Dall’altra parte del canale c’è un’auto scura con quattro uomini a bordo di cui uno nel bagagliaio.
Uno dei tre nell’abitacolo è don S.
Lasciati i suoi uomini a “chiacchierare” con quello nel baule, don S. attraversa il ponte di ferro sul canale, si avvicina alla zuffa e piegando la testa di lato squadra la situazione. GB è avvinghiato al bullo a terra, che ormai schiuma dalla bocca, e niente, nemmeno i calci alle costole e ai reni, sembra poterlo staccare. È pieno di graffi, ematomi e rabbia. Il ragazzino che lo prende a pedate sulla nuca vede la sagoma di don S. avvicinarsi e smette si infierire su GB, si allontana di qualche passo, ingoia un palla di saliva e tra le urla degli altri cerca di dire qualcosa. Poi si volta e comincia a correre. Don S. si accende una sigaretta, una di quelle sottili e lunghe, fa un passo avanti. La brace gli illumina il volto e lo sguardo di GB, incrocia per una frazione di secondo il suo. Un attimo, in cui lascia la presa e smette di colpire con le lacrime agli occhi. Gli altri continuano a martellarlo imperterriti, il ragazzo a terra si rannicchia in posizione fetale con le mani a conchiglia su quelli che ormai non sono che due acini di uva passa. Don S. fa un paio di tiri poi butta la cicca nell’acqua. “Finitela ora.”
Qualcuno alza gli occhi, mette a fuoco la sagoma, da uno strattone agli altri che dopo qualche altro colpo, mettono a fuoco a loro volta. Esitano. Don S. fa un cenno verso il novello eunuco. I bulletti, raccolgono in fretta il compagno e si avviano spediti senza dire nulla.
GB tira su con il naso, si asciuga le lacrime con la manica e non distoglie lo sguardo da quello di don S. “Sei coraggioso ragazzino. Conoscevo tuo padre sai?”
GB non si muove. Gli fa male tutto.
“Che ne dici di lavorare per me? Qualche lavoretto... così per fare qualche spicciolo e portare a spasso la tua fidanzata. Ce l’hai la fidanzata no?”
La macchina del caffè sbuffa, macina, sprizza vapore. La ragazza dietro il bancone versa con dedizione il liquido scuro in una tazza grande. Le ultime gocce cadono a fatica dal bricco, sono oleose, dense. L’aroma del caffè svedese si diffonde nel locale. GB capisce. I finlandesi avrebbero potuto attraversare anche un oceano intero, disseminato di mine, di notte e a bordo di un zattera, per quell’aroma e per curare le ferite del loro animo.
Si sorprende a vagare con lo sguardo tra le mensole. I suoi occhi si posano su etichette e barattoli. Arabia, Colombia, Turchia, India, Cipro, Isole Marchesi... Potrebbe fare il giro del mondo seduto a quel tavolo. Gli piacerebbe poterci tornare ogni giorno. Si chiede perché non ci sia venuto prima dando retta a T. ora è troppo tardi.
T., lo ha conosciuto dopo la guerra.
Erano anni che lavorava per don S. Il vecchio gli si era affezionato in qualche modo. GB non aveva mai discusso un ordine. Eseguiva senza fiatare. La parola di don S. era legge per lui, gli aveva fatto da padre, insegnandoli molte cose, facendo di GB un uomo rispettato da tutto il quartiere. Quando aveva sedici anni gli aveva pure prestato la macchina per portare Lisa al Luna Park. Quando ne aveva diciassette gliene aveva regalata una per il fidanzamento ufficiale con Lisa e a diciotto quando si sposarono, gli regalò un garage per la macchina con la casa annessa. Lisa era bella e non aveva smesso mai di sorridere a GB.
Smise il giorno che GB tornò sporco di sangue fino ai denti.
Da quel momento in poi le cose cambiarono. Le gradazioni di sentimento di Lisa andarono mutando negli anni. Tenerezza per un adolescente spaventato dal mondo, amore per un ragazzo coraggioso, odio per un uomo crudele.
GB non prova sentimenti se non sterminata ammirazione per don S. amicizia per T. e amore per Lisa, nonostante tutto. Nonostante negli ultimi trent’anni le cose siano cambiate. Nonostante don S. sia sottoterra, Dio lo abbia in Gloria, e Lisa, abbia divorziato, non gli parli da tre lustri e chieda un assegno per gli alimenti sempre più alto. Il “lavoro” non manca e tutto quello che GB guadagna lo dà a Lisa. A lei però non basta mai.
GB vive in una pensione scalcinata, dorme su un letto che lo uccide di dolore a ogni risveglio e si nutre di scatolette di tonno e cracker. Ma Lisa è l’unica persona che gli abbia mai sorriso davvero. E non importa il resto.
T., lo ha conosciuto dopo la guerra. T è il fratello di HS. T. ora è morto.
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