Da qualche settimana è uscito Spirali, una raccolta di sedici racconti scritti da Jeffery Deaver, uno dei più grandi (e prolifici) autori americani di thriller. Ex avvocato, musicista, appassionato di automobili, Deaver è anche un intellettuale attento all’evoluzione della realtà che lo circonda. Spirali prende le mosse proprio da questa analisi della società. Sedici piccole storie che attingono dall’immaginario collettivo. Dalle sue mitologie, ma anche dalle sue angoscie: il mistero si aggira in un’oscura strada del Maine o sul lettino di uno psicanalista, nell’affascinante Londra di Elisabetta I o nella crudele New York di oggi. Riunite per la prima volta in un unico volume, queste storie all’insegna della pura suspense hanno già raccolto in America un grande successo di pubblico e hanno anche vinto prestigiosi premi letterari. Abbandonando momentaneamente i romanzi che l’hanno reso famoso, l’autore sfrutta magistralmente le caratteristiche del genere breve realizza thriller in miniatura fulminei ed esplosivi, in cui trionfa l’illusione e l’imprevedibilità: niente è come sembra e i finali vincono anche l’immaginazione dei lettori più esperti. Molto diversi tra loro, i racconti hanno come protagonisti i personaggi più vari: da William Shakespeare ai brillanti avvocati dei nostri tempi, da astuti criminali a spregevoli assassini. Inoltre c’è una vera “chicca “ da non perdere per tutti gli appassionati di gialli e per gli affezionati lettori di Deaver: Il regalo di Natale, un’avventura inedita, scritta appositamente per questa raccolta, che vede il ritorno della coppia Lincoln Rhyme e Amelia Sachs, gli eroi del Collezionista di ossa e di tanti celebri romanzi dell’autore, questa volta alle prese con il salvataggio in extremis di una donna rapita e dello spirito natalizio. Tra le altre, compare anche una storia che, per esplicita ammissione dello stesso autore, contiene molto di autobiografico: racconta la rivincita di un ragazzo goffo e impacciato, un bizzarro ritorno della memoria ai giorni di giovane aspirante scrittore.

E sono ben quattro i libri dello scrittore Jeffery Deaver i cui diritti sono stati acquistati da Hollywood e che dovrebbero diventare dei film nel 2005. Per Profondo Blu, acquisito da Joel Silver produttore, tra gli altri film, anche dei tre capitoli di Matrix, già si parla di Joaquin Phoenix per il ruolo di possibile protagonista. La lacrima del diavolo dovrebbe, invece, essere il prossimo progetto del regista di Troy Wolfgan Petersen, mentre Pietà per gli insonni e il non ancora pubblicato in Italia Manhattan is my beat dovrebbero presto diventare film per la televisione o per produzioni indipendenti. Un successo che sembra gratificare Jeffery Deaver, ex avvocato e adesso scrittore a tempo pieno. Anche il suo ultimo romanzo, Il giardino delle belve uscito sempre per Sonzogno poco prima dell’estate e ambientato nella Germania del 1936, potrebbe presto finire sul grande schermo.

Lei ha uno stile molto ‘visivo’. Qual è il suo rapporto con il cinema?

Amo molto il cinema ed è vero che ho uno stile visivo, perché la mia generazione è stata influenzata fortemente dai film che vedevamo da ragazzini. Professionalmente, invece, le cose sono un po’ diverse. Ho appreso che Il collezionista di ossa stava diventando un film quando ho trovato un assegno da un milione di dollari nella posta.

Ho chiamato il mio agente e ho saputo del lavoro di Phillip Noyce con Angelina Jolie e Denzel Washington.

Il film le è piaciuto?

Direi di sì. Mi ha colpito molto l’alchimia e l’attrazione erotica dei due attori principali. E’ solo un po’ strano il non vedersi coinvolti direttamente nei progetti legati ai tuoi libri.

Il successo dei suoi romanzi è impressionante: questo obbliga Hollywood a guardare con grande attenzione al suo lavoro…

Mi considero molto fortunato ad avere così tanti fans. Qualcuno mi chiede perché scrivo solo un libro all’anno, ma io credo che sia sufficiente. Nell’autunno verrà pubblicata anche una raccolta di racconti e l’anno prossimo ci sarà un nuovo libro di cui è ancora una volta protagonista Lincoln Rhyme.

Un personaggio tanto amato che lei non sfrutta come ‘potrebbe’ …

La vera responsabilità che ho nei confronti nel mio pubblico e la mia sfida personale sta nel fatto di offrire sempre storie nuove in grado di interessarli. I lettori sono sempre molto intelligenti e non possono essere imbrogliati. Per anni ho letto i libri di autori di cui percepivo noia, stanchezza e mancanza di idee. Io non voglio fare questa fine, preferisco scrivere di altro e rispettare l’intelligenza di chi acquista i miei libri. Per me la qualità della scrittura è la mia preoccupazione principale.

Lei è uno scrittore che ama molto sorprendere il lettore…

… Sì e mi ‘stupisco’ che alcuni autori non seguano degli accorgimenti facili per il fattore sorpresa. Guardo alla natura umana, a me stesso, al lettore: mi domando quale siano le aspettative nei confronti di una storia. Quando butto giù la traccia di una trama, spargo dappertutto tracce e indizi della piega che desidero venga percepita essere presa dal libro. In realtà preparo delle trappole e dei depistaggi. Come lettore mi sono sempre sentito piacevolmente sorpreso quando scopro accadere qualcosa di inaspettato. Io vivo per questo momento…

Profondo Blu sta per diventare un film: si dice che lei si sia circondato di hackers famosi per scriverlo…

Per me l’importante era far capire il funzionamento di Internet anche a chi ne aveva soltanto sentito parlare. Il mio scopo era fornire informazioni sufficienti ad entrare nella suspense del romanzo. Per farlo dovevo andare al cuore della storia: Internet è uno strumento che uso molto. Il mio sito viene hackerato quasi ogni settimana da pirati informatici appena adolescenti e per me è un onore, oltreché una seccatura…

Perché con Il giardino delle belve ha deciso di ambientare un suo libro nel passato?

Perché ritenevo importante potere offrire una variazione del mio lavoro ai miei lettori. Amo cambiare ambientazione e confrontarmi con realtà e soggetti diversi tra loro. La Berlino del 1936 mi affascinava moltissimo.

Perché?

Perché questo non è un mio libro tipico. Ci sono ben tre finali diversi e chi conosce il mio stile troverà qualcosa di molto diverso. In realtà Il giardino delle belve è un libro ispirato all’11 settembre. Quel giorno mi trovavo a Milano per lavoro e da allora mi è venuta l’idea di riflettere su quel momento. Non volevo scrivere di quel tragico evento, non volevo scrivere del fondamentalismo, né del terrorismo. Si tratta di argomenti troppo vicini a noi che resteranno nella nostra mente a lungo. Così mi sono dedicato a esplorare quella che può venire considerata come una vera e propria ‘istituzione del Male’. Il Male più intenso cui io possa pensare è l’Europa dei nazisti.

Qual è stata la sfida più grande?

In genere non ho problemi né a scrivere di violenza, né di omicidi. Stavolta la cosa che mi angustiava era dovere descrivere una società dove il Male fosse stato istituzionalizzato e fosse diventato un sistema. In più volevo mostrare qualcosa di realistico che non ci rendesse immuni al terrore e all’orrore. Nel 1936 è iniziato quel sistema di cose che ha portato ai campi di concentramento. Era un’epoca ambigua e – per certi versi – perfino più spaventosa.

Si è trovato faccia a faccia con quello che lei considera il Male radicale ovvero quello che l’ebraismo definisce come la Yetzer ha-ra’…

Hitler, Himmler, Goebbels e gli altri hanno operato un lavaggio del cervello di una nazione intera. Sono stati capaci di osservare le loro vittime e capirne le debolezze. Non solo per quanto riguardava gli ebrei, ma anche per tutta la nazione tedesca. Hanno stuprato lo spirito di un popolo, plagiandolo e corrompendolo. In maniera vile hanno preso ostaggio una nazione intera. Questo è il Male che lavora da dentro. Il mio libro riflette su come il Male si sia impossessato di un’intera nazione. In questo senso entrare nei meccanismi di questa situazione è stata la cosa più sorprendente con cui mi sia mai confrontato come autore.

Guardando al cinema Il fantasma dell’opera con la sua costruzione ottocentesca non si può fare a meno di pensare come la grande differenza tra l’idea del Male del passato e quella del presente sia di natura spaziale. Vampiri, fantasmi, mostri, lupi mannari calano dall’alto. Nei suoi romanzi, ma – in genere – in tutto il cinema e la letteratura del secondo Novecento, il Male sembra emergere dalle profondità della Terra…

La Shoah e più in generale i crimini perpetrati durante la Seconda Guerra Mondiale hanno alterato per sempre la concezione stessa del male, rendendola molto diversa dall’idea che questo sia un qualcosa di soprannaturale di cui gli esseri umani sono solo vittime. Non voglio essere troppo filosofico e nei miei libri tento di non esserlo mai, ma era inevitabile che un certo tipo di nichilismo, di cinismo e di scoraggiamento generale si impadronisse di una società che nel ventesimo secolo è sopravvissuta a catastrofi come la Seconda Guerra Mondiale e a tragedie collettive come la Shoah. Il Male non può più essere considerato un qualcosa di soprannaturale, ma bensì un elemento che cresce e attecchisce nel giardino di fronte casa nostra, dietro la porta del nostro vicino, nei discorsi dei nostri politici, in individui che sembrano affabili e simpatici, ma che in realtà nascondono dentro di sé un lato oscuro molto pericoloso ed enigmatico. Suggestioni che il nostro background culturale ha registrato in maniera molto chiara e netta e che si rispecchiano nei film, nei libri e in genere in tutti i prodotti culturali. Auschwitz ha cambiato per sempre l’idea che ogni uomo può avere del concetto di Male e costituisce un sinistro spartiacque per tutta la storia concettuale e culturale del genere umano.

Qual è la sua paura più grande?

La noia: desidero provare molte emozioni e assaporare la vita.

I protagonisti dei suoi libri trovano sempre qualche scheletro nell’armadio. Quali sono i suoi?

Sin da quando ero piccolo desideravo scrivere. Ho scritto molti racconti che si sono rivelati decisamente terribili. Spero di non vederli mai pubblicati a mia insaputa. Avrei dovuto distruggerli, ma ho preferito conservarli in una scatola in garage. In quel contenitore ci sono segreti di un pessimo scrittore che è meglio non vengano mai rivelati…