Un misterioso arrivo a Milano, un furtivo soggiorno a Treviso con birre e cappuccini nel centro. Una notte in un piccolo motel di Padova vicino ai resti della civiltà romana, e poi Bologna con i suoi portici e i ristoranti, la gente gaudente e serena che ruota intorno alla più vecchia università del mondo. Chi l’ha detto che la straordinaria e pacifica vita delle più belle città italiane non può diventare la chiave di lettura di un complotto internazionale o di una resa dei conti tra spie e sicari di diversi continenti?
John Grisham, il re dei gialli da milioni di copie, l’uomo di Il rapporto Pelican e L’ultimo giurato questa volta trasmette ai suoi lettori oltre ai pericoli di Joel Backman anche il suo innamoramento per il nostro paese.
Un uomo che corre sul ciottolato di Strada Maggiore a Bologna è la copertina del suo ultimo The Broker, un thriller che alla tensione dei protagonisti aggiunge non solo il gusto per la nostra lingua e la fatica per impararla, ma i sottili piaceri di una cucina raffinata e motivata che si tramanda come un’autentica responsabilità culturale.
«Non sono un esperto di tecnologia satellitare né di sistemi di sorveglianza», dice Grisham: «Non so niente di missili e spie anche se ho un passato da avvocato. Tutto nel romanzo è pura finzione e se per caso coincide con la realtà si tratta di un errore. Tutto è fantasia tranne Bologna e il resto dell’Italia. Sono ingrassato 5 chili durante le ricerche per il libro ho conosciuto i migliori chef, visitato i posti più nascosti e ho deciso che è una città magica» .
Grisham noto per la sua scrittura secca e veloce quasi frena e indulge nella descrizione delle strade e delle trattorie. Il suo personaggio «paracadutato» in Italia con la falsa identità di Marco Lazzeri è un uomo che ha conosciuto potere e potenti, «perdonato» quasi con un atto segreto dal presidente degli Stati Uniti convinto di non essere rieletto. Marco era in un carcere di massima sicurezza in Usa trafficava sui codici di intercettazione di un satellite spia e intendeva venderli ad un paese straniero.
Qualcuno era pronto a pagare un miliardo di dollari per quei segreti mai consegnati al compratore e la Cia usando Lazzeri Backman come esca tra via Saragozza e il santuario del colle della Guardia spera di catturare i misteriosi e pericolosi «clienti». Con due enormi ville in Virginia e in Mississippi, Grisham lo scorbutico è come se avesse assaggiato uno ad uno i piatti o i vini che il suo protagonista finisce per apprezzare.
Francesca, la donna del destino che Marco incontra, lo stimolerà a pronunciare per la prima volta senza accento: «dov’è suo marito?». La differenza non fondamentale per un americano fra «tortellini» e «tortelloni» è solo uno dei tanti passaggi spionistico culinari di cui il romanzo è pieno. La meraviglia o il compiacimento dell’autore per «le macchine col cambio» o «un ottimo espresso» sono dettagli non inutili nella vita quotidiana di un uomo e del suo doppio che cerca in ogni modo di «sembrare un italiano» sfuggendo in questo modo ai suoi inseguitori.
The Broker alla fine non rinuncia ai contenuti e ai ritmi del giallo politico e non è leggero il riferimento in apertura del libro ad un presidente americano di nome Arthur Morgan che nei suoi 4 anni non solo ha sbagliato ogni decisione fondamentale, ma soprattutto non è mai riuscito a leggere né un libro né un rapporto limitandosi a malapena a leggere i discorsi scritti da altri.
In pochi dubitano che dietro Morgan l’autore di tanti thriller di successo mondiale abbia voluto cinicamente nascondere Bush accompagnandolo ad un forzato ritiro nei Caraibi. Purtroppo, The Broker era già in stampa quando il presidente americano ha rivinto le elezioni quindi il presupposto del romanzo in questo caso è davvero fiction.
Gli amanti e i fans delle 17 spy story precedenti dicono che questa volta Grisham non è graffiante e acuto come il solito ma troppo assorbito dalla geo-gastronomia. Resta però un dato piacevole: la descrizione dei costumi e dei caratteri italiani sui quali lo scrittore si sofferma pieno di sorpresa è un ottimo spot turistico. Il bel paese insomma merita di essere vissuto e visitato anche se con l’euro così alto, costa un poco di più. Sulla qualità della vita Bologna è davvero la prima università del mondo.
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