Guardiano di un complesso residenziale, Cleveland Heep scopre che nella piscina condominiale si nasconde Story, una ninfa che non può tornare nel suo mondo perché braccata da un mostro. Cleveland e gli altri condomini decidono di aiutarla…

Se c’è una cosa che manca in The lady in the water, questa cosa è lo stupore, quello stupore che sembrava essere diventato un marchio di fabbrica di M. Night Shyamalan, quello stupore che affiorava prepotentemente in Il sesto senso quando ci si rendeva conto che Bruce Willis era morto senza saperlo, o ancora quello stupore che in Unbreakble iniziava a far capolino quando leggevamo il contenuto del biglietto sul parabrezza dell’auto "How many days of your life have you been sick?", o di nuovo quello stupore crescente in Signs di fronte alla scoperta dei crop circles.

Senza un briciolo di stupore quindi, Shyamalan trascina il film, lo spettatore, se stesso (la sua presenza nel film stavolta è più di un cameo, è un vero e proprio ruolo secondario…), verso un territorio neutro, farcito di ovvietà narrative.

Spiace dirlo ma Lady in the water non funziona, né sul piano messianico, tanto meno come apologo morale su una società oramai incapace di ascoltare (se non puntualmente le sirene sbagliate…).

Da notare, comunque, due cose:

- lo sguardo di M. Night Shyamalan che via via si è andato allargando, dalla famiglia a due de Il sesto senso, alla comunità prima di The Village e adesso di Lady in the water;

- una innegabile bravura nel dipingere la svariata comunità che abita il condominio, in particolare la figura di un culturista, che in virtù di qualche teoria scientifica (che non viene svelata…) allena solo una metà del corpo…

Certo, poco è e poco rimane…