Lo so. Non c’è nulla di nuovo da dire. Tutto è stato detto, tutto è stato scritto. Su Jane Marple, naturalmente. Ma non avevo voglia di leggere nessun libro e dunque ho pensato di scrivere a braccio su ciò che avevo già letto e visto. Letto sui libri e visto al cinema o alla televisione. Intanto a differenza di Poirot mi è rimasta subito simpatica. All’inizio il piccoletto belga mi stava un po’ sul gozzo con quella sua testa a forma d’uovo, il portamento eretto, baffi rigidi, vestito inappuntabile, scarpe con le ghette, guanti sempre a portata di mano come il bastone che mi immaginavo non lasciasse neppure al gabinetto. Un vero stoccafisso. Ma, soprattutto, per quel suo fare da vanesio altezzoso e quelle sue cellule grigie che più grigie non si può. E poi quell’ordine, quella simmetria. Roba da mettermi il prurito addosso. Solo dopo un po’ di tempo ho cominciato ad apprezzarlo e a sorridere dei suoi tic e delle sue debolezze (con l’attore David Suchet e i suoi passettini corti e veloci è stato un trionfo). Tant’è. Quando uno è duro è duro… si dice dalle mie parti. Con Miss Marple, invece, amore a prima vista. Sarà che il personaggio era pari pari spiccicato a certe vecchine del mio paese Staggia Senese che vedevo ogni giorno intente a ciabattare sulle scale di casa mentre sferruzzavano maglioni a figli o nipoti. E che mi salutavano quando passavo davanti a loro. Altri le consideravano solo brutte pettegole ma a me faceva piacere il loro sorriso e qualche frase riferita al mio continuo sviluppo “Guarda Fabio come cresce!”. Certo queste erano un po’ più sfortunate di quelle di St. Mary Mead. Nel senso che venivano prese di mira da noi ragazzacci che gliene combinavamo di tutti i colori. Una volta alla più ficcanaso di tutte (Gisella mi pare)…ma sì ve la racconto. Aveva la casa al primo piano con un balconcino di fiori che curava come fossero pezzi e’ core. Ebbene una sera sul tardi, quando tutti erano andati a letto, alcuni dei miei amici (io facevo il palo e mi batteva il cuore a mille) presero i vasi dei fiori e…e ci fecero i loro bisognini. Non vi dico le urla di questa disgraziata il giorno dopo. A Catera (Caterina) andò peggio (secondo i punti di vista). Anche la sua casa era al primo piano. Però alla fine di una breve discesa. Un inverno da polo nord le organizzammo un piccolo scherzo. Facemmo una bella valanga di neve alta all’incirca un metro in cima alla piccola salita. Poi uno di noi (Francesco? Lorenzo?) andò a bussare alla porta mentre la valanga veniva spinta nella sua direzione. Il tinello fu centrato in pieno. Ogni tanto, quando ritorno al mio paese nel giorno dei morti, vado a ritrovarle al camposanto, rivedo i loro volti punteggiati dagli occhi furbetti che sembrano squadrarmi dall’alto in basso e…e mi viene una strizza allo stomaco!
Dunque… ho perso il filo del discorso. Sarà quello che ho detto in precedenza, sarà che rivedevo in Miss Marple una nonna che non avevo mai conosciuta, sarà per altri motivi psicologici più reconditi ma l’impatto è stato subito positivo. Forse, a pensarci meglio, il primo elemento che me la rese nuova e simpatica fu proprio il fatto di essere donna e “vecchia” nello stesso tempo. Due particolari giallisticamente attraenti rispetto ai tanti poliziotti maschi e giovani che già conoscevo. E poi il villaggio di St. Mary Mead poteva benissimo essere il mio piccolo paese dove tutti ci conoscevamo e non c’era segreto di sorta per nessuno. Bello o brutto che fosse. Si sapeva perfettamente se quella se la faceva con quell’altro o se il postino non aveva portato le lettere perché aveva avuto la diarrea. Il personaggio funzionava e pure l’atmosfera che lo circondava. Un peana? Forse ho esagerato, ma mica tanto. L’anziana lady detective piaceva una cifra anche alla sua creatrice, quell’Agatha Christie, regina vera del giallo che ha allietato tante mie sere buie e tempestose (mi è venuta così). Lei stessa autrice di un “giallo” tutto personale. Lo racconto per i meno esperti. La mattina di venerdì 3 dicembre 1926 se ne va via di casa lasciando un appunto. Non il solito “Vado a comprare le sigarette”, più adatto ad un uomo, ma “Esco a fare la spesa” maggiormente in linea con le caratteristiche femminili di un tempo. La mattina successiva la sua macchina viene trovata abbandonata presso uno stagno d’acqua. Non si esclude il suicidio e nemmeno il delitto. Solo il grande giallista Edgar Wallace insinua l’ipotesi che dietro alla sua scomparsa ci sia uno scopo di vendetta, quello di “farla pagare” a qualcuno. Dopo qualche giorno viene trovata all’Hydropatic Hotel di Harrogate sotto falso cognome di una certa signora Neele, guarda caso uguale a quello della signorina Nancy di cui suo marito Archie si sta interessando un po’ troppo da vicino...
Dicevo di Miss Marple, una vecchietta di circa settanta anni che si era intrufolata nella sua vita quasi senza accorgersene. Un tipo che aveva visto in casa di sua zia (o nonna che fosse) e che le si era stampata per sempre nel cuore. E sulla penna. Un fatto, però, mi incuriosiva. A St. Mary Mead si sapeva tutto su tutti eccetto che su Miss Marple. Una bella furbata di Agatha per renderla ancora più interessante? Diciamo quello che sappiamo: anziana (già detto), nubile (zitella dalle mie parti), alta, snella, occhi azzurri, di aspetto delicato, benestante, colta o dotta che fa lo stesso, di religione protestante, ottima istruttrice di domestiche e molto attaccata a suo nipote Raymond West. Per il momento non mi viene altro per la testa. Aggiungo semmai il volontariato e l’amore per il volo degli uccelli. Poi casa pulita, ordinata, precisa. Giardino curato nei minimi particolari. Da qui guarda, scruta, osserva, conversa con le sue amiche. Quelle sì impiccione e pettegole! Specialmente la signorina Hartnell che non si fa gli affari suoi nemmeno a pagarla a peso d’oro. Il suo metodo di indagine (mal sopportato dall’ispettore Slack ma tenuto in debito conto da Scotland Yard) è basato non solo sull’intuito e la deduzione ma anche, e direi soprattutto, dalla sua vasta esperienza di vita. Ogni abitante del suo paese, maschio o femmina, giovane o vecchio che sia è lì pronto nella sua mente per essere tirato fuori al momento opportuno e messo a confronto con i vari personaggi che ruotano intorno ad un delitto. Gli uomini saranno pure diversi nell’aspetto esteriore ma la natura umana è sempre la stessa. E il male è dappertutto. Anche dove meno te lo aspetti. Ma della natura umana fa parte pure il sesso. Che non è un male. Ecco un altro particolare che la rende simpatica. Non come quel misogino di Poirot! (solo all’inizio perché in seguito anche questo “difetto” diventa divertente). Certo non aspettatevi chissà che cosa. Siamo sempre nell’età vittoriana ed un casto bacio può benissimo rappresentare un’orgia dei giorni nostri. Ma insomma la nostra simpatica vecchietta è preparata anche su questo tema così scottante. E non solo sul sesso “normale”. Mi pare che lo dica lei stessa.
Per quanto riguarda la salute è bella tosta anche se ogni tanto si ammala. Mi sembra naturale data la sua età. Si ammala ma mica sta ferma a letto a grattarsi i pollici. Se non si può muovere c’è sempre qualcuno che lo fa in vece sua. Che guarda, osserva e riferisce. Una specie di Archie Goodwin (grande Paolo Ferrari e grande Tino Buazzelli nelle vesti di Nero Wolfe!). In gonnella, naturalmente. Non pretendiamo di più.
Miss Marple è stata oggetto di vasta curiosità da parte del cinema e della televisione. Mi ricordo una splendida interpretazione della Rutherford nei primi anni sessanta che però non era snella, né aveva gli occhi azzurri. Ma ebbe lo stesso un successo strepitoso. Da morire (di piacere) Assassinio al galoppatoio quando si mette perfino a ballare il twist! Fascino del bianco e nero o fascino della passata gioventù? In seguito mi è piaciuta anche l’interpretazione della Geraldine McEwan più attinente al testo ma certo meno, come dire, prorompente e dina mica della Rutherford. E la famosa “Signora in giallo” della magnifica Lansbury deve molto alla Nostra.
Mi dimenticavo il sorriso. E l’aria innocente e svagata. Miss Marple parla e sorride. Parla, sorride e sembra pensare ad altro. E’ sempre così gentile e carina con quel suo amabile sorriso! Solo che sorridendo vi fa dire quello che vuole. Se avete dei terribili segreti e lei vi ha sorriso state pur certi che, bene o male, è riuscita a carpirveli.
A braccio anche due o tre cosette su Hildegarde Martha Withers nata dalla penna di Stuart Palmer che qualcosa sui piedipiatti già conosceva essendo stato membro dei servizi segreti. Mi sembra che letterariamente parlando nasca qualche anno dopo Miss Marple (siamo negli anni trenta) ma non ne sono sicuro e non ho certo voglia di scartabellare tra i miei libri. Controllate voi. Oggi scrivo e basta. Niente letture. Un po’ di digiuno fa sempre bene. Dunque Hildegarde. Intanto è americana e non inglese. E questo è assodato. Insegnante di scuola elementare, alta, tosta, acidetta, e un particolare che mi è rimasto impresso: il volto come quello di un cavallo che nella mia immaginazione mi pareva di sentire nitrire quando parlava. Ecco, insegnante. Questo fatto all’inizio mi turbò non poco. Ero stato abituato sin da piccolo a considerare le insegnanti pure e perfette. Nel mio immaginario di ragazzotto di paese c’è stato un momento in cui pensavo perfino che non espletassero i loro bisogni fisiologici (è capitato solo a me?). E poi la mia maestra, moglie del farmacista di Staggia, era per me un mito (salvo a spezzarsi quando mi dette da leggere per l’estate I promessi sposi). E quindi vederne una intricata nei bassifondi dell’animo umano mi procurò un certo disagio. Che non durò molto a dir la verità. Ma torniamo a bomba. Hildegarde, pettegola lo stesso ma con un particolare in più. A differenza di Miss Marple proprio non ce la fa a stare zitta e vuole mettere bocca dappertutto dando lezione anche al capo della polizia di un’isola vicino a Manhattam. Anche lei, comunque, ha un amico fidato (suo corteggiatore) nell’ispettore Oscar Piper della polizia di New York che la tiene in alta considerazione (considerazione non ricambiata almeno del tutto se lei pensa che non abbia una particolare intelligenza). Con il suo modo di fare aperto e sfrontato (sempre nei limiti perché è educata) riesce a carpire i segreti altrui con la sua faccia da cavalla mattonata. Oculata nella spesa cerca di risparmiare quando è possibile, le piace fare la pennichella pomeridiana, con la lingua taglia e cuce anche con il filo dell’ironia e del sarcasmo. Ama disegnare e camminare, vedere, osservare, esplorare. Certo non è una “signorina” sedentaria adatta all’uncinetto. Il suo metodo di lavoro si basa soprattutto sul suo speciale intuito che la porta a vedere sempre qualcosa di sbagliato nelle indagini della polizia. Insomma una “vecchia gallina spennacchiata” che mette il naso dappertutto e che risolve i misteri criminosi del suo tempo.
Grazie Jane e grazie Hildegarde! E grazie vecchine pettegole del mio paese!
Sito dell’autore www.libridiscacchi.135.it
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