Berlino, settembre '95. Tony e Hardy, atterrati in Germania da poche ore, sono gli emissari di una potente famiglia della malavita newyorkese, i Franchise. E sono lì per regolare alcuni conti in sospeso con i russi, che senza più lo spartiacque tra Est e Ovest hanno ormai messo le mani dappertutto. Nelle intenzioni del cartello statunitense, dovrebbe trattarsi di una faccenda da sistemare in pochi giorni. Ma gli interessi in gioco sono troppi perché qualcuno possa permettersi di chiudere la partita così rapidamente

Benvenuti a Potsdamer Platz, uno dei più grandi cantieri europei degli anni '90, simbolo di quella Berlino che dopo la caduta del Muro è invasa dai capitali stranieri ed è diventata territorio di conquista delle mafie internazionali.

La spedizione punitiva dei due killer americani, lucido e preciso Tony, brutale e animalesco Hardy, finisce per lasciare sul tappeto il corpo esangue di una ragazzina di quattordici anni. La figlia del boss russo Victor Rudiyov. Sta per iniziare una sanguinaria catena di rappresaglie e ritorsioni, per il controllo del giro degli appalti statali.

In Tony qualcosa si è rotto. Vagando irrequieto per le notti berlinesi, incontra una giovane studentessa tedesca che gli scioglie dentro una serie di ricordi dolorosi, e comincia così a riconsiderare la sua appartenenza al clan. Ma non è l’ora dei tentennamenti: attorno a lui si sta scatenando una vera e propria resa dei conti finale, fatta di agguati e crudeli vendette.

Noir durissimo e frenetico, intriso di dialoghi cinematografici dal sapore tarantiniano che creano una distorsione grottesca della violenza, La lunga notte di Berlino ci conduce alla scoperta di una città notturna e minacciosa, dove una dolorosa trasformazione economica sta creando terreno fertile per le nuove forme di crimine organizzato.

Questa è la trama di La lunga notte di Berlino, di Buddy Giovinazzo,

definito a Tony Scott "la più avvincente storia sul mondo della mafia dai tempi del padrino", che esce in Italia per la Meridiano Zero, tradotto da Giampaolo Simi.

Un romanzo tutto italiano è, invece, L'accordatore di destini romanzo d'esordio di Salvio Formisano.

«Comincia sempre così, con una donna o un uomo che vengono a confessarsi. Si mettono a nudo, si liberano. È impressionante il modo in cui si aprono e ti raccontano la loro vita. Non c'è bisogno di fare troppe domande.»

 

Vagando senza sosta dalle colline di Posillipo al lungomare di Mergellina, mescolato alla gente che affolla le strade di Napoli, un uomo spia le vite degli altri.

I casi di cui deve occuparsi, per conto di un'agenzia investigativa privata, gli mettono quotidianamente davanti la materia bruta della miseria umana. Ore passate a camuffarsi, a appostarsi, a pedinare, solo per scoprire esistenze grette, rovinate dal caso, dalla noia, uomini che maltrattano donne, donne che umiliano uomini, fino all'insopportabile, e il tradimento che si configura spesso come l'unica via di fuga dal presente.

È così che il protagonista di questo avvolgente romanzo d'esordio comincia a pensare di intervenire direttamente in quelle vite che dovrebbe solo indagare, di redimere quanto in realtà sarebbe pagato per mandare a fondo.

Foto truccate, rapporti leggermente ritoccati, le tracce dei tradimenti che scompaiono: uscendo pian piano dal suo ruolo di investigatore, entra nei panni di un insolito "accordatore di destini", chiamato a porre rimedio all’'nsipienza e alla casualità dell'esistenza altrui. Ma questa volontà di modificare il fato degli altri, per salvarli, lo porterà fino a un punto da cui non è più possibile tornare indietro.

Una prosa asciutta, attenta alle sfumature, pervasa da un indefinibile senso di straniamento, per una riflessione delicata e a tratti struggente sull’instabilità del destino umano.