Il collare spezzato completa l’affresco di storia messicana iniziato da Valerio Evangelisti con Il collare di fuoco e arriva fino agli anni Trenta. Il romanzo inizia dove finiva il precedente e descrive la feroce dittatura di Porfirio Díaz, la rivoluzione del 1910, le guerra lunga e sanguinosa tra eserciti di insorti di diverso orientamento, la faticosa stabilizzazione del paese nelle forme di una repubblica autoritaria; poi una nuova rivolta, quella dei cristeros.

Evangelisti non si affida a un numero ristretto di protagonisti, bensì a decine di attori. A volte si seguono le loro vicende a distanza di anni, altre volte sono in scena in un capitolo solo. Sullo sfondo e, più di rado, in primo piano, si vedono passare le figure gigantesche di Díaz, di Francisco Madero, di Emiliano Zapata, di Pancho Villa, di Álvaro Obregón, di Plutarco Élias Calles. Ma a tenere la ribalta è il popolo messicano, trascinato in un’epopea pluridecennale di sangue e di fuoco tesa ad affermare la propria autonoma identità.

Tutto ciò è colto con gli occhi di un ragazzo ingenuo e timido destinato a diventare presidente, di una giovane indigena, di una donna americana che ama il Messico ma è accecata dai privilegi di casta, di un’operaia che ha tradito i suoi compagni, di due fratelli anarchici condannati a trascorrere la vita in prigione e a ispirare rivolte da lontano, di un vicesceriffo ladro di cavalli che dichiarerà una guerra personale agli Stati Uniti, di un ranger del Texas tanto pio quanto crudele, di un poliziotto al servizio di chiunque sia al potere, e altri ancora.

Con questo secondo romanzo, la storia va avanti e procede implacabile col suo carico tumultuoso di nuove speranze, nuove vittorie e sconfitte, nuove leggende e nuovi eroi. Esauritisi gli eventi tempestosi legati alla fase rivoluzionaria, nasce uno stato costituzionale che ben presto dovrà cercare a tutti i costi di darsi un minimo di stabilità economica e politica. Fino alla nazionalizzazione, sotto la presidenza di Lazaro Cardenas, dell'industria petrolifera che restituisce al Messico il necessario controllo sulla più preziosa delle sue risorse e che pone termine a un'epoca di violenza.

Le costanti dell'opera sono due. La ricerca della giustizia sociale, sintetizzata in Messico dal problema della proprietà della terra, e il tentativo di sottrarsi al “collare di fuoco” costituito dalle continue intromissioni degli Stati Uniti. È spezzare questo vincolo, con l’affermazione della proprietà esclusiva sui beni del sottosuolo, la chiave per consentire al Messico di diventare nazione moderna, dotata non solo di identità, ma anche di dignità. Alle soglie degli anni Trenta, la questione è lungi dall’essere risolta, anche se le soluzioni future già si intravedono.

Valerio Evangelisti, Il collare spezzato

Mondadori, Strade blu, 2006

pp. 440 - € 16