Chi si nasconda realmente dietro lo pseudonimo di J.P. Rossano nessuno lo sa. L'autore de L’ultima stoccata, infatti, si avvolge in un alone di mistero, aumentando la curiosità dei lettori. Ha accettato però di essere ospite di questo appuntamento con la nostra rubrica e per questo lo ringraziamo di cuore.
Tornando però al discorso sul mistero, tutto si complica ulteriormente da quando ho scoperto che un tema particolarmente caro all'autore è quello dei doppi e della dualità. Il tema è presente nell'opera in diversi aspetti e sfaccettature, mi piacerebbe, perciò, cominciare cercando insieme tra le righe questa tematica.
L'ultima stoccata, come dicevi tu, è un romanzo caratterizzato dal numero due. Perché due sono i possibili livelli di lettura e doppie sono anche le caratterizzazioni di personaggi, situazioni e stati d'animo.
Il doppio livello di lettura è abbastanza semplice da cogliere: si può leggere come un classico romanzo thriller, facendosi guidare solo dalla curiosità di voler seguire lo svolgersi della trama e scoprire il nome del colpevole. Oppure si può andare un po' più in profondità, addentrarsi nell'animo dei personaggi per cogliere le ossessioni e le passioni, spesso malsane, che ne guidano le azioni, tanto da scoprire come il male possa invadere le vite delle persone, sfruttando i suoi alleati più fedeli e subdoli: denaro, potere, perversione, con conseguenze spesso fatalmente tragiche.
Il numero due caratterizza anche i personaggi e le situazioni. Molti protagonisti hanno il proprio doppio, o perché si tratta di personaggi completamente opposti, o perché sono in realtà molto simili, ma agiscono e pensano in maniera differente all'interno dei medesimi contesti. Tutte le situazioni e i sentimenti sono rappresentati assieme al proprio contrario e tutti si confrontano e si mischiano al tempo medesimo: amore e odio, fedeltà e tradimento, morte e vita, onestà e corruzione, idealismo e cupidigia, bene e male. Con una differenza che mi sta cara però: se il male è quasi sempre assoluto e la porzione di bene che contiene al suo interno è minima e fa fatica ad emergere, nel bene la presenza del male è molto più sensibile e basta poco, pochissimo, perché tenda a prendere il sopravvento.
Ma tu pensi di avere una doppia personalità?
Ovviamente, tutti hanno una doppia personalità, anzi alcuni ce l'hanno addirittura tripla. Ma con questa domanda mi hai dato uno spunto interessante. Risponderò da ora in avanti alle domande che mi farai nel corso della chiacchierata con doppie risposte e motivazioni, lasciando ai lettori la scelta di quelle che preferiscono, perché sentono più vicine al loro pensiero.
Ma così il mistero si infittisce! Ognuno potrà scegliere il Rossano che preferisce e non sapremo mai chi sei veramente.
Meglio così, ho sempre pensato che i libri servissero non tanto per creare delle certezze, ma piuttosto per generare delle ipotesi che ogni lettore deve svilupparsi autonomamente. Da questo punto di vista le spiegazioni in merito alle proprie opere, date a posteriori da parte degli autori, sono spesso più deleterie e controproducenti che utili. Ad essere sincero penso che dopo avere scritto un libro un autore dovrebbe sparire o farsi ammazzare, così eviterebbe di dover passare il resto del suo tempo a spiegare cosa voleva dire. È più giusto che ogni lettore si faccia un'idea propria, poi se il libro lo leggono in due milioni e nascono due milioni di ipotesi differenti, tento meglio.
Allora partiamo con una domanda diretta: chi è J.P Rossano?
Un anonimo ed apparentemente tranquillissimo direttore di produzione di un'altrettanto anonima e tranquillissima azienda metalmeccanica che, dietro a questa apparente e monotona tranquillità, nasconde un'anima nera, anzi nerissima, che si è nutrita per anni di letteratura gialla e soprattutto noir, partendo da Fruttero e Lucentini, torinesi come me, per arrivare a James Ellroy, che narra un'America così lontana e differente dalla nostra cultura.
Ma è anche un ex schermidore che continua ad avere un amore appassionato per questo sport, tanto da riuscire ad infilarlo dentro una storia di sangue, corruzione, sesso, tradimento e morti ammazzati.
Visto che il romanzo contiene tanti aspetti che fanno parte di te e del tuo vissuto, l'ambientazione nella tua città e la scherma, per citarne solo un paio, perché allora hai deciso di nasconderti dietro a uno pseudonimo e non di esporti usando il tuo nome?
Perché il vero mandante di tutti i crimini e delle azioni più abbiette che sono narrate nel libro è il sottoscritto, pertanto è meglio che non si conosca la mia vera identità.
O perché mi intrigava creare una parvenza di doppia personalità. Un Giano bifronte: da un lato il dottor *** tranquillo e con l'aria da bravo ragazzo, dall'altro Mr JP scrittore dall'anima nera, anzi nerissima e pessimista.
Quindi si potrebbe dire che il tranquillo dottor *** ha deciso di scrivere per permettere a Mr JP di esprimersi e di venire fuori?
Non proprio, credo che entrambi avessero desiderio di scrivere, ognuno per esprimere una propria necessità.
Il dottor *** ha deciso di scrivere perché aveva voglia di ammazzare un po' di gente e, sicché per indole e per innato senso di rispetto della legge, non sarebbe mai capace di ammazzare qualcuno per davvero, ha deciso di spargere un po' di sangue solo sulla carta.
Invece Mr JP desiderava raccontare una storia di ossessioni. Soprattutto di quanto in basso può arrivare l'animo umano quando si fa possedere dalle sue pulsioni più basse, dal desiderio del denaro e del potere ad ogni costo. Di sicuro nessuno dei due voleva creare degli eroi buoni ed onesti a tutti i costi, sempre pronti a battersi e a far trionfare la giustizia e il bene, contro il male. Dal libro dovrebbe trasparire poco ottimismo e poca fiducia negli essere umani.
Sicuramente nel romanzo dominano i toni cupi, la poca fiducia nel genere umano e la mancanza di ottimismo, ma nonostante questo io ci ho visto anche un messaggio positivo, racchiuso in alcuni personaggi, come Gabriel e Veronica, e nel fatto che comunque, nonostante tutto, per Jarno la vita vada avanti.
Sarà, ma i personaggi negativi sovrastano decisamente, per numero ed impatto delle loro azioni, quelli positivi. Jarno poi è un ex idealista profondamente disilluso e sempre sul filo della depressione.
Con quali aggettivi definiresti L'ultima stoccata?
Nero e freddo come la morte, il male e il tradimento.
Rosso e caldo come il sangue, la vita e l'amore.
Sono due coppie di aggettivi quasi in antitesi tra loro e così torniamo ancora una volta al tema del doppio. Io lo definirei denso e contraddittorio, come il quotidiano.
Ora però ti chiederei di darmi un buon motivo per leggere il tuo romanzo
Per scoprire che il colpevole, una volta tanto, non è il solito maggiordomo.
Ma soprattutto perché alla fine nessuno è innocente, siamo tutti un po' colpevoli.
Stavo riflettendo su quanto detto poco fa. Mi pare di aver capito che l'esperienza della scrittura deriva e nasce da un bisogno di espressione interiore e molto personale, non tanto finalizzato al fatto che altri leggessero poi la tua storia, ma piuttosto dovuto al bisogno di raccontarla.
Come sei arrivato quindi alla pubblicazione?
In effetti è così. Ho pubblicato quasi per caso, perché il libro è nato spontaneamente, partorito dallo stomaco di chi lo ha scritto e destinato allo stomaco di chi lo legge, ma inizialmente non è stato pensato per essere pubblicato. Poi, per curiosità, ho fatto leggere la bozza ad un paio di amiche, è piaciuto parecchio a entrambe, e così mi ha preso il trip di provare a trovare un editore. Dapprima mi sono limitato a cercare tra le case editrici del Piemonte, poi non avendo avuto molto successo, ho allargato il raggio di azione sino a che ho conosciuto Gianluca Muglia delle Edizioni il Molo di Viareggio, che ci ha creduto e ha pubblicato il romanzo.
O forse perché era scritto nel fato che dovessi pubblicarlo, tutto lì.
Sei soddisfatto del risultato? E soprattutto consiglieresti a chi ha un romanzo nel cassetto di provarci?
Da quello che ho detto, credo, emerga chiaramente tutto il mio entusiasmo e la mia soddisfazione per L'ultima stoccata. Detto questo, sono ben conscio che si tratta di un'opera prima e, in quanto tale, caratterizzata da errori ed ingenuità che so di avere commesso. Vorrei pertanto chiarire che tale entusiasmo è forte, ma non tracima certo nella presunzione di avere scritto un capolavoro e pertanto sono convinto di essere arrivato solo ad un buon punto di partenza.
Per la seconda domanda sì, chiunque abbia scritto qualcosa in cui crede dovrebbe provare a pubblicare.
Da grande vorresti fare lo scrittore?
Il dottor *** non se lo sogna nemmeno, è un pragmatico e ha bisogno della sicurezza che deriva da un lavoro stabile. Mr JP, invece, sarebbe disposto ad ammazzare per poter passare le sue giornate a leggere, scrivere e combinare bischerate.
A questo punto chiuderei con un domanda di rito: i prossimi progetti cosa prevedono?
Visto che questo libro è nato sotto l'egida del numero due, il prossimo mi piacerebbe scriverlo caratterizzandolo col numero tre, ma non ne sono ancora sicuro, chissà vedremo...
Il mistero resta fitto su J.P. Rossano, non ci resta perciò che restare in attesa di nuovi sviluppi sulle sue prossime mosse.
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