E no, caro Fernando S(chwartz) Llobera, non ci siamo proprio.
Non ci siamo già a partire dal titolo in italiano del romanzo (lo so che non è colpa sua, ma le colpe dei figli ricadono sui padri…): in spagnolo suona all’incirca Il nono cerchio con allusione all’Inferno dantesco mentre in italiano si preferisce glissare e puntare sul club di illuminati intellettuali europei che funge da supporto alle investigazioni del protagonista.
E non ci siamo, se è per questo, neppure con le brevi note biografiche che, nella loro labile e amabile genericità possono suggerire tutto e il contrario di tutto: tranne la notizia che l’autore è figlio d’arte, di quel Fernando Schwartz, famoso giornalista e scrittore spagnolo.
E poi Dante e l’Inferno, suvvia: già ci aveva provato quel giovane studioso americano, Matthew Pearl con Il Circolo Dante (uscito in Italia nel 2003) in un thriller storico ambientato nell’Ottocento americano e ricco di erudizione e di delitti danteschi; e in Italia il nostro Giulio Leoni continua a utilizzare Dante come detective in una serie di gialli storici. Adesso Llobera s’inventa, si fa per dire, un nuovo serial killer (riusciremo mai a liberarcene in letteratura, al cinema e persino in tv?) che utilizza i nove cerchi dell’Inferno dantesco per ammazzare certe persone secondo un movente che, nel finale, apparirà perlomeno fragile.
Vogliamo parlare poi dei due protagonisti, l’affascinante professor Sebastião Silveira, docente di Antropologia Sociale a Londra, detto il Portoghese, e della viceispettrice di polizia Beatriz (originale, non c’è che dire!) Puerto?
Il primo è consulente dell’Interpol, quasi apolide dopo un’adolescenza segnata dalla madre suicida e dall’assenza del padre sentito come responsabile della morte della moglie; ritorna a Madrid e casualmente si trova a investigare sui delitti del serial killer, ribattezzato Caino, effettuando la sua personale discesa all’inferno; salvo poi uscire a riveder le stelle assieme alla sua Beatriz con la quale il nostro Llobera gli farà intrecciare una scontata relazione sentimentale, assai poco stilnovistica per la verità.
E che dire dello spocchiosissimo “Circolo di Cambridge” coi suoi saggi (un economista maltese, uno scacchista azero, un giornalista tedesco, uno psichiatra spagnolo e un filosofo ed ex ambiasciatore italiano!) sempre pieni di sé, pronti a sputare sentenze, citazioni e ad imbastire veloci conferenze sull’intero scibile umano tra un sigaro, una pipa, un buon cognac (e una buona ronfata del lettore)?
Il romanzo, in una parola, appare assai costruito: con gli ingredienti in bella vista (tra cui l’Inferno dantesco usato con una certa disinvoltura per la difficoltà di tradurre in delitti sonanti la fantasia perversa del grande fiorentino), ma ben poco amalgamati; con un’attività poliziesca, ad eccezione del trio costituito da Beatriz, dal suo collega Pablo e dall’agente segreto Morantes, a dir poco lacunosa; con il mondo giornalistico rappresentato solo da uno squallido cercatore di scoop; e soprattutto col responsabile della catena di omicidi che viene scoperto un po’ troppo presto tanto che il lettore, sconcertato, spera fino all’ultimo – invano – nel colpo di scena finale che cambi le carte in tavola.
Certo, la storia viene costruita con una certa sapienza cinematografica e potremmo già immaginarci quale attore potrebbe interpretare i ruoli di Silveira (il fascinoso Banderas?) e della fresca ma decisa Beatriz (la Tautou del Codice da Vinci?); ma tutto ciò non appaga il palato del lettore raffinato: che può certo perdonare alcune pagine un po’ pedanti nella spiegazione della struttura dell’Inferno, di certe sequenze matematiche o degli effetti di particolari farmaci; ma che non può perdonare all’autore di averci provato: a sottoporci cioè l’ennesima storia di un serial killer condita on l’ennesima storia d’amore dei detective protagonisti, agitandoci davanti agli occhi il fantasma di Dante.
E se l’autore, nel romanzo successivo El Precio de un Secreto (non ancora tradotto) e in quello che sta scrivendo, ha abbandonato la coppia Sebastião & Beatriz, scegliendo con immutata originalità il mafioso Lucca (sic!) Corsini, ci sarà pure un motivo…
Lunga morte al “Circolo di Cambridge” e ad infernali serial killer iberici!
Voto: 4.5
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