Concepita per la prima volta da Sun Yat-sen, fondatore della Repubblica Cinese, e divenuta realtà grazie a un progetto varato nel 1994, la Diga delle Tre Gole è uno dei fiori all'occhiello della Cina del Terzo Millennio. Stendendosi sul corso medio e superiore dello Yangtze (Fiume Azzurro), il fiume più lungo del paese, la mastodontica diga ha come scopo quello di controllare le inondazioni del fiume e aumentare la produzione elettrica della Cina. Secondo le stime, la diga produrrà 18200 megawatts di elettricità destinati alla famosa città portuale di Shanghai e a ben otto province rurali della Cina. Ogni progetto, però, ha il suo prezzo da pagare, e perché la diga possa funzionare a pieno regime sarà necessario che le acque raggiungano la meta prevista di 185 metri, per poter generare energia. Non solo: l'innalzamento delle acque, congiunto alla costruzione della diga, è costato un ulteriore sacrificio alle popolazioni che alloggiavano su entrambe le rive del fiume. Secondo le stime, quasi due milioni di persone sono state trasferite dalle loro case, distrutte dagli effetti del progetto, per fare spazio alla magnifica diga, e finora circa tredici città, alcune di esse molto antiche, sono state completamente o in parte sommerse dalle acque. Fra esse Fengjie, luogo risalente a 2300 anni fa spazzato via nel giro di pochissimo tempo in nome del progresso tecnologico. Gli sfollati, il governo e la società che gestisce il progetto hanno assicurato, verranno fatti trasferire altrove con grande attenzione e cautela, ma gli effetti disastrosi del progetto rimangono innegabili.
Fengjie è anche il luogo in cui Jia Zhang-ke ha ambientato il suo ultimo film, Still Life, Leone d'oro a Venezia, che ha come implicita premessa e sfondo della storia la costruzione della diga delle Tre Gole e gli effetti devastanti da essa causati sulle persone e sul paesaggio. Il film narra le vicende parallele di un uomo e una donna provenienti dallo Shanxi, Han San Ming e Shen Hong, venuti a cercare i rispettivi coniugi per fare il punto della situazione sul legame matrimoniale. Sam Ming è un minatore; non vede la moglie da sedici anni, e per ritrovarla possiede come unico indizio un foglio ritagliato da un pacchetto di sigarette, che reca sul retro l'indirizzo della casa dove la moglie si è trasferita. Solo che, una volta arrivato, San Ming scopre che la casa è stata sommersa dall'acqua, e la moglie si è trasferita altrove. Potrebbe tornare prima o poi, secondo il barcaiolo Ma, fratello della donna, e così San Ming decide di ingannare l'attesa della moglie guadagnandosi da vivere facendo il demolitore di case, occupazione tipica delle zone di sfollamento dove la costruzione della diga ha la precedenza rispetto alle esigenze della vita di tutti i giorni. Durante la sua permanenza a Fengjie, San Ming viene a contatto con una serie di personaggi votati all'arte di arrangiarsi, chi con pacata rassegnazione, come l'albergatore He, chi con apparente spregiudicatezza, come il ragazzo che scimmiotta Chow Yun–Fat sognando una vita da bello e dannato, chi con indifferenza, come la moglie di un operaio mutilato, la quale si offre a San Ming per denaro senza alcuna lascivia o disperazione, con lo stesso atteggiamento con cui svolgerebbe una qualsiasi altra attività giornaliera per procurarsi da mangiare. Nessuno sembra contestare veramente il destino che gli è toccato, e quando arriverà l'ordine di evacuare, tutti cercheranno di sbrigarsela come meglio possono, racimolando un alloggio ricavato da un ponte cittadino non ancora crollato, o trasferendosi a Guangdong dove pare ci sia più possibilità di sopravvivere. San Ming, che inizialmente appariva come un ingenuo agli occhi apparentemente scaltri dei locali, in realtà sembra l'unico ad avere uno scopo autentico e incrollabile nella vita: dopo aver comprato la moglie per 3000 yuan sedici anni prima e averla vista fuggire, adesso l'uomo vorrebbe rivedere sua figlia. Quando, riconciliatosi con la moglie, scopre che non solo la figlia è andata via, anche lei a lavorare a Guangdong, ma che il nuovo uomo della (ex) moglie vorrebbe in cambio 30.000 yuan, San Ming non ha dubbi: tornerà nello Shanxi a fare il minatore per racimolare i soldi necessari a riprendersi la moglie.
Shen Hong, invece, è un'infermiera che non vede più il marito Guo Bin da due anni. Bin è un ingegnere che lavora per la sovrintendenza dei beni culturali, e si occupa sia di scavi che di esplosioni degli edifici di troppo ingombro per il progetto della diga. Parlando con Dong Ming, un amico e collega del marito, Hong comincia a nutrire il sospetto che il marito la tradisca con la sua capa, proprietaria di un cantiere. Per tutto il tempo di attesa di Bin, che non si fa trovare al telefono né nei luoghi abituali dove si reca a ballare o a mangiare nel tempo libero, Hong si strugge di tristezza, e lo spettatore pensa di assistere alle pene d'amore di una moglie abbandonata da un marito fedifrago. Quando però l’incontro fra i due avverrà, gli sguardi sperduti di Hong assumeranno un'altra valenza: la donna, infatti, si vede con un altro, e ha fatto il viaggio fino a Fengjie per chiedere a Bin il divorzio. Il suo amante la attende a Yichang, e da lì andranno entrambi a Shanghai, città dove i sogni diventano realtà e dove tutti possono avere un'autentica possibilità. A differenza di Guangdong che, nonostante le illusioni di molti sfollati, non necessariamente risulterà una terra promessa: perché, altrimenti, la figlia di San Ming si aggirerebbe fra le rovine chiedendo a Hong un lavoro da bambinaia, invece di essere rimasta a lavorare in una fabbrica a Guangdong, come crede la madre?
Girato con uno sguardo “innocente” e mai invasivo sui personaggi e sul paesaggio circostante, Still Life è un film che forse può spiazzare e spaesare chi non ha familiarità con l'antefatto sulla diga delle Tre Gole, la cui costruzione, con tutte le conseguenze del caso, viene data per assodata dal regista. Jia preferisce invece concentrare la sua attenzione sull'umanità dispersa (ma mai disperata) che vaga attorno alle rovine alla ricerca di un ennesimo modo per sopravvivere perché arrendersi non avrebbe senso, né però sembra avere moti di ribellione. Jia affronta lo sgretolamento concreto della città e del paesaggio, simboleggiato dalle tante mura che vengono demolite dagli operai, affiancandolo alla parallela disgregazione della famiglia, nucleo fondamentale della società cinese, che la modernità e il progresso stanno spazzando via lasciando al suo posto soltanto dei frammenti di emotività, macerie di affetto da condividere con gli altri, magari anche con degli estranei, come si condividerebbero gli oggetti di tutti i giorni – sigarette, alcool, thé, toffee - che infatti vengono evidenziati visivamente dal regista come se scandissero il passaggio del tempo nel corso del film. Le due scene madri, una con la diga sullo sfondo, l'altra fra le rovine di una casa, con in lontananza un'altra casa che viene fatta esplodere, segnalano questo parallelo sfilacciarsi dello spazio e degli affetti, arrivando a creare un quadro ipotetico, una natura morta (still life, appunto) che ha per oggetto non più un canestro di frutta quanto piuttosto il paesaggio deturpato, e il conseguente spaesamento degli individui.
Probabilmente lontano dall'essere un capolavoro, tuttavia Still Life resta un film importante, con il quale Jia cerca di restituire uno sguardo civile e presente al cinema cinese, ultimamente più orientato alla celebrazione della gloria del passato (vedi Zhang Yimou e i suoi pur bellissimi lavori in costume).
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