Invece ancora non capiva. Forse avevano architettato tutto per via del proiettile che aveva nella testa. Non ce lo volevano alla polizia. Certo una simile macchinazione non avrebbe potuto prevederla. Altro che ostracismo. Gli avevano fatto il culo, per bene. Tutta la sezione investigativa si era coalizzata contro di lui. Quello era il discorso. Si trattava di un complotto, probabile c’entrasse anche il questore. Non gli era mai piaciuto il questore. Probabile che il questore fosse in combutta con quella specie di commissario e chissà, anche con il ministero degli interni.
Il commissario gli si avvicinò con l’aria di sopportazione. “Il tuo vero nome è Egidio Fabbri. Non è la prima volta che giochi a fare il poliziotto e con questo scherzo ci hai pure bruciato uno degli elementi migliori, uno che si era infiltrato e stava facendo un buon lavoro in collaborazione con la narcotici. L’ispettore Alberto Serio per l’appunto”.
L’agente Risi si portò accanto all’arrestato e gli mise le manette. L’ispettore Serio lasciò la presa e raggiunse il commissario. Si lisciò i baffi e sorrise. Il commissario tentennò il capo. “Se lo fai un’altra volta di metterti ad agire da solo ti mando a Pantelleria”.
Serio abbassò la testa. “Un bel posto, c’è il mare”, disse.
“Soprattutto è il più lontano possibile”, fece Alfredi.
In quel momento si sentì una specie di boato. Tutti si voltarono da una parte. Qualcuno aveva fatto gol.
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