Diretto da Silvana Zancolò e sceneggiato da Giovanni Eccher, La Radice del Male è un film a produzione indipendente distribuito dalla casa con sede a Milano The Shadow Within. Ambientato in una villa dotata di una serra che ospita piante misteriose, il film tenta di esplorare i meandri della psiche umana attraverso la ricostruzione delle ricerche psicotrope effettuate dallo zio da parte di Andrea Spiegelman, donna colpita da una quasi totale forma di amnesia a seguito di un grave incidente. Complici le piante dello zio, e in particolar modo della velenosa Yomari, la pianta del ricordo, la donna ritroverà la chiave della sua esistenza, che forse racchiude molti più segreti di quelli che l’apparentemente svogliato marito vorrebbe celarle.
Peccando di qualche ingenuità, soprattutto nella recitazione della giovane governante e nei buchi della sceneggiatura (chi è la bambina la cui immagine perseguita Andrea?), La Radice del Male è un prodotto interessante, che s’inserisce nel solco della tradizione italiana noir–horror degli anni ‘70 (in particolare il Pupi Avati di La casa dalle finestre che ridono o certe atmosfere “casalinghe” à la Mario Bava) innestandovi degli effetti digitali suggestivi, che rischiavano di cadere nella banalità vista la difficoltà della materia prescelta (la rievocazione del rito allucinatorio, lo sconfinamento fra realtà e irrealtà tramite la presenza inquietante e catartica delle piante). Dall’idea della maschera che taglia in due il volto della protagonista alla fascinazione per la botanica, il film offre un concime ricco allo spettatore come possibile spunto di riflessione. Una casa di produzione da tenere d’occhio, di cui va sicuramente premiato il tentativo di fare del cinema nostrano che, seppur con i suoi ritmi un po’ troppo televisivi, non scimmiotti i modelli stranieri.
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