Sto diventando un investigatore. Una specie di Sherlock Holmes in miniatura alla ricerca di tutte le tracce che mi permettono di tirar fuori l’identikit più completo possibile del personaggio femminile, a sua volta detective per mestiere o per caso, che sto seguendo. Qualche volta il compito è facile dato che gli indizi si affastellano l’uno sull’altro con grande generosità, tal’altra piuttosto arduo soprattutto quando l’autore è un po’ reticente, o meglio riservato, rispetto alla sua “creatura”. Comunque sempre interessante. Come nella presente circostanza. Questa volta parto proprio dall’idea che mi sono fatto su Tempe (Temperance) Brennan, docente di antropologia alla “Universithy of North Carolina di Charlotte” e personaggio principale di Carne e ossa scritto da Kathy Reichs e pubblicato dalla Rizzoli nel 2006. Sul contenuto, che qui interessa relativamente, vedremo in seguito. Partiamo dall’aspetto fisico. Occorre arrivare a pagina sessantanove per saperne qualcosa. Ce lo dice la stessa Tempe. Altezza uno e sessantacinque, peso cinquantaquattro chili. Inoltre “Occhi nocciola, vivaci, qualcuno avrebbe detto intensi. Qualche zampetta di gallina, sì, ma erano ancora il mio pezzo forte. Zigomi alti, naso piuttosto piccolo. La mascella si manteneva tonica e, nonostante qualche capello grigio, il color miele era ancora nettamente prevalente”. Età oltre i quaranta. La solita sfiga sentimentale che accomuna tante detective femminili. Sposata e poi divisa, ma non ancora divorziata, con Pete, un avvocato che l’ha tradita e che tiene un cane e un gatto. Si sente sempre attratta fisicamente da lui anche se ha una nuova relazione con Andrew Ryan, detective della squadra omicidi di Montreal. Ed ha una figlia Katy “meravigliosa”, “turbolenta” e “quasi laureata”. Un piccolo sunto della sua vita sentimentale ce lo fornisce lo stesso Ryan in un momento di crisi “A diciannove anni hai sposato l’avvocato Pete. Lui era un imbroglione e tu un’alcolizzata. Il tuo matrimonio è fallito.

Tua figlia fa l’università. La tua migliore amica è un’agente immobiliare. Hai un gatto. Ti piacciono le patatine Cheetos e detesti il formaggio di capra. Non porteresti mai abiti con i volant o tacchi a spillo. Puoi essere caustica, esilarante, e una tigre a letto”.

Passiamo al temperamento. Forte, focoso, irascibile. Se ne rende conto ella stessa “A volte riesco a darmi dei buoni consigli, per esempio non innervosirti. Ma spesso li ignoro”, oppure “Per la rabbia, le dita mi si piegarono a formare un pugno. Sentivo ribrezzo per l’arroganza e la pomposa indifferenza di quel bastardo”. E quando va oltre le righe si pente “ E mi dispiacque di essermi irritata con lui”. Riferito A Ryan. Tagliente nei giudizi. Il giornalista Homer Wimborn che le sta tra i piedi le sembra un Homer Simpson con un “quoziente intellettivo di un plancton”. Se non parla bastano gli occhi “Dal mio angolo di osservazione potevo vedere la coppia alla nostra destra che ci fissava. Li fulminai con un’occhiata. Rivolsero lo sguardo altrove”. Decisa a combattere la violenza “Sono giunta a pensare alla violenza come a un delitto di potenza dell’aggressore sui più deboli che si rigenera all’infinito. Gli amici mi chiedono come possa sopportare di fare il mio lavoro. Semplice: mi sento chiamata a demolire quei maniaci prima che loro demoliscano altri innocenti”. Sul lavoro è attenta, metodica, concentrata.. Non si lascia distrarre “ Inoltrandomi nel bosco, misi la mente in modalità “scena del crimine”. Da quel momento in poi avrei escluso qualunque elemento estraneo e mi sarei concentrato solo sui fattori pertinenti. Avrei notato ogni pianta troppo rigogliosa, ogni rametto piegato, ogni odore, ogni insetto. Il frastuono umano intorno a me sarebbe diventato rumore di fondo”. Le piace questo lavoro anche perché le permette di presentarsi senza fronzoli e senza trucco “Ogni giorno è un venerdì casual. Più che casual”. Niente problema per il cibo. A casa vive di “takeaway o di pasti congelati”. Le piace informarsi sui fatti del giorno attraverso la radio, i giornali ed internet. Sta volentieri con i giovani, con i suoi studenti, un po’ casinari ma pieni di vita e di energia. Forte, dicevo, con un momento di crisi quando si abbandona al pianto sul torace di Pete. Ma si riprende subito “Avanzando nella luce di quel mattino splendente, ingoiai rabbia e paura e dubbio, e riplasmandoli in qualcosa di nuovo. Qualcosa di positivo”. Difficile che riesca ad aprirsi del tutto. Ci riesce solo con Ryan quando ripercorre la sua storia familiare. Ottimista “Una cosa la so. Emma aveva ragione. Comunque vada a finire, sono tra i fortunati. Ci sono molte persone nella mia vita. Persone che mi vogliono bene”.

Contenuto in breve (ma breve breve): Tempe Brennan è impegnata con venti studenti a scavare un sito a Dewees “isola di barriera a nord di Charleston, South Caroline”. Viene ritrovato un corpo “intrusivo”, cioè introdotto nel sito più tardi rispetto a tutti gli altri. Di un maschio bianco sulla quarantina alto tra uno e ottanta e uno e ottantacinque.

Che presenta segni di violenza in alcune parti (ovvero ossa) del corpo. Strangolamento? Colpo di frusta? Un colpo al mento o alla testa? L’indagine si sviluppa con Emma Rousseau, il coroner competente del caso che ha una brutta malattia. Poi c’è un altro omicidio di un uomo impiccato ad un albero e di una donna ritrovata dentro ad un bidone…

Parallelamente corre la storia del suo ex marito Pete incaricato di indagare su alcune questioni finanziarie che riguardano la Chiesa della Misericordia Divina e di approfondire gli spostamenti della figlia scomparsa del suo cliente coinvolta nell’organizzazione. Due storie che, naturalmente, si intersecano. C’è anche di mezzo una clinica…e non vi dico altro.

Stile fluido con qualche punta di narcisismo (guarda come sono brava). Un po’ stancante (a dir la verità) il fatto delle ossa che si trovano ora sparse un po’ dappertutto. Voglio dire nei romanzi polizieschi. Ultimamente le ho ritrovate in La città delle ossa di Michael Connolly, La signora in verde di Arnaldur Indridason, Il silenzio delle ossa di Michael Baden e Linda Kenney. Senza contare i precedenti che sono parecchi. A partire dai libri della Cornwell.

E allora un grido mi sorge spontaneo dal petto “Dateci la ciccia!”.

Spazio Libero

Stanno movendosi i pezzi grossi. A dir la verità nella storia del romanzo poliziesco non è la prima volta ma ora la cosa si fa davvero interessante. Almeno per il sottoscritto che è curioso di tutto ciò che si muove attorno al giallo. Il fatto che questo prodotto abbia delle tirature niente male sta polarizzando l’attenzione di qualche più o meno grosso papavero della cultura “normale”. Ho tra le mani il libro Giallo e dintorni di Maria Immacolata Macioti, Liguori editore 2006.

Ora tale Maria Immacolata (non gliene voglia la Madonna) insegna alla facoltà di Scienze della Comunicazione dell’Università degli Studi di Roma. Ascoltiamola “Credo che gli intellettuali, in conclusione (e i sociologi soprattutto, vista l’ambientazione di molti di questi romanzi), dovrebbero rivedere alcuni dei loro preconcetti e domandarsi se certe analisi del sociale da loro proposte con dispiego di cifre, grafici, tabelle, non siano state a volte anticipate, comunicate in libri che vengono da molti di loro guardati con un certo snobismo, come si trattasse di un genere minore”.

E gli intellettuali devono avere sentito le sue parole se di lì a poco tempo è uscita la rivista Tirature ‘07 del Saggiatore (dunque una rivista letteraria) che ha dedicato un discreto spazio al giallo inserendolo addirittura nel titolo. Vittorio Spinazzola, il curatore, nell’articolo “Perché leggiamo i gialli” scrive “E’ uno dei generi forti della modernità letteraria: svela il perturbante ma riconcilia con l’ordine, racconta il crimine ma manifesta fiducia nella giustizia, fa trionfare il bene ma è intrinsecamente laico, ha protagonisti comuni ma capaci di scoprire i più efferati disegni criminali. Sa ibridarsi con il romanzo storico, il rosa, il fantastico”. E’ proprio vero che i letteratoni certe volte arrivano con un po’ di ritardo. Ora non me ne voglia Spinazzola (che ha tutto il mio rispetto come studioso), e non me ne vogliano i lettori per la mia incauta franchezza, ma la sua è proprio la scoperta dell’acqua calda.

 

Sito dell’autore www.libridiscacchi.135.it