Tutto in una notte, esattamente quella dove la vita del travet Edmond Burke cambia da così a così. Un apparentemente innocuo rinvio di una riunione di lavoro alle ore 1 e 15 lo spingerà, di ritorno verso casa, ad infilarsi nello studio di un’indovina che guarda caso si trova al civico 115 di una via qualunque. Avuta la rivelazione che la vita che sin lì ha vissuto non è la sua (ma senza alcuna complicazione trascendentale…), un volta tornato casa Edmond lascia di punto in bianco la moglie e decide che è tempo di incominciare ad infilare i piedi nel piatto che contiene tutte le cose che prima di allora non ha osato fare, e già che la notte sembra messa lì apposta per tentarlo, tanto vale iniziare subito. Il nuovo corso incomincia con la ricerca spasmodica e grottesca (vedi i mercanteggiamenti sul prezzo…) di sesso a pagamento, ma ben presto Edmond si ritroverà in uno stato di esaltazione che unito ad una inarrestabile logorrea sui massimi sistemi (Chi sono io? Chi sei tu? Che ci facciamo qua? Dove stiamo andando?) sfocerà in una “rinascita” che nel razzismo, nella violenza di ritorno, infine nell’omicidio senza “perché”, guiderà Edmond verso un’altra “collocazione”, certo più “angusta ma forse più ricca quanto a calore umano. Edmond, pellicola a basso budget (tre settimane di riprese), segna il ritorno di Mamet al cinema nelle vesti di sceneggiatore (da una sua piece teatrale dell’82 scritta dopo un burrascoso divorzio). In cabina di regia invece Stuart Gordon (Re-Animator) e come protagonista assoluto William H. Macy, faccia pallida, espressione triste, icona di un certo cinema spesso d’accordo con la critica e poco col pubblico (sarà così anche stavolta…), una faccia la sua molto spesso chiamata a dar vita a personaggi dalle personalità irrisolte, malinconici, spesso mariti insoddisfatti e del tutto incapaci di prevedere gli esiti delle azioni cui danno inizio (vedi Fargo). È quasi giocoforza allora che un personaggio siffatto possa tornare utile, attraverso il verbo pungente e affilato di Mamet, affilato come il coltello che occupa una parte non indifferente nell’economia della storia, a scartavetrare quei santini che spesso affollano le pellicole lasciandosi dietro una risposta per tutto, mentre stavolta le domande restano inevase (cosa significa la parabola di Edmond?) e non rimane altro da fare che tenercele. Presentato fuori concorso alla 62ma Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia.