… il buio si muove sempre in una sola direzione, invece la tenebra è ovunque, sin contorce, muore e rinasce, costruisce mondi e li distrugge: tutto questo io vedo e assorbo. Le mie ferite sono la valvola di sfogo della tenebra che altrimenti mi intaserebbe le vene…
Così parla il protagonista di Diario Inferno, romanzo di esordio di Alessandro Montanini. O meglio, racconta, in uno stato, sovente, di oblio estatico (effetto anche di allucinogeni).
Tsathoggua è un dio potente e terribile che, sceso sul nostro pianeta milioni di anni fa, ha fissato nelle profondità della terra la proprio dimora. Io ne ho ripristinato il culto sanguinario, io sono diventato il più fedele dei suoi discepoli: io sono il suo messia nero.
Una vita normale, in una metropoli normale: l’ufficio, i colleghi, l’appartamento nuovo, la spesa una volta la settimana, qualche fanciulla con cui divertirsi e il solito giro di amici. Dietro l’apparenza rassicurante di tutti i giorni, complice la pagina asciutta del suo diario, il protagonista ci spalanca le porte su un abisso raccapricciante di violenza e follia che esplode improvvisa e si sfoga su sconosciuti, massacrati per strada, in un grande magazzino tipo Ikea o in una baracca fuorimano, "tempio" di riti dedicati a divinità oscure.
Una storia borderline: intinta nel sangue e nella violenza allo stato puro. Una serpe che striscia silenziosa e come un demone, si desta, repentina, senza preavviso.
La narrazione è compatta, divertente (e divertita) la galleria dei personaggi (come l’amico cantante dalla personalità fluttuante di un angelo di Dio, prima, poi di pirata e infine di vampiro); devastante la suggestione di lettura, e devastata da colpi di scena inattesi, mentre la vicenda, che sgorga dal soliloquio delirante del narratore, talvolta smarrisce il filo e giunge a una conclusione “aperta”: come una cartolina senza messaggio o saluti, ma con il solo indirizzo: e con arguzia, bisogna leggere attraverso gli spazi bianchi, lasciati volutamente aperti. Ingredienti, questi, che rendono il romanzo un discreto punto di partenza di un lavoro ulteriore di cesello, per il nostro autore, originario di Monza e di professione “buyer” in una catena specializzata di livello europeo.
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