"...il matematico, come il poeta e il pittore, è un creatore di forme. Se le forme che crea sono più durature delle loro è perché le sue sono fatte di idee". In tali termini si esprimeva Godfrey H. Hardy, matematico inglese della prima metà del ‘900.
Non dimentichiamo che almeno tre matematici sono stati insigniti del premio Nobel per la letteratura: Bertrand Russel, nel 1950, Aleksander Solzenicyn nel 1970 e John Coetze nel 2000 (singolare la ricorsività di anni pari e multipli di cinque!).
E l’ arte di plasmare numeri, modellare funzioni e rincorrere figure geometriche da sempre ha affascinato gli scrittori. Da Musil, a Borges, a Calvino, a Buzzati, a Saramago, a Del Giudice, a Heinlein, a McEwan, ad Asimov, solo per citarne alcuni: sono gli autori che, con linguaggio tratto dall’analisi matematica, “convergono” nella raccolta antologica Racconti matematici, curata da Claudio Bartocci, matematico di professione e umanista per passione; per il quale, e citiamo le sue parole raccolte nell’introduzione, i rapporti fra matematica e letteratura sono “furtive carezze, corrispondenze incerte, echi, suggestioni, consonanze e dissonanze”. Storie originali e intriganti, in cui i generi e i registri si mescolano: dalla fantascienza, al thriller, allo storico. Come nel caso della fuga incalzante nel cimitero di forma quadrata, autentico protagonista della storia di Daniele Del Giudice; o del profetico "nove volte sette" di Isaac Asimov, in cui l'uomo scopre di essere "uno strumento infinitamente più economico di una calcolatrice"; o del piano senza superficie, in cui far sparire, secondo Ian McEwan, una moglie ingombrante; o della casa nuova a forma di “ipercubo”, instabile durante i terremoti californiani, nella visione architettonico-futuristica di Robert Heinlein; o ancora come l’hotel straordinario di Lem, con un numero infinito di stanze in cui alloggiare; o come l’ipersfera e le stranezze ipergeometriche della prigione del conte di Montecristo di Italo Calvino; o come l’ineluttabile consapevolezza di non potersi liberare dei numeri, perché “contemplare e contare sono la stessa cosa” nell’ossessione di Eupompo, il personaggio ideato da Aldous Huxley; o come il furore simmetrico che ramifica nell’opera di Herbert Quain, singolare protagonista della storia firmata da Jorge Luis Borges. Completa la raccolta una sezione dedicata ai ritratti di matematici dell’antichità e del mondo contemporaneo: fra cui, solo per ricordarne qualcuno, il greco Pitagora sorpreso mentre dialoga con Umberto Eco della religione dei numeri, e l’inglese Alan Turing, la cui vicenda di pioniere dell’intelligenza artificiale e decrittatore del codice Enigma tedesco durante la seconda guerra mondiale prende vita in un saggio di Emmanuel Carrère, ancora inedito in Italia. In conclusione, rubando le parole alla poetessa polacca Szymborska, “non ho difficoltà a immaginare una antologia dei più bei frammenti della poesia mondiale in cui trovasse posto anche il teorema di Pitagora”. Attendiamo con curiosità che qualcuno la scriva.
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