Ciao Sandrone, e prima di tutto grazie per la tua disponibilità a sottoporti a quest’intervista.
Grazie a te.
Per rompere il ghiaccio partiamo con qualche curiosità: possiamo sapere cosa stai leggendo in questi giorni, e qual è l’ultimo film che hai visto?
Sto leggendo un romanzo incredibile, Giochi Sacri di Vikram Chandra, una visione dell’India molto lontana dagli stereotipi. A modo suo è anche un noir. Bellissimo. L’ultimo film al cinema è stato Dreamgirls, in televisione The Ring 2 (brutto) remake americano.
Quanto sono stati importanti nella tua formazione di scrittore la letteratura e il cinema in generale? Per essere più precisi, c’è qualche libro e qualche film che ti ha segnato dentro, andando a formare il Sandrone scrittore?
Tutto quello che ho letto è diventato parte del Sandrone scrittore, anche quello che non mi è piaciuto. E’ una sorta di accumulo nel quale vai a pescare, consciamente o meno, quando scrivi. Dovessi dire un libro forse direi Noi Marziani di Dick. Film… uhm… Casablanca?
Qual è stata la causa scatenante (se c’è stata), che ti ha trasformato da lettore a scrittore?
Ho sempre scritto, sin da bambino. Mi piacevano le storie che leggevo e le continuavo a letto prima di addormentarmi. Una fase di presogno di cui ero l’eroe. Poi ci ho impiegato altri trent’anni prima di scrivere il primo romanzo, ed è stata un’esperienza graduale: prima articoli per giornali underground, poi per riviste televisive, poi un racconto…
Veniamo ora al tuo nuovo romanzo “È stato un attimo”. Come ho già scritto nella recensione, questa volta hai abbandonato il “Gorilla”, tuo alter-ego e personaggio più famoso dei tuoi libri, per affrontare una storia con un nuovo protagonista, Santo Denti. Com’è stato lasciare da parte il Gorilla? Ti sei sentito in colpa? Cosa ti ha spinto a “rischiare” con una storia al di fuori della serie del gorilla?
In colpa proprio no, perché il Gorilla vive e lotta insieme a me. Però ho capito che non tutte le storie possono averlo come protagonista, perché sarei troppo limitato nelle scelte. Per E’ stato un attimo volevo un protagonista più cinico e stronzo del Gorilla, e Santo era quello che mi serviva.
Se c’è un’analogia tra questo libro e quelli della serie del Gorilla, è la memoria. Nella tua serie “ufficiale” il personaggio del Gorilla, ha la particolarità di avere una sorta di doppia personalità, che lo costringe quasi a vivere due esistenze distinte, e soprattutto i ricordi del gorilla non appartengono anche al Socio, il suo secondo “io”. Anche in È stato un attimo il tema della memoria ritorna, addirittura in modo ancora più evidente, dato che il simpatico Santo per via di una bottigliata si è dimenticato quattordici anni della sua vita. Posso chiederti cosa ti affascina della memoria e delle strane dinamiche degli sdoppiamenti di personalità?
Mi piacciono i matti, mi sento matto. Mi sono sempre sentito come un outsider rispetto al resto del mondo, e mi rendo conto di guardarlo con occhi differenti da quelli delle persone che conosco. La memoria, la personalità, sono chiavi che mi permettono di rappresentare questo modo “alienato” di leggere la realtà. I matti vedono il mondo alla rovescia, e così facendo ne rivelano le peculiarità, lo rivelano. Come i bambini. Con l’ultimo romanzo, poi, volevo mettere in evidenza come il nostro mondo sia oggi molto distante dai sogni che ne avevamo nel secolo scorso, quando speravamo di superare il 2000 trovando un mondo di pace e di prosperità. Giocando con la memoria ho cercato di far fare ai lettori un viaggio nel tempo.
Una curiosità, mentre leggevo il libro, mi trapanava il cervello. Finalmente ho l’occasione per togliermela: com’è t’è venuta l’idea (innovativa e geniale) di questa specie di salto temporale nella mente di Santo? Più in generale, come ti vengono le idee per una storia?
L’idea l’ho presa da centinaia di libri di fantascienza che ho letto. Il tizio che viene ibernato e si trova nell’orribile futuro. Ho cercato di renderla più noir che fantastica, ma il succo è quello. E poi, l’amnesia è un vecchio trucco dei gialli: oddio, cosa ho fatto ieri notte? Solo che nel mio caso è: oddio, cosa ho fatto quindici anni fa?
Ti è mai capitato di svegliarti una mattina e sentirti davvero come se avessi saltato quattordici anni della tua vita? In generale ti riconosci nella società moderna, o vorresti svegliarti quattordici anni fa?
Direi di no a entrambe le domande. Vivo nel presente, ma non dimentico il mio passato e le mie radici. Non sono più un militante della sinistra extraparlamentare, ma quell’esperienza ha formato il mio modo di pensare. E poi, la tecnologia mi piace: non baratterei il mio G5 per il vecchio 286, e non ho nostalgia della Sound Blaster e di Pong. Però sono convinto che la tecnologia non ci abbia liberati, come speravamo ai tempi del Cyberpunk.
Uno degli aspetti più positivi del romanzo è il linguaggio. Santo narra la sua strana settimana in prima persona, con uno stile narrativo che è una commistione di slang criminale di fine anni ottanta, con innesti di modi di dire e parole dei nostri giorni, e sparati sulla pagina con un ritmo da montagne russe. Il risultato è notevole, perché lo stile che alla fine si viene a creare è ironico, nero, sagace e pungente; in una parola sola, irresistibile. Come sei approdato a questa scelta di registro o linguaggio?
Grazie. Credo che semplicemente sia il mio modo di parlare. In fondo, io vengo dagli anni ottanta e sono stato in galera. Quindi…
Concentrandoci ancora sul tuo stile (molto personale e facilmente riconoscibile), c’è qualcuno a cui ti sei ispirato o che vedi come un maestro da eguagliare?
Dio, i maestri sono sempre tanti. Mi sono ispirato a un sacco di gente, ma faccio fatica a riconoscermi totalmente in qualcuno. Direi, comunque, che nella mia formazione c’è un sacco di Chandler e un po’ di commedia americana degli anni Settanta, tipo L’impossibilità di essere normale.
In questo momento stai lavorando a qualche nuovo progetto? Se sì, potesti darci qualche anticipazione?
Sto lavorando a un romanzo breve per la collana VerdeNero di Legambiente, un progetto che vede alcuni scrittori di noir occuparsi di temi legati all’ecomafia. Nel mio romanzo un ex galeotto diventato cuoco è coinvolto in un omicidio legato a strani traffici nella val Brembana. Si intitola Bestie e dovrebbe uscire a Maggio. Poi scriverò un Gorilla che sarà pubblicato l’anno prossimo e voglio sceneggiare È stato un attimo, anche se al momento non c’è ancora un produttore interessato al progetto.
È risaputo che tu con altri scrittori del calibro di Massimo Carlotto, Carlo Lucarelli, Giancarlo de Cataldo, avete dato nuova vita al noir italiano, portandolo all’attenzione del grande pubblico con i vostri lavori. Qualche giorno fa è stato pubblicato su Nova, un tuo articolo sul noir e sul futuro del noir. Riassumendo in due secondi, tu in pratica affermi che è vero che il Noir come genere letterario ha acquistato un suo pubblico e un suo posto di rilevanza nel mercato letterario italiano, ma il noir sta cambiando, si sta evolvendo. In particolare hai scritto che il libro “Gomorra” del giovane Saviano, ha in un certo senso spaccato la strada dove il noir correva. Per saltare questa spaccatura aperta da “Gomorra” è necessario un bel salto e un bel cambiamento da parte degli scrittori di noir. Secondo te com’è il futuro del noir? Cosa devono fare gli scrittori di noir per dare nuovo respiro a questo genere?
Soprattutto non si devono fermare e non si devono ripetere. Ormai la formula del detective che indaga nella sua città è abbastanza trita. Credo, inoltre, che chi di noi ne ha i mezzi, debba cominciare ad alzare il livello della scrittura. Spesso bei romanzi, capaci di rivelare il presente e i suoi retroscena, sono scritti in modo desolatamente piatto e banale. Poi credo alla contaminazione dei generi e dei mezzi. Ho tenuto in qualche modo a battesimo il progetto di La strategia dell’Ariete, dei collettivo letterario Kai Zen, che prevede una sorta di costante collaborazione con i lettori, per rielaborarne i contenuti e approfondirli. Ecco, quella mi sembra una buona idea.
Ci stiamo avvicinando alla conclusione e vorrei che ci levassi alcune curiosità. Secondo me È stato un attimo ha grandi potenzialità cinematografiche; qualcuno ci ha già fatto un pensierino su? Che fine ha fatto la riduzione televisiva del tuo episodio di Crimini?
Di È stato un attimo ho risposto più sopra. Il mio episodio di Crimini, e quello dell’amico Fois, sono persi nei meandri della Rai. Forse li manderanno in onda forse no. La mia parte l’ho fatta, posso solo sedermi in poltrona ad aspettare. Intanto mi guardo il dottor House.
Da grande esperto di noir, ci consigli tre bei libri che non possono non esserci nella nostra biblioteca?
American Tabloid di Ellroy, Addio mia amata di Chandler, Treno di Notte di Martin Amis.
È arrivato il momento di salutarci. Ancora grazie mille per la tua disponibilità e… alla prossima! ^_^
Grazie a te.
Ciao.
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