lo attira: la foto di una ragazza molto giovane(15,16 anni) presa di profilo davanti alla facciata di un albergo il cui nome è scritto a grossi caratteri Hotel Bauer.  Il profilo della ragazza è proprio quello inciso sul cammeo, trovato da Buache. Philippe toglie la fotografia dalla sua cornice, guarda la scritta dietro: Godemborg 1954. Philippe si mette la foto in tasca, mentre sente arrivare Sylvia. La donna si avvicina, triste per quella serata così opprimente, così tetra.

                                               SYLVIA

Una volta non era così, parlo di mia madre, della nostra casa…sembra quasi che la vita sia uscita per sempre da queste stanze, da queste pareti troppo vecchie.

Philippe non le risponde, la prende fra le braccia e la bacia, con forza, con struggente violenza. Sylvia resiste per un attimo

No, non qui …

poi si abbandona. quando si distaccano

                                               PHILIPPE

Tu sei viva, Sylvia, non puoi continuare a rimanere in questo pianeta morto da secoli

Sylvia lo prende per mano.

Vieni, andiamo in giardino, qui si soffoca.

I due escono dal soggiorno, attraversano l’atrio come visti in soggettiva, dall’alto delle scale, da qualcuno appostato lì sopra.

                                     

                                      GIARDINO CASA SYLVIA Esterno notte

Più che un giardino è un piccolo parco, anche se ha l’aria abbandonata, poco curata. Con lenti movimenti la m.d.p. panoramica nell’ambiente fra alberi, piante sfiorite, ornamenti marmorei di cattivo e superato gusto( quasi un tentativo abortito di giardino all’italiana), sempre avendo nello sfondo l’ombra pesante della casa. Una luce è accesa nella stanza al piano di sopra. La m.d.p. scopre Sylvia e Philippe abbracciati, fra l’ombra degli alberi, che si stanno baciando. Su di loro, il riflesso della luce dalla finestra. Quando si staccano, un attimo di silenzio.

                                               PHILIPPE

Adesso capisco perché non volevi che venissi a casa tua.

                                               SYLVIA

Non ti piace…

                                               PHILIPPE

È assurdo vivere in un posto simile, è troppo grande e triste, sembra quasi uno di quegli antichi manieri delle favole, dove la bella principessa è tenuta prigioniera.

                                               SYLVIA

Nessuno mi tiene prigioniera, sono io che ho scelto di vivere con mia madre

                                                PHILIPPE

Da quanto tempo siete sole?

                                               SYLVIA

Mio padre è morto,  cinque anni fa, in un incidente. Ora i due stanno camminando nel guardino.

                                                PHILIPPE

Qui è bello, sembra quasi che il giardino non appartenga alla casa.

                                               SYLVIA

Non sono molto brava, però, dovrei curarlo molto meglio.

                                                PHILIPPE

Anche tu sei diversa …da quando siamo usciti sembri essere più bella.

La stringe a sé per un attimo, baciandola ancora, un bacio leggero, a sfiorarle le labbra. Poi continuano a camminare, illuminati sempre dalla luce della finestra. Improvvisamente, qualcosa offusca la luce: Philippe guarda verso la finestra e vede un’ombra massiccia. Sylvia nota il suo turbamento. Seguendo il suo sguardo, fissa anche lei la finestra: l’ombra è sparita.

                                                PHILIPPE

C’è qualcuno dietro quella finestra, sono sicuro di averlo visto

                                                    SYLVIA

Era mia madre.

Sembra di nuovo la Sylvia angosciata di pochi minuti prima, all’interno della casa.

                                                PHILIPPE

Non mi sembrava lei.

                                               SYLVIA

Chi vuoi che sia? Non poteva essere che lei.

Su Philippe che la guarda incerto e poi guarda verso la finestra illuminata e vuota,

Stacco su

                                      VILLA PHILIPPE Interno giorno

Il soggiorno di Philippe è illuminato dalla luce del mattino: un disco sta suonando, la musica è coperta in parte dal ronzio di un rasoio elettrico che viene dal bagno. Il trillo del campanello, il ronzio cessa. In soggiorno appare Philippe, che è ancora in vestaglia e si sta preparando per andare in ufficio. Va ad aprire la porta ma noi non lo seguiamo: andiamo a vedere in dettaglio la foto di Sylvia a 15 anni, scattata a Godemborg, posata da Philippe sul tavolino davanti al divano. Sentiamo le voci F.C. e poi vediamo entrare nel soggiorno Catherine seguita da Philippe.

                                               CATHERINE

Sono arrivata molto tardi questa notte, ho preferito non telefonarti.

                                               PHILIPPE                                 

Sei stanca?

                                               CATHERINE

Ho soltanto case negli occhi, almeno per una settimana vorrei vivere in un deserto.

                                                PHILIPPE

Scusa, finisco di vestirmi…mi aspetti?

                                               CATHERINE

Certo, vorresti già mandarmi via?

Gli prende la mano e gli dà un bacio. Philippe torna in camera da letto mentre Catherine resta in soggiorno.

                                               CATHERINE

Ho pensato di passare da te prima di andare In ufficio, sono sicura che oggi Pierre non ci darà un minuto di respiro e sarebbe stato impossibile parlare.

                                               PHILIPPE (off)

Non credevo che fossi già tornata, hai fatto presto.

                                               CATHERINE (gridando)

Nostalgia di Ginevra e di te.

Riapparendo

                                               PHILIPPE

Temo di averti fatto partire in uno stato d’animo agitato.

                                               CATHERINE

C’è qualcosa di nuovo?

Philippe appare e scompare in campo, dato che si sta vestendo quindi alcune battute sono dette F.C.

Ora lo vediamo, mentre sta finendo di fare il nodo della cravatta. È incerto, ha un attimo d’esitazione, che non sfugge a Catherine, poi riprende.

                                               PHILIPPE

No…non è accaduto niente in questi giorni, tutto ha ripreso il ritmo di prima. Monotonia su tutta la linea.

Catherine è di nuovo sola: nota la fotografia sul tavolino.

                                               CATHERINE

La polizia?

                                               PHILIPPE

Non ho più visto il commissario Vian, non deve aver trovato ancora nulla.

Affacciandosi in camera da letto

                                               CATHERINE

Ho pensato soprattutto ad una cosa in questi giorni…o meglio ad una persona, a chi ha ucciso quell’uomo, Henri Cravenne… lo ha ha lasciato in questa casa ferito o forse già morto, ha telefonato all’ospedale… sono sicura che ogni giorno apre il giornale cercando la notizia, invece niente, non c’è mai niente, nessuno parla di un uomo ferito o ucciso da un colpo di tagliacarte alla gola.

Philippe sembra, soltanto ora, pensare anche lui a questo.

                                               PHILIPPE

È vero, si domanderà che fine ha fatto il corpo, sarà angosciato, spaventato.

                                               CATHERINE

Dovresti dire spaventata, angosciata.

                                               PHILIPPE

Potrebbe anche non essere stata lei ad uccidere.

                                               CATHERINE

Ma perché non si muove? È questo che non capisco, dovrebbe fare qualcosa per sapere che cosa è successo dopo…magari venire anche qui.

                                               PHILIPPE

Aspetta…aspetta che qualcosa accada, ecco perché ha paura.

Parla pensando a Sylvia parla soprattutto a se stesso. Si riprende, ora è vestito e pronto ad uscire.

Andiamo?

                                               CATHERINE

Sei tornato l’uomo preciso di prima. Così alle dieci saremo in ufficio…il cronometro Dussart ha ricominciato a funzionare.

 

                                      STRADE GINEVRA Esterno giorno

L’auto di Philippe attraversa il centro di Ginevra, Catherine guarda fuori del finestrino.

                                    

                                             CATHERINE

Qualcosa di nuovo c'è, la strada che fai per andare in ufficio.

Philippe le sorride incerto,

…e non mi dire che l’hai scelta per abbreviare, perché mi sembra un giro piuttosto vizioso.

                                                PHILIPPE

Devo vedere una cosa…

ironica                                     CATHERINE

Affari?

 

                                     ESTERNO CASA SYLVIA esterno giorno

Philippe sorride ma è preoccupato. Sta attraversando la zona dove abita Sylvia e lo ha fatto apposta per controllare la casa. Guida in silenzio, vede in fondo al viale la casa della donna. Catherine nota lo sguardo, intuisce qualcosa, guarda anche lei con interesse quella casa tetra, impenetrabile come un fortino: il muro impedisce la vista, soltanto il cancello permette di vedere il giardino all’interno.

Passando davanti, Philippe rallenta per guardare meglio: tutte le finestre sono chiuse, il cancello è sbarrato, la casa sembra disabitata. Catherine guarda sia la casa sia l’uomo, la cui espressione è profondamente mutata. L’auto accelera, superando la villa, Catherine si accende una sigaretta: andiamo lentamente in PP su di lei, che crede di aver capito.

 

                                      UFFICIO PIERRE Interno giorno

Su pannelli appesi alle pareti dell’ufficio e sullo stesso tavolo di Pierre sono esposte le fotografie che Catherine ha scattato alle case costruite dalla immobiliare Privacy. Sono fotografie molto belle di esterni, di interni, di totali, di angoli particolari, di dettagli, prese da varie angolazioni sempre in modo che risulti la bellezza della costruzione.

Mentre siamo sulle fotografie sentiamo F.C. le voci di Pierre, di Catherine e di Philippe.

                                               PIERRE

Ottimo lavoro, Catherine, è stata veramente brava.

                                               CATHERINE

Temo che alcune siano un po’ troppo fredde.

                                               PIERRE

Sarà Philippe a fare la selezione

Si rivolge a lui,

naturalmente tieni sempre presente la tua idea “non siate estranei in casa vostra."

Philippe prende alcune foto, le isola su un pannello vuoto.

                                               PHILIPPE

Non è colpa di Catherine che siano fredde, sono le stesse case a dare questa sensazione… case di autore hanno detto, firmate come se fossero dei quadri, senza pensare a chi andrà ad abitarci

                                               PIERRE

È prevista la possibilità di cambiamenti in funzione del gusto del cliente.

                                               PHILIPPE

Ma chi sarà questo cliente? È a lui che dobbiamo pensare, non alla casa…con le foto, con gli slogan, con i depliant … anzi con i depliant illustrativi dobbiamo già dare un’identificazione fra uomo e casa…far sentire che per questi ambienti l’uomo giusto potresti essere proprio tu, con le tue esigenze segrete, le tue paure, le tue aspirazioni …

Catherine lo guarda interessata, sente che in Philippe molte cose stanno cambiando. Indica le foto scelte da lui.

                                               CATHERINE

Stai scegliendo tutte quelle dove sono le ombre a prevalere…ne viene fuori una casa indefinita, misteriosa, quasi sommersa dalla penombra…

                                               PHILIPPE

Noi non sappiamo ora chi sarà il cliente, non possiamo dargli un quadro preciso, definito nei dettagli, senza un reale possibilità di poter apportare cambiamenti … così come la sto componendo io ci sono degli elementi in attesa di una personalità che li combini insieme, che li renda una cosa concreta, viva…

                                                PIERRE

Mi sembra giusta come idea ma sarà facilmente comprensibile?  Chi compra vuole sempre sapere con chiarezza che cosa sta acquistando…il mistero può essere affascinante in molti settori ma non negli affari.

                                               PHILIPPE

Abbiamo sempre dato credito in questa regola ma forse è un errore: il mistero è un piacere da scoprire lentamente, anche con paura ma è proprio in queste cose che scopri di stare realizzando te stesso, di vivere come non hai mai fatto prima, con interesse, con passione.

Sorridendo                                          PIERRE

Adesso stai spaventando me, Philippe, non ti ho mai sentito parlare così, “Con interesse, con passione”.

Philippe si guarda intorno come se queste parole di pierre lo risvegliassero dalla trance precedente.

                                               PHILIPPE

È stata Catherine con le sue foto a farmi venire questa idea.

Catherine non parla, lo guarda senza sorridere. Lei ha capito che cosa sta facendo parlare e vivere Philippe in questo modo.

continua...