Nicola si infilò un paio di jeans e la prima camicia che gli capitò sotto mano. Sulla porta rivide ancora il calendario: 1° aprile. Sorrise. Ecco un altro stupido scherzo. Si sono scatenati tutti oggi? Ma la gente non c’ha un cazzo da fare alla domenica? Tornò indietro con l’intenzione di ignorare la chiamata e rimettersi a lavorare al suo romanzo. Anche perché ormai Emma aveva deciso di portare avanti contemporaneamente le relazioni con Fabio e con Diego e voleva vedere come andava a finire. Una scelta discutibile, ma Emma era fatta così. Tuttavia non riusciva a stare tranquillo, anche perché il carabiniere aveva dato nome e cognome. Pensò che forse avrebbe dovuto informarsi e per farlo bastava fare una telefonata. Tentare non costava nemmeno una figuraccia. Compose il 400, la voce registrata disse un numero di telefono e spiegò che premendo il tasto UNO si poteva richiamare direttamente. Nicola seguì le istruzioni preparandosi a ridere con l’autore dello scherzo. Invece la voce che rispose era la stessa di prima. E non c’era niente da ridere. «Brigadiere Scarpa. Chi parla.»
Venti minuti dopo Nicola sedeva davanti la scrivania del brigadiere, con le mani premute sulla faccia e il pianto che gli si aggrovigliava su per la gola fin dietro agli occhi.
«Abbiamo ricevuto un chiamata anonima, verso le tre, che ci segnalava la presenza di una donna in una delle cisterne di depurazione della Water Design, verso Firenze Nord. Diceva di sbrigarsi, che era ancora viva» disse il brigadiere. «Non sappiamo com’è successo, signor Portese. Forse lei è caduta nella cisterna o chissà… Ci dispiace ma non abbiamo potuto fare nulla. Quando siamo arrivati la cisterna era già piena d’acqua.» Scarpa scosse la testa deluso. «Se solo avessimo avuto più tempo…»
Nicola sollevò la testa e guardò in faccia il brigadiere. «Io so chi è stato» disse piangendo. E raccontò delle telefonate e di quella minaccia a cui lui stupidamente si era ostinato a non credere. La storia del plagio era una gran menzogna perché lui non aveva fatto nulla del genere e il suo successo era autentico. Però Jessica era morta, anche questo dato era autentico, così come il fatto che la sua vita non aveva più senso senza di lei. «E’ tutta colpa mia,» disse, «se avessi fatto come diceva lui a quest’ora Jessica sarebbe ancora viva.»
Scarpa: un sospiro e una smorfia. «O forse sarebbe morto anche lei»
Attraverso le lacrime Nicola vide il brigadiere come un’ombra acquosa. «Posso vederla?»
Scarpa gli mise una mano sulla spalla. «Glielo sconsiglio. E’ molto scosso e adesso non le servirebbe a niente. Vada a casa, dorma e domani ne riparliamo. Se teme per la sua incolumità posso dire a un paio dei miei di venire a casa sua e di restarci.»
«No, non importa. Voglio starmene da solo.» Nicola si alzò, barcollò e si avvicinò alla porta.
«Faremo il possibile per rintracciare l’autore di quelle telefonate, faremo richiesta alla magistratura per poter leggere i tabulati. Stia tranquillo signor Portese, andremo fino in fondo a questa storia.»
«Grazie.» Nicola si alzò e barcollò appena.
«Vuole che la faccia accompagnare?»
«No, vado a piedi. Prendo un po’ d’aria.»
Firenze aveva già cominciato a cambiare umore e la notte sembrava renderla un po’ più ambigua e seducente. Ma a Nicola sembrava solo che stesse facendo buio, un buio fitto e doloroso in cui si sarebbe rifugiato senza uscirne più.
Era quasi arrivato alle Cascine, che il cellulare gli ronzò nella tasca della camicia.
2 nuovi messaggi. Leggi..
Nicola ebbe la sensazione di svenire quando lesse il mittente: Jessica. Ci mancò poco che il telefono finisse per terra e si rompesse. Con le dita che tremavano e gli occhi pieni di lacrime aprì il messaggio e lesse a bassa voce:
Nn mi hai dato ascolto, Nicola. Peccato. Mi è bastato mandarti un mess dal cell di Jessica xchè ti arrendessi. Devi imparare a fidarti di più. Mi dispiace, ma io ti avevo avvisato. Prendilo come spunto per scrivere qualcosa di tuo. Buone storie.
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