Mary Lester è una forza della natura, anche durante la sua convalescenza, dopo essere stata ferita nell’ultima indagine, non riesce a stare fuori dai guai, e così fra una passeggiata e l’altra, un caffè nei bistrò e un pomeriggio in riva al mare, si trova alle prese con l’ennesimo mistero. Nella splendida cittadina portuale di Camaret una maledizione sembra avvolgere un antico battello da pesca, ma Mary è convinta che non si tratti di semplice sfortuna, le due basi militari situate nei pressi del villaggio devono avere un ruolo nei misteriosi accadimenti che si susseguono in riva al mare.
Continua così, con un interludio vacanziero fra i molti casi ufficiali, la fortunata serie dell’ispettore della polizia francese Mary Lester. In Il battello rubato, nona avventura della nostra eroina, pubblicata dalla Robin edizioni, nella splendida collana dei Luoghi del delitto, l’autore Jean Failler, ci fa continuare lo splendido viaggio alla scoperta della provincia francese, in particolare della Bretagna. In ogni indagine scopriamo nuovi luoghi, città, misteri, personaggi, in un susseguirsi armonioso di paesaggi naturali ed umani. Quelli di Failler sono romanzi, agili e veloci, spiritosi e nostalgici, i ritmi sono volutamente lenti e calcolati, non si vuole trascinare/sballottare il lettore da un inseguimento all’altro, da una sparatoria all’altra, lo si vuole invece accompagnare calmi, fra la gente del luogo, fra i caffè e i ristoranti, fra le parole non dette e le silenziose intese, fra i misteri e i segreti; perché a volte anche dei silenzi, dei brevi cenni sanno dire e far capire molto più di tante improbabili congetture, di tante insostenibili trame.
La scrittura di Failler è collaudata e sicura, quanto la verve polemica della sua protagonista, sempre pronta a mettersi in gioco e a rompere le scatole al potente di turno. Il tutto mentre tra lo scorrere tranquillo della narrazione e l’intricarsi del mistero ci si trova a riflettere se non sia il caso di partire anche noi alla volta della Bretagna, per conoscere quei luoghi, per respirare quell’aria salmastra di mare, per vivere di quei ritmi lenti, per scoprire quei nostalgici segreti.
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