Ricordo di aver letto per la prima volta un albo di Necron dal barbiere. Era nel cestino che conteneva i "giornaletti" formato Diabolik, ma recanti sulla copertina la dicitiura "vietato ai minori di anni 18", richiamo irresistibile per ogni adolescente. Si trattava di titoli come Lando, Il camionista, Corna vissute, Zora la vampira, ora diventati assolutamente di culto. Ma a differenza di queste serie, ciò che mi aveva colpito in Necron era lo stile assolutamente inconfondibile di un autore da me molto amato sulle pagine di Alan Ford, Kriminal, Satanik, che aveva poi abbandonato per lavori più personali come Lo Sconosciuto e I briganti. Si trattava dell’immenso Magnus. Questi, all'inizio degli anni Ottanta, aveva accettato, probabilmente per mere ragioni economiche, di lavorare su un tascabile tutto sesso, horror e sadismo, scritto da tal Ilaria Volpe (pseudonimo dietro il quale si nascondeva la giornalista Mirka Martini) ed edito da Renzo Barbieri, il re incontrastato del pornofumetto. La protagonista di questi albi era una geniale biologa tedesca, Frieda Boher, inguaribile necrofila, che per soddisfare i propri appetiti sessuali da vita a Necron, un mostro ipermembruto, assemblato con pezzi di cadaveri. Nei 14 episodi delle serie (chiusa in anticipo dall’editore perché l'impronta grottesca che Magnus aveva dato alle storie non soddisfaceva le semplici esigenze masturbatorie degli abituali lettori dei pornopocket), il mostro e la sua padrona girano per il mondo, seminando terrore e macchiandosi di ogni crimine possibile e immaginabile, anzi oltre l’immaginabile.
“Mi ritrovai fra le mani il progetto di Necron – disse Magnus – ma era troppo duro, non poteva andare. Fu allora che capii con quali invenzioni potevo aiutarlo. Dovevo tramutare il Necron di Barbieri nel Necron che intendevo io, il mio Necron di ora; dovevo renderlo meno cupo e più ironico e buffo, senza togliere nulla alla sua sfacciata pornofilia; farlo diventare un burattino a suo modo pieno di allegria, dal freddo assassino che era; dovevo riscaldarlo, in pratica, di una certa simpatia. E il resto poi sarebbe venuto da solo”. E infatti, Necron diventa un fumetto pulp ante litteram. Il mostro protagonista e l’ambientazione assumono un cotê degno del Rocky horror show. Per ottenere questi risultati, cioè per smussare la morbosità delle situazioni e far posto a effetti di grande comicità, Magnus accentua ulteriormente il suo caratteristico tratto marcato, fortemente chiaroscurale. Ne deriva uno stile, definito dallo stesso Magnus, “elettronecronplastico”.
Ora la saga di Necron è tornata a rivivere in una serie di preziosi volumi, editi dalle Edizioni Di. Il primo tomo, da poco uscito, che ripropone l’esordio della creatura e della sua padrona, La fabbricante di mostri, presenta un’accurata prefazione di Luca Boschi, uno dei più grandi esperti di fumetti in circolazione, una serie di schizzi preparatori e anche le foto della modella, sulle cui sembianze Magnus ha realizzato il personaggio della dottoressa Frieda. Segno di una straordinaria professionalità, nonostante la destinazione, per così dire, "bassa" del prodotto. Un volume davvero da non perdere.
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