Una volta si diceva: siamo alla frutta. Ma si era ottimisti. Ora, con fiction come Codice rosso, attualmente sugli schermi di Canale 5 in prima serata tutti i giovedì, abbiamo superato il punto di non ritorno: siamo all’ammazzacaffè.
La nuova serie, in 6 serate per un totale di 12 episodi, interpretata, tra gli altri, da un figlio d’arte come Alessandro Gassman ma anche da un apprendista d’arte come Pietro Taricone, pone infatti al centro della vicenda una squadra dei Vigili del Fuoco di Roma.
Nell’arco di un quarantennio sono state sperimentate quasi tutte le possibili soluzioni per la fiction investigatva/d’avventura tv: dalla Polizia stradale di Triangolo Rosso a metà degli anni Sessanta ai Carabinieri di I racconti del maresciallo dello stesso periodo; dalla Squadra Mobile e dalla Guardia di Finanza (sì, avete letto bene, molto prima di Il capitano!) dei primi anni Settanta giù giù fino ai contemporanei Rocca e Montalbano, Squadre Catturandi e Ultimo, RIS e Distretti di polizia, carabiniere-veline e, pochi mesi fa, persino la Guardia Costiera. Facendo un rapido calcolo dovrebbero mancare all’appello solo la Polizia Penintenziaria e il Corpo Forestale, ma niente paura, ci arriveremo.
Tornando però al nostro Codice rosso ci accorgiamo che, gattopardescamente, tutto cambia affinché nulla cambi.
Le divise dei vigili del fuoco, tornate in auge anche in Italia dopo gli eroismi statunitensi dell’11 settembre, sostituiscono quelle degli altri corpi, di polizia e non; ma c’è la stessa propensione degli sceneggiatori a far convivere azione e commedia all’italiana (da manuale l’incontro tra Fausto Rossi-Taricone e la sua collega superwoman Stella Gennai-Spada) e, ogni tanto, pure qualche effetto lacrimogeno (la perdita della sua squadra da parte del caposquadra Pietro Vega-Gassman).
Stavolta ci sono vecchie svanite che si chiudono fuori di casa col gas acceso e un nipote addormentato al posto di furti o rapine di quartiere; ma si utilizza la stessa tecnica narrativa di affiancare a un caso “minore” quello di maggior interesse che fa da filo conduttore per l’intera serie (d’altra parte i registi Mosca e Vullo non sono gli stessi di alcune serie di Distretto di polizia?).
Effetti speciali, è il caso di dire, pirotecnici sono esibiti al posto di inseguimenti mozzafiato o di conflitti a fuoco; ma, nel cast, regna lo stesso impasto tra attori di vaglia (Gassman), belle speranze (Claudio Gioè) e un tocco di sensuale femminilità che non guasta mai (la già citata Ilaria Spada).
E, per scongiurare il pericolo che gli appassionati del mistero non trovino sufficiente pane per i loro denti, ecco un bell’attentato, dal movente per ora misterioso, che non solo dà origine all’incendio con cui si apre il primo episodio, ma che, seguito da un vigile non più operativo che fa parte però del Nucleo investigativo interno, terrà incollati i telespettatori nelle prossime puntate.
Certo, la professionalità della produzione si sente, i meccanismi sono ben oliati, qualcosa semmai si potrebbe dire del cast (attorno a Gassman non avrebbe sfigurato un vecchio caratterista del genere di Sergio Fiorentini, il Cacciapuoti del maresciallo Rocca), ma tutto è stato studiato perché Codice rosso possa avviarsi trionfalmente verso la seconda serie.
Rimane il problema, per noi centrale, del rinnovamento della fiction italiana: dopo aver individuato il segreto del successo della lunga serialità (mistero + commedia all’italiana – e talvolta melodramma come suggerisce Aldo Grasso sul Corriere della Sera) con poche varianti (salute + commedia all’italiana per i serial ospedalieri alla Incantesimo o famiglia + commedia all’italiana per i format tipo Un medico in famiglia o I Cesaroni), produttori, sceneggiatori e registi sembrano volere sfruttare senza alcuno scrupolo la ricca vena, non preoccupandosi affatto del suo esaurimento. Qualche variante d’autore qua e là (il Proietti-Rocca, lo Zingaretti-Montalbano), qualche esperimento digitale (RIS) e, come dicevamo all’inizio, la banale ricerca di un corpo dello stato ancora non illuminato dai riflettori della tv.
Ci sembra un po’ poco: quando la miniera sarà esaurita, dove andranno a scavare?
Voto: 6
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